Kandasamy, Meena - Ogni volta che ti picchio

estersable88

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India dei giorni nostri. Lei è una scrittrice, una poetessa, una giovane attivista dal passato tormentoso e il cuore spezzato. Lui è un docente universitario, un ex guerrigliero maoista, un uomo che, parlando della rivoluzione, sembra più intenso di qualsiasi poesia, più commovente di qualsiasi bellezza. Si conoscono, si innamorano, decidono in fretta di sposarsi. La coppia si trasferisce in una lontana città costiera dell’India, senza vincoli né programmi, pronta a un salto nel vuoto che li vedrà protagonisti insieme. Lì, dietro le porte ben chiuse di una villetta circondata da un giardino selvaggio, il marito perfetto cambia volto, trasformandosi poco a poco in un carceriere e in un carnefice. La limitazione delle libertà della moglie – vestiti, trucco, capelli; e poi: mail, telefonate, fino al divieto di scrivere – traccia l’inizio di una spirale di violenza e sopraffazione che vedrà la donna sempre più sola e terrorizzata, abbandonata anche dalla famiglia di origine. Finché lei stessa non deciderà di reagire riprendendo in mano il controllo della propria storia.
Lucido, toccante e poetico, il romanzo di Meena Kandasamy è un pugno allo stomaco. Non solo perché porta in scena, passo dopo passo, la lenta discesa agli inferi della violenza domestica, scardinandone i meccanismi di manipolazione, di ricatto emotivo e pressione sociale, accompagnando il lettore nelle stanze solitarie dell’abuso attraverso le pieghe del linguaggio e le armi delle tecniche narrative.

Questa è una storia vera, però con controversie legali ancora in corso, e in special modo in Paesi come l'India che conservano retaggi maschiocentrici, forse non conviene dire che lo sia completamente, perciò diremo che è un romanzo ispirato a una storia vera. La storia di una donna libera, moderna, disinibita, colta. Una donna che ha conosciuto tanti uomini, che si è innamorata veramente una volta sola dell'uomo sbagliato, un politico, e che ne ha sposato un altro, un rivoluzionario, innamorata dell'idea di amare un compagno comunista e delle cose che sembrava condividere con lui. Non sapeva, non credeva, questa donna emancipata, questa scrittrice, poetessa e traduttrice con followers ed estimatori internazionali, che il comunismo le sarebbe entrato in casa, nel letto, tentando di strapparle l'anima e poi la vita. Non sapeva, questa donna che incidentalmente chiameremo Meena, che avrebbe cominciato a cedere, ad accettare le limitazioni della propria libertà personale già alla seconda settimana di matrimonio con la disattivazione del proprio account facebook con conseguente tracollo della sua immagine professionale; non sapeva che sarebbe stata definita stupida femminista piccolo borghese, puttana, troia, prostituta e volgarità di questo tenore, non sapeva che non avrebbe ricevuto l'aiuto di nessuno, neanche dei suoi genitori, non sapeva che sarebbe diventata un'attrice di una parte preparata per lei, che avrebbe abbandonato i suoi vestiti e accessori alla moda per indossarne altri anonimi e sformati. Non sapeva che sarebbe stata picchiata con ogni oggetto disponibile, dalla cintura di pelle al cavo di alimentazione del suo Mac, che con un clic avrebbe visto cancellate tutte le sue 25.600 mail e poi cambiata la password per impedirle di recuperarle. Non sapeva che a farle tutto questo sarebbe stato suo marito, un guerrigliero, uno stimato professore universitario, e che per fare ammenda verso se stesso avrebbe detto, un giorno:"Ogni volta che ti picchio il compagno Lenin piange". L'assurdità di questa frase rende in modo chiaro e agghiacciante la portata di quello che Meena Kandasamy, la scrittrice, traduttrice, poetessa indiana Meena Kandasamy, ci racconta sul suo primo matrimonio dal quale, per fortuna, è riuscita a fuggire. Per fuggire ha dovuto toccare il fondo, rischiare la vita, usare l'astuzia, affilare le armi, tornare a combattere. Quattro mesi e otto giorni è durato quel matrimonio, i più lunghi della sua vita. E pensare che sarebbe bastato poco, pochissimo, perché non sopravvivesse per raccontarcelo. La sua è una storia che scivola verso di noi senza sensazionalismi, sentimentalismi, colpi di scena voluti e studiati a tavolino, e forse è proprio questo che la rende ancora più autentica, forte agghiacciante. Ogni volta che ti picchio è un libro che deve essere letto da chi non vuole sapere, tenta di ignorare o peggio, ridimensionare o giustificare certe realtà. Deve sapere, chi vorrebbe compiere questa mistificazione su questioni che non lo toccano direttamente, che il marito di Meena non appariva come un bruto e che lei era solo una donna normale, colta, emancipata, moderna… una donna, un essere umano, punto e basta. E magari il suo modo di raccontare questa storia apparirà freddo, quasi distaccato, ma è l'unico disponibile. E probabilmente leggere farà male, ma è necessario.
 
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