De Vigan, Delphine - Le gratitudini

estersable88

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Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l’anziana signora deve arrendersi all’evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un’esistenza a metà. Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un’ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con Jérôme, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire «grazie» a chi, tanti anni prima, compí il gesto piú coraggioso. Quello che le salvò la vita.
Michka sta perdendo le parole. Proprio lei, che per tutta la vita è stata correttrice di bozze in una grande rivista, lei che al caos del mondo ha sempre opposto una parola gentile, ora non riesce piú a orientarsi nella nebbia di lettere e suoni che si addensa nella sua testa. E cosí adesso Michka vive in una residenza per anziani. A dire il vero, se non fosse stato per quelle parole birichine e qualche trascurabile intoppo nelle attività quotidiane, sarebbe rimasta volentieri nel suo accogliente appartamento parigino. Ma è meglio cosí: qui riceve assistenza continua, e poi non voleva che Marie, l’ex vicina a cui ha fatto da seconda madre, si preoccupasse tanto per lei. E allora biscottini, sonnellini, uscitine, passettini: Michka si piega, con una certa riluttanza, al ritmo fiacco delle giornate «da vecchia», alle stravaganze degli altri «resistenti», ai sogni infestati dalla temibile direttrice. Confinata nella sua stanzetta asettica, sempre piú fragile e indifesa, a Michka non resta che consolarsi con le visite di Marie e le chiacchierate con Jérôme, il giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo. Il ragazzo, infatti, ha ceduto presto alla tenera civetteria della sua paziente discola – gli esercizi per il linguaggio «la sfioriscono» -, che vuole solo raccontare e farsi raccontare. A poco a poco, però, le parole si fanno piú rare, barcollanti, e, anche se non ha perso il senso dell’umorismo, Michka è consapevole di non poter deviare l’inesorabile corso degli eventi. Ed è proprio per questo che vorrebbe realizzare un ultimo, importante desiderio: ringraziare la famiglia che l’accolse durante la guerra e che di fatto le salvò la vita. Saranno Marie e Jérôme ad aiutarla, perché anche loro conoscono il valore inestimabile di un semplice «gratis», come direbbe Michka. Dopo Le fedeltà invisibili, Delphine de Vigan prosegue il suo viaggio al cuore dei sentimenti, regalandoci un intenso romanzo a piú voci, scritto con quella grazia e quella delicatezza capaci di toccare le corde piú profonde del cuore.

Questo breve romanzo, scritto con semplicità e partecipazione, racconta una storia tanto speciale quanto comune: la storia di una donna che sta invecchiando a grandi passi, che incede inesorabilmente verso la fine della sua vita, che perde le parole proprio quando avrebbe ancora tanto, ma tanto da dire. È la storia di Michka, una donna dinamica, volitiva e indipendente, che era stata correttrice di bozze per una rivista importante ma che ora sente scappar via le parole, quelle parole, tante, varie, che lei ha sempre amato e che le hanno permesso di esprimersi e che ora l'abbandonano. Michka ricorda, è lucida, sebbene sempre più spesso abbia paura degli scenari che la sua mente le restituisce in forma di incubi. Michka non è più autosufficiente, perciò deve lasciare casa sua e trasferirsi in una RSA. Qui, nella stanzetta spoglia che diventerà la sua nuova casa, la donna pensa, riflette e rimugina su ciò che non ha detto e che vuole necessariamente dire: vuole ringraziare, Michka, vuole dire grazie a chi tanti anni prima le salvò la vita e le permise di scampare alla guerra e di averla ancora, una vita. Dopo di che sente che potrà andarsene. Accanto a lei in quest'ultima fase della vita ci sono Marie, la bambina oggi donna di cui Michka si prese tanta cura, e Jérome, un giovane ortofonista che la aiuta a rallentare la fuga delle parole e che le si affeziona.
Le gratitudini è una storia tenerissima e commovente che ci ricorda quanto sia importante dimostrare l'affetto, la riconoscenza, prima che sia tardi. Una storia su un'età difficile, di cui spesso si ha paura. Libro breve e delicatissimo, che si legge in poche ore, ma che fa riflettere. Consigliato a tutti.
 
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