Ciao a tutti,
di seguito un estratto del mio libro, che tra poco uscirà in versione eBook.
Buona lettura.
Avevo paura per lui e speravo di ricevere presto buone notizie dai medici.
“Non avremmo dovuto fermarci in quel bar e non avrei dovuto continuare con quella discussione. Ormai il discorso era chiuso, Matteo aveva fatto una cazzata. Avrei dovuto lasciar perdere” continuai, mentre sentivo salire l’angoscia.
“Avremmo potuto fare tante cose, o non farle. Lucio, lo sai che questi discorsi non hanno senso. La situazione ora è questa e ci siamo arrivati per tanti motivi. Anche Matteo avrebbe potuto evitare di cambiare la puntata all’ultimo secondo, e ora saremmo stati tutti nelle nostre camere, a contare i soldi vinti.”
In fondo Chiara aveva ragione, ma in quel momento non riuscivo a pensare lucidamente.
L’immagine di Matteo accovacciato vicino a quella fioriera, con la testa fra le mani, ormai era impossibile da tenere lontana.
Ero davvero egoista, come mi dicevano sempre tutti.
Avrei dovuto solo sperare che il mio migliore amico stesse bene, e invece mi stavo preoccupando della mia coscienza.
Di non essere stato io ad avergli fatto del male.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, a fissare la piccola aiuola di fronte alla panchina sulla quale eravamo seduti.
“Lucio, torniamo dentro. Inizio a sentire freddo” mi disse Chiara mentre si passava le mani sulle braccia scoperte, per scaldarsi.
“Vai dentro, adesso arrivo.”
Accesi un’altra sigaretta e provai a ripercorrere e razionalizzare tutto ciò che era successo, dall’inizio della serata.
Ripensai alle puntate fatte sulla prima roulette.
All’incontro con Sergio e alla scelta del nostro secondo tavolo.
A Matteo, che si era allontanato dal gioco per poi tornare ubriaco.
Ripensai a quando avevo iniziato a puntare sull’ultima sequenza, quella che ci era stata fatale.
E poi alle sue mani, che spostavano le fiche proprio davanti ai miei occhi.
Mi sedetti nuovamente in quel bar, con Chiara.
E tentai ancora di provare la rabbia smisurata che avevo in quei momenti verso Matteo.
Ma ora non ci riuscivo più.
Quella rabbia aveva fatto posto ad altri sentimenti, mille volte più angoscianti.
Li avrei scambiati volentieri, adesso, con quella rabbia.
Ripercorsi il nostro litigio, quando lui ci raggiunse.
Fino a al momento in cui lo spinsi, e lui cadde a terra.
Provai a ricordare gli attimi convulsi della scazzottata con il proprietario del locale ed i suoi amici.
Poi, vidi ancora una volta Matteo che camminava davanti a noi.
E si appoggiava al muro per vomitare.
Faceva qualche altro passo, barcollando.
E alla fine crollava a terra.
Come un palazzo che, durante un terremoto, collassa dalle fondamenta.
Ripensai a quando lo avevano portato via su quella sedia a rotelle.
Solo qualche ora prima, avrebbe avuto la forza di lanciarla a dieci metri di distanza e adesso, invece, non riusciva neanche a spingerla da solo.
Rivivevo quei ricordi quasi in terza persona, tanto erano distanti dalla mia realtà.
Eppure, non era così.
Tutto quello che mi era appena passato per la testa era effettivamente accaduto, solo qualche ora prima.
Era tutto reale.
Su quella panchina, ancora una volta, ero impotente rispetto a quello che sarebbe successo dopo.
Proprio come in un giro di roulette nel quale, ad un certo punto, nulla va più.
Nella vita puoi sempre scegliere, in tutte le situazioni.
L’unica cosa che non puoi mai fare, una volta che hai scelto, è tornare indietro.