Somerset Maugham, William - Racconti dei mari del Sud

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Scritti tra il 1920 e il 1932, i sei racconti di questa raccolta ci
mostrano W. Somerset Maugham all'apice della carriera, quando aveva
ormai acquisito una raffinata maestria nell'artigianato del racconto
classico (quello che lui stesso definiva il racconto "con un inizio,
una metà, e una fine") e aveva trovato, com'erano stati l'India per
Kipling e il mare per Conrad, lo scenario d'elezione per le storie
che si portava dentro: la Malesia e la Polinesia. Un angolo di mondo
che negli anni precedenti aveva percorso senza sosta, trascorrendo la
maggior parte del tempo lontano dall'Europa e incontrando quella
bizzarra popolazione di Europei in esilio - funzionari, ufficiali,
commercianti e rispettive signore - che gli doveva fornire, per sua
candida ammissione, lo spunto diretto per i personaggi.
I racconti qui presentati compongono un piccolo studio illustrato
del cinismo e della tolleranza. La filosofia di Maugham è
compiutamente descritta da George Moon (la cui assonanza col nome
dell'autore non è casuale), uno dei protagonisti di L'angolo più
remoto della terra: "Se accettare la natura umana per quello che è,
sorridendo quando è incomprensibile e soffrendo senza prendersela
troppo quando si rivela meschina significa essere cinici, allora
ritengo di essere tale". L'occhio di Maugham è spietato e insieme
indulgente quando analizza con appassionato furore le rovinose cadute
e gli assurdi eroismi dei rigidi sudditi britannici che si muovono
nei suoi racconti. Il loro ambiguo senso dell'onore e il loro
ipocrita puritanesimo devono per lo più fare i conti con lo
scatenarsi di passioni incontrollate, che la natura lussureggiante e
il clima oppressivo sembrano favorire, se non addirittura generare. E
ogni volta dimenticano l'unica cosa che potrebbe salvarli: accettare
la propria debolezza.

Ho scelto di riportare il risguardo di copertina della mia edizione, invece che quello dell'ultima sempre Einaudi, perché mi sembra più completo e, soprattutto, fa capire in modo chiaro quale sia lo spirito dei racconti contenuti in questa raccolta e il pensiero di Somerset Maugham. Se viene considerato cinico chi accetta la realtà per quel che è, senza artifici, eroismi smisurati o falsi moralismi, allora è preferibile essere cinici piuttosto che infelici vittime di un puritanesimo artefatto e francamente squallido. Il tema portante di tutti i racconti è la forza delle scelte, il modo in cui i nostri comportamenti condizionano la vita nostra e di chi amiamo. In un'epoca in cui essere moralmente ineccepibili e comportarsi secondo le convenzioni costituiva la cifra di un gentiluomo o di una gentildonna, Maugham svela con pungente ironia e non troppo velata disillusione le falsità, i paradossi e l'ipocrisia di certe condotte. I protagonisti sono sudditi della Corona inglese, rappresentanti di Sua Maestà nelle colonie della Malesia, Polinesia e delle isole circostanti. È in queste terre esotiche e ammaliatrici che si svolgono i racconti, quasi che si creasse una tensione intollerabile tra il tranquillo rifugio delle convenzioni e del bonton e le mille tentazioni e fascinazioni di quei luoghi. Il risultato è una raccolta di storie che, in un climax ascendente a tratti intollerabile, mettono vergognosamente a nudo certi aspetti dell'animo umano. Una lettura interessante e piacevole che invita a riflettere.
 
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