Mankell, Henning - Le ragazze invisibili

qweedy

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Henning Mankell sosteneva che il centro dell’Europa fosse Lampedusa. Quando nel 2001 scrisse Le ragazze invisibili, aveva già intuito con chiarezza le dimensioni del dramma che, sempre più imponente, negli anni avrebbe consumato le nostre coste e sconvolto gli equilibri dell’intero continente.

Leyla, Tanja e Tea-Bag sono tre ragazze arrivate in Svezia cariche di sogni. In fuga da paesi disperati, credono di poter cominciare una nuova vita, ma si trovano invece a fare i conti con una solitudine incolmabile: circondate da mura di paura, devono ogni giorno conquistarsi il diritto di esistere. A prescindere da dove arrivano – che sia il Medio Oriente, l’Europa dell’Est o l’Africa – o dal motivo che le ha spinte ad andarsene, sono costrette in un infinito presente, senza più niente alle spalle e senza niente ad aspettarle.

Paradossalmente, sono proprio loro, le “ragazze ombra”, a riaprire le porte dell’ispirazione a Jesper Humlin, un annoiato poeta svedese, coinvolgendolo con la scusa di un corso di scrittura in una serie di situazioni incredibili e assurde, confidandosi con lui, anche se il loro racconto non sempre è veritiero, e mostrandogli il suo stesso paese in una nuova prospettiva.
Ed è proprio durante questo corso strampalato, con l’incontro di culture e tradizioni molto lontane dalla sua, che Humlin dovrà fare i conti con la quotidianità di una umanità lontana e nascosta, di cui non avrebbe mai immaginato l’esistenza. Saranno le storie di queste tre ragazze a ridestarlo dal suo mondo ovattato ed a farlo scontrare con la realtà, in questo libro beffardo e caustico che mette a confronto il mondo di Jesper Humlin, poeta di mezza età e con un pubblico di nicchia, vanitoso, senza alcun desiderio di prendersi responsabilità, con gli abitanti della periferia, i tanti invisibili che vivono alla giornata indossando storie indicibili.

Forse Humlin scriverà il suo libro da cinquantamila copie, o forse no. Forse le ragazze invisibili usciranno dall’ombra, o forse no, ma sorprende come, venti anni fa, quando il fenomeno dell’immigrazione non aveva ancora raggiunto dimensioni significative, Henning Mankell ne avesse già percepito tutta la drammaticità e le conseguenze.
Le sue ragazze invisibili, ci spiega, esistono veramente: i loro veri nomi non sono importanti, le loro storie, invece, sì.

In questo curioso romanzo ritroviamo un Mankell insolito, capace di mescolare i generi con originalità, dalla commedia al romanzo sociale, fino al teatro dell’assurdo e di offrire al lettore qualche pagina di pura poesia in una storia dove si alternano diversi registri: dal divertente e dall’ironico al serio, dal sarcastico all’impegnato, e la narrazione è sospesa tra toni lievi, comici, ma anche drammatici ed a volte quasi onirici.

Consigliatissimo, è un romanzo curioso, che si fa leggere con molta leggerezza ma che leggero non è affatto.

Voto 5


“Le famiglie in fuga sono fatte a pezzi, ma non dalle granate: la fuga stessa e la paura ci dilaniano e i pezzi cadono in luoghi che non sappiamo neppure in quale parte del mondo si trovino ”
 
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