L'Ideale dell'Ostrica può salvare dai disagi e dalle paure?

Dallolio

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L'Ideale dell'ostrica è stato teorizzato da Giovanni Verga nei suoi romanzi; piuttosto che spiegarlo copio e incollo la spiegazione di wikipedia:

"In questa novella Verga parla dell'ideale dell'ostrica che sostiene la povera gente. Nel concetto dell'autore, finché i contadini, i braccianti, i pescatori vivono protetti dall'ambiente che li ha visti nascere e crescere, finché credono e rispettano i valori in cui hanno creduto e che hanno rispettato i loro padri, allora, anche se poveri, sono al sicuro. Il problema nasce quando cominciano a provare il desiderio del cambiamento, il desiderio di migliorare, di progredire. Come l'ostrica che vive sicura finché resta avvinghiata allo scoglio dov'è nata, così l'uomo di Verga vive sicuro finché non comincia ad avere smànie di miglioramento.
Così, lo scrittore continua a parlare, dolcemente, con la dama in questa novella che ha tanto il sapore di un programma stilistico e contenutistico: “... mi è parso ora di leggere una fatale necessità nelle tenaci affezioni dei deboli, nell'istinto che hanno i piccoli di stringersi fra loro per resistere alle tempeste della vita, e ho cercato di decifrare il dramma modesto e ignoto che deve aver sgominati gli attori plebei che conoscemmo insieme. Allorquando uno di quei piccoli, o più debole, o più incauto, o più egoista degli altri, volle staccarsi dai suoi per vaghezza dell'ignoto, o per brama di meglio, o per curiosità di conoscere il mondo; il mondo, da pesce vorace com'è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui. - E sotto questo aspetto vedrete che il dramma non manca d'interesse. Per le ostriche l'argomento più interessante deve esser quello che tratta delle insidie del gambero, o del coltello del palombaro che le stacca dallo scoglio."

Cosa ne pensate, è un approccio vincente nell'Esistenza?
 

qweedy

Well-known member
Non so se è vincente, ma secondo me è un approccio realista e saggio, che protegge da disagi e paure. Penso che restare nel proprio ambiente come fa l'ostrica dia più protezione, e soprattutto non desiderare ciò che non si può avere metta al riparo da stress e delusioni. Accontentarsi credo dia pace, e soprattutto risparmia insoddisfazioni e amarezze. Questo non significa non cercare di migliorarsi, ma non ambire a traguardi impossibili da realizzare.
Salire nella scala sociale accade molto raramente, e c'è sempre comunque un prezzo alto da pagare.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
La prima edizione dei Malavoglia è del 1881, proprio nel bel mezzo della crisi agraria (1873 - 1895), durante la quale, a causa di eccesso di offerta rispetto alla domanda, i magazzini restano pieni di merce invenduta, i prezzi crollano (deflazione), i commercianti falliscono e i produttori bloccano la produzione

I produttori sono appunto i latifondisti (poco male: i nobili e la chiesa hanno comunque campato di rendita fino ad oggi) e i piccoli contadini, che padroni della loro terra (sempre se senza debiti), almeno possono mangiarsi il loro raccolto.
Ma i braccianti invece, poichè vivono e lavorano la terra dei latifondisti, appena restano senza lavoro, restano anche senza casa perchè li cacciano via.
VI-A.
In mezzo a una strada, anzi no, nemmeno, perchè la strada era del latifondista, perciò gli davano appena il tempo per fare armi e bagagli e andarsene al porto di Napoli, Palermo, Genova, Venezia... dove le famiglie Florio (quello del Marsala) e savoia (quella di emanuele filimerdo) gli vendevano il biglietto di andata pagato dallo Stato, che pur di cacciarli via, s'indebitava.
VI-A!

Per avere un'idea di come funzionava nell'Oklahoma, uno può leggere Furore di Steinbeck che rende bene l'idea.
In Italia, invece di un vecchio pick-up, c'era un vaporetto.

A questo punto mi domando: uno senza lavoro che viene cacciato anche via di casa, con moglie, figli, nonni e parenti al seguito, cosa avrebbe dovuto fare?
Bussare alla porta del Verga e chiedergli se, come alla gentil dama della novella, può prendersi la briga di spiegargli come funziona la vita e da che parte andare?

E' come se oggi a uno che scende da un gommone a Lampedusa gli vai a dire che ha sbagliato a venire in Italia dove c'è il reddito di cittadinanza (e che se pensa di andare in Danimarca dove il reddito medio pro capite è di 7.000€ allora è proprio matto), perchè stava meglio a casa sua dove non può coltivare, non può pescare, non può andare a caccia, non può tirarsi su una capanna e c'è un tiranno cannibale... e che invece deve restare fedele ai valori di suo nonno che correva nudo nella savana dietro a una gazzella con la lancia in attesa di un grande giornalista italiano che - in attesa di una statua - gli comprasse la figlia vergine.

Io non ho mai letto Verga se non a scuola dove qualche pagina mi è bastata, ma mi domando: secondo lui, i centinaia di milioni di emigranti italiani, tedeschi, irlandesi, inglesi, portoghesi, spagnoli, russi, ucraini, lituani, polacchi, greci, albanesi, armeni, turchi, marocchini, francesi, svizzeri...erano più cretini delle ostriche per andarsene in America o in Australia?

Ma il Verga, lo aveva capito che coloro che nonostante la loro voglia e capacità di lavorare restano poveri stanno male?
E' per quello che ogni tanto s'incazzano e bruciano un convento con dentro le suore beate che cantano, disturbano la quiete della famiglia romanov mentre prendono il thè per sterminarli e segano in due luigi XVI e sua moglie.
Ma lui, nel bel mezzo della crisi agraria, uno degli aventi più sconvolgenti della storia moderna, dove cavolo era con la testa?
 
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Ondine

Logopedista nei sogni
Io ho sempre sentito il bisogno di distinguermi dalla mia famiglia d'origine, non so perché.
A livello concreto non ho raggiunto obiettivi, forse mi sono prefissata obiettivi troppo alti, irraggiungibili.
Ho sofferto per le delusioni prese e avrei sofferto comunque se non avessi dato ascolto a questo mio bisogno, credo.
L'ideale sarebbe capire in tempo quali sono i propri limiti e le proprie potenzialità e non inseguire delle chimere lasciando che il tempo passi.
 

velmez

Active member
credo sia una riflessione più che valida... finché si sta nella massa si è a proprio agio, quando si vuole uscire, crescere, migliorare, scoprire, ...differenziarsi, allora iniziano i problemi. A quel punto si è più critici e più distaccati dalla moltitudine, che, invece, accoglie e rassicura.

è l'eterno paradosso: finché non so mi accontento e sono felice, quando so ne pago il prezzo, vorrei essere felice ma non lo potrò più essere... perché vorrei sempre sapere di più e conoscere di più e disprezzerò chi non desidera lo stesso...
 
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