267° MG - Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Domani, lunedì 19 ottobre, io e Qweedy inizieremo a leggere Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia. Per me è il primo libro di questo autore che mi incuriosisce, per lei no. Comunque, per chi volesse unirsi a noi o seguirci, di seguito c'è la trama:

In un paese alla periferia di Napoli, negli anni '70, un gruppo di ragazzi vive l'ultima grande stagione degli ideali e delle lotte politiche, fa i conti con una realtà difficile, minacciata dalla criminalità organizzata, e nel frattempo affronta il suo particolare percorso di formazione, che passa attraverso gli amori, le tensioni familiari, le vacanze vissute all'avventura e termina con il fallimento degli stessi ideali da cui aveva preso le mosse. Le scelte dei protagonisti sono state, a partire da quel punto, le più diverse: e adesso c'è chi vive una vita del tutto normale, con moglie e figli, e chi invece si trova a fare i conti con il proprio passato di militanza armata.
 

qweedy

Well-known member
Bruno Arpaia è uno scrittore e giornalista italiano, nato a Ottaviano, in provincia di Napoli nel 1957. Conoscitore della letteratura spagnola e latinoamericana, Arpaia affianca alle attività di romanziere e saggista quella di traduttore (di Gabriel Garcia Màrquez, Mario Vargas Llosa e Carlos Louis Zafòn).

Pubblicato nel 2006, "Il passato davanti a noi" è una rievocazione degli anni settanta, della maturazione politica di una generazione, tra la lotta operaia e le grandi battaglie per i diritti civili, fino alla stagione del terrorismo italiano e della repressione. Il libro è vincitore al Premio Napoli e al Premio letterario Giovanni Comisso.

Ho letto e apprezzato molto il suo penultimo romanzo, del 2016, che s'intitola "Qualcosa, là fuori" e racconta l'avventura di una migrazione di massa in un'Europa sconvolta dai cambiamenti climatici.
Non mi è piaciuto, invece, "Prima della battaglia", del 2014, un noir "sui generis" ambientato tra Napoli e il Messico che ha per protagonista il commissario Alberto Malinconico.
Penso di poter già dire che ogni suo libro affronta argomenti diversissimi tra loro!
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Rossella, come ben sai volevo leggerlo anche io da tempo, ma poi mi sono venuti dei dubbi. Comunque vi seguirò volentieri :wink:
 

qweedy

Well-known member
fine di agosto del Settantatrè - Jethro Tull e patchouli

Ho iniziato oggi, sono arrivata circa al 7%, per ora mi piace molto, trasmette bene l'atmosfera degli anni Settanta!
C'è anche la colonna sonora, mi è venuta voglia di andare a sentirmi le canzoni dell'epoca nominate, prima fra tutte Aqualung dei Jethro Tull.
Leggendo, mi torna alla mente l'atmosfera di quegli anni, io c'ero. Ricordo il profumo patchouli, era il numero uno dei profumi e a dire la verità puzzava un po', non aveva un aroma gradevole.

Bruno Arpaia cerca di trasmettere la storia di una generazione, cresciuta a cavallo degli anni Settanta, attraverso gli occhi di Alberto, giovane ragazzo in un paesino della periferia di Napoli, militante di Avanguardia Operaia, un gruppo extraparlamentare.
Alberto diventerà poi il protagonista del libro "Prima della battaglia", il commissario Alberto Malinconico.

L'affermazione di Scott Turow, riportata all'inizio del libro “forse è inutile spiegare le passioni di un'epoca all'altra”, spiega probabilmente il desiderio e il tentativo di Bruno Arpaia di narrare le passioni, i sogni, gli errori di una generazione a chi quegli anni non li ha vissuti.

Bruno Arpaia, in un'intervista, ha detto: "Per molti di noi, quegli anni sono stati un'esperienza forte e intensa.
Ho visto quegli anni dalla periferia della periferia, li ho visti da un paesino del Sud, della provincia di Napoli, un paesino con lo scemo del paese, con il bar dove si gioca a bigliardo, con il sindaco che è un poco di buono, ma anche con i fascisti che menavano (anche se dopo due o tre giorni eri costretto a giocarci a bigliardo insieme) e con una camorra che cominciava a farsi sempre più sanguinosa, sempre più pervasiva."
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Inizio di ottobre del 1973

Ho cominciato ieri sera e ripreso stamattina, sto leggendo in audiolibro, con tracce audio separate, quindi non riesco a rendermi bene conto della progressione, non capisco bene a che percentuale sono arrivata. Comunque la traccia finisce prima dell'inizio della parte "1974-1975", oggi dovrò necessariamente arrivare fin lì.

Mi piace il modo lento e puntuale, emotivo, quasi nostalgico eppure a suo modo distaccato, con cui Arpaia ci racconta quegli anni che io non ho vissuto, ma che ho spesso immaginato riflettendo su eventi che hanno fatto la storia moderna del nostro Paese. C'è un paese di periferia, con tutti i pregi e i difetti che ha viverci; ci sono degli adolescenti che crescono in fretta, divisi fra entusiasmi sfrenati e difficoltà di trovare una collocazione politica chiara. Ci sono discussioni, riunioni, volantini da stampare e distribuire, testi da scrivere... e intanto, sullo sfondo, la situazione nazionale e internazionale, il Cile, i tradimenti dei politici di riferimento, le lotte e la bellezza delle notti coi compagni. Si respira forte, in queste pagine, l'energia che spinge ad impegnarsi, a fare, a rischiare, a buttarsi.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ecco perché volevo leggerlo, mannaggia.
Ci sono le lotte e la militanza politica, c'è il riferimento al mio amato Cile... Mi sto già mangiando le mani per aver rifiutato. Però nello stesso tempo sento che non è il momento adatto :boh:.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Dicembre 1973

Sbaglia chi pensa che le guerre che divampano, si infiammano e - solo apparentemente - si consumano in una fiammata e via in luoghi molto lontani da noi non ci riguardino, non ci tocchino. Lo capiscono bene Alberto e i suoi amici nell'autunno del 73, quando, per effetto del conflitto israelo-palestinese consumatosi in pochi giorni con una schiacciante supremazia israeliana, il costo del petrolio schizza alle stelle e conseguentemente si entra in un periodo nero, nerissimo di austerità, con la tv che si spegne presto e si va tutti a piedi, niente auto né autobus.
A proposito di quell'energia di cui parlavo prima, Arpaia la chiama "inquietudine incurabile", definizione che mi colpisce e mi piace molto.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Testo I Reduci - 1976/1977


E allora è venuta la voglia di rompere tutto
le nostre famiglie gli armadi le chiese i notai
i banchi di scuola i parenti le centoventotto
trasformare in coraggio la rabbia
che è dentro di noi

E tutto che saltava in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio
la storia.

E allora è venuto il momento di organizzarsi
di avere una linea e di unirsi intorno a un'idea
dalle scuole ai quartieri alle fabbriche per confrontarsi
decidere insieme la lotta in assemblea.

E tutto che sembrava pronto
per fare la rivoluzione
ma era una tua immagine o soltanto
una bella intenzione.

E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi
ripartire da zero e occuparsi un momento di noi
affrontare la crisi parlare parlare e sfogarsi
e guardarsi di dentro per sapere chi sei

E c'era l'orgoglio di capire
e poi la certezza di una svolta
come se capir la crisi voglia dire
che la crisi è risolta.

E allora ti torna la voglia di fare un'azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai
la sola certezza che resta è la tua confusione
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei

Ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza
da un borghese normale.

E allora ci siamo sentiti
insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi
come inutili eroi

Con le bende perdute per strada
e le fasce sui volti

già a vent’anni siam qui a raccontare
ai nipoti che noi

Noi buttavamo tutto in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

Noi buttavamo tutto in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

Giorgio Gaber - I reduci. Dall'album Libertà Obbligatoria
https://youtu.be/HlKQlnC8_K0

Non la conoscevo, l'ho cercata e quando l'ho ascoltata mi sono venuti i brividi! Per Minerva, Arpaia ne usa le strofe per introdurre ogni "parte", ogni anno.
 

qweedy

Well-known member
inizio della parte "1974-1975"

E' un tuffo nell'atmosfera di quegli anni, il compromesso storico, le riunioni, i collettivi, il ciclostile, gli slogan alle manifestazioni, l'eskimo, gli Intilli-Imani e le canzoni di quegli anni, i film dell'epoca, la Grecia dei colonnelli, i palestinesi e Israele.
C'era molta politica anche nelle scuole, molte riunioni, molte manifestazioni, molti volantini ciclostilati, molti scioperi. Non c'era Internet, ma si parlava di Mao Tze-Tung, di Ho Chi Minh, del Vietnam, del Cile, della Grecia, dei kibbutz, dei palestinesi, tutto il mondo era collegato.
A quei tempi non sapevo dell'avvenuto golpe in Cile, non sapevo che fu il golpe cileno dell’11 settembre 1973 ad indurre Berlinguer alla strategia del compromesso storico con la Democrazia Cristiana.

Alberto è probabilmente l'alter ego di Bruno Arpaia, il narratore intelligente e idealista, timido con le ragazze, impaurito dagli scontri con la polizia ma deciso a non tirarsi indietro.
 
Ultima modifica:

qweedy

Well-known member
Testo I Reduci - 1976/1977


E allora è venuta la voglia di rompere tutto
le nostre famiglie gli armadi le chiese i notai
i banchi di scuola i parenti le centoventotto
trasformare in coraggio la rabbia
che è dentro di noi

E tutto che saltava in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio
la storia.

E allora è venuto il momento di organizzarsi
di avere una linea e di unirsi intorno a un'idea
dalle scuole ai quartieri alle fabbriche per confrontarsi
decidere insieme la lotta in assemblea.

E tutto che sembrava pronto
per fare la rivoluzione
ma era una tua immagine o soltanto
una bella intenzione.

E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi
ripartire da zero e occuparsi un momento di noi
affrontare la crisi parlare parlare e sfogarsi
e guardarsi di dentro per sapere chi sei

E c'era l'orgoglio di capire
e poi la certezza di una svolta
come se capir la crisi voglia dire
che la crisi è risolta.

E allora ti torna la voglia di fare un'azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai
la sola certezza che resta è la tua confusione
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei

Ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza
da un borghese normale.

E allora ci siamo sentiti
insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi
come inutili eroi

Con le bende perdute per strada
e le fasce sui volti

già a vent’anni siam qui a raccontare
ai nipoti che noi

Noi buttavamo tutto in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

Noi buttavamo tutto in aria
e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

Giorgio Gaber - I reduci. Dall'album Libertà Obbligatoria
https://youtu.be/HlKQlnC8_K0

Non la conoscevo, l'ho cercata e quando l'ho ascoltata mi sono venuti i brividi! Per Minerva, Arpaia ne usa le strofe per introdurre ogni "parte", ogni anno.

Non la conoscevo, hai ragione, questa canzone dà i brividi. Era proprio così, c'era coraggio e la speranza di vittoria. Naufragata, insieme agli ideali di quegli anni.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
E' un tuffo nell'atmosfera di quegli anni, il compromesso storico, le riunioni, i collettivi, il ciclostile, gli slogan alle manifestazioni, l'eskimo, gli Intilli-Imani e le canzoni di quegli anni, i film dell'epoca, la Grecia dei colonnelli, i palestinesi e Israele. C'era molta politica anche nelle scuole, molte riunioni, molte manifestazioni, molti volantini ciclostilati.
A quei tempi non sapevo dell'avvenuto golpe in Cile, non sapevo che fu il golpe cileno dell’11 settembre 1973 ad indurre Berlinguer alla strategia del compromesso storico con la Democrazia Cristiana.

Alberto è probabilmente l'alter ego di Bruno Arpaia, il narratore intelligente e idealista, timido con le ragazze, impaurito dagli scontri con la polizia ma deciso a non tirarsi indietro.

Ma sai che invece credo che Arpaia sia il narratore esterno? In più punti ho notato che parla di Alberto alla prima persona plurale, ad esempio "lo vedevamo...", inoltre c'è un passaggio in cui il narratore parla di sé come di un futuro scrittore. Mi sono fatta l'idea, forse errata, che Arpaia sia una specie di osservatore esterno ma a modo suo partecipe. Comunque... quant'è bella El pueblo unido? <3
 

qweedy

Well-known member
Ma sai che invece credo che Arpaia sia il narratore esterno? In più punti ho notato che parla di Alberto alla prima persona plurale, ad esempio "lo vedevamo...", inoltre c'è un passaggio in cui il narratore parla di sé come di un futuro scrittore. Mi sono fatta l'idea, forse errata, che Arpaia sia una specie di osservatore esterno ma a modo suo partecipe. Comunque... quant'è bella El pueblo unido? <3

E' bellissima per me, perché mi ricorda gli ideali e le illusioni di quegli anni.
Proverò a stare attenta per vedere se Arpaia è un osservatore esterno. Io lo intuivo sì come osservatore, ma osservatore del suo stesso passato, in cui raccontava se stesso ragazzo.
 

qweedy

Well-known member
Sono arrivata al viaggio a Londra dei due ragazzi, al ritorno dopo aver girovagato in Europa per 3 mesi, e per Alberto arriva finalmente l'incontro con l'amore, che desiderava tanto.
Arpaia racconta con grande onestà e grande umanità quegli anni. Immagino che per lui sia stato forte il desiderio di ripercorrere e soffermarsi sul passato, per raccontarlo. Infatti dice di avere interpellato tutti gli amici per ricevere anche i loro ricordi.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
25 aprile 1974

Tutto sembra succedere in fretta in quegli anni, tutto sembra risolversi tra una sera e una mattina, le canzoni di lotta, il ruolo delle donne, il no all'abolizione del divorzio, il sì alla famiglia, le scazzottate e le ferite... un'alba e un corteo in città a gridare "Portogallo libero, Portogallo rosso!". E un gruppo di ragazzi, di uomini e di donne, con idee e forza per perseguirle.
Sì, Arpaia, vent'anni dopo, riunirà gli amici per raccontarli insieme, quegli anni che gli son rimasti dentro. E come potrebbe essere altrimenti? Quando segui un'idea, quando ti impegni così a fondo, non puoi dimenticare, superare, andare oltre così facilmente: sono cose che ti porterai dentro per sempre.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi ero persa qualche vostro commento, ho recuperato però d'ora in poi non vi darò più i thanks sennò vi intaso le notifiche :wink:
Ma sappiate che proseguo a leggervi.
Inquietudine incurabile... Che splendida definizione per me che adoro Il libro dell'inquietudine di Pessoa e che mi definisco nata inquieta. Anche io sono incurabile però da un punto di vista negativo mentre qui ho capito che si tratta di un'energia produttiva.
@ qweedy: visto che hai detto che tu in quegli anni c'eri hai destato la mia curiosità. Nei primi anni di forum chiedevo sempre l'età a tutti poi dopo un paio di rifiuti da parte di uomini (ma non era alle donne che non si doveva chiedere :mrgreen:?) ho evitato di chiederla. Magari puoi dircela in mp se preferisci.
Ritornando al romanzo sento che la trama e gli argomenti mi sono molto congeniali però dalle prime pagine dell'estratto letto su Ibs (ed erano parecchie) non ho sentito quella spinta a proseguire. A voi invece sta piacendo anche il modo di narrare di Arpaia. Può darsi che in futuro cambierò idea e lo leggerò ma per ora ho questo blocco. Tanto con la mia labile memoria non è un problema leggere i vostri commenti, purtroppo svaniranno presto :BLABLA.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Mi ero persa qualche vostro commento, ho recuperato però d'ora in poi non vi darò più i thanks sennò vi intaso le notifiche :wink:
Ma sappiate che proseguo a leggervi.
Inquietudine incurabile... Che splendida definizione per me che adoro Il libro dell'inquietudine di Pessoa e che mi definisco nata inquieta. Anche io sono incurabile però da un punto di vista negativo mentre qui ho capito che si tratta di un'energia produttiva.
@ qweedy: visto che hai detto che tu in quegli anni c'eri hai destato la mia curiosità. Nei primi anni di forum chiedevo sempre l'età a tutti poi dopo un paio di rifiuti da parte di uomini (ma non era alle donne che non si doveva chiedere :mrgreen:?) ho evitato di chiederla. Magari puoi dircela in mp se preferisci.
Ritornando al romanzo sento che la trama e gli argomenti mi sono molto congeniali però dalle prime pagine dell'estratto letto su Ibs (ed erano parecchie) non ho sentito quella spinta a proseguire. A voi invece sta piacendo anche il modo di narrare di Arpaia. Può darsi che in futuro cambierò idea e lo leggerò ma per ora ho questo blocco. Tanto con la mia labile memoria non è un problema leggere i vostri commenti, purtroppo svaniranno presto :BLABLA.

Sì, a me sta piacendo anche il suo modo di narrare: è lento, molto lento per i miei gusti, ma in fondo questo non mi dispiace... credo che questa storia, una volta che si comincia a raccontarla, la si deve raccontare così, con i tempi dilatati.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Ritorno dal viaggio a Londra

Alberto e Angelo stanno crescendo, non possono ancora votare, ma già partecipano ai cortei, rischiano grosso nelle manifestazioni di piazza, partono all'avventura per un'estate londinese salvo poi ritrovarsi a fare l'autostop per mezza Europa e, al loro ritorno a casa, a dover subire un "processo" in piena regola dalla loro cellula. Fa tristezza leggere la scena del processo, le accuse, l'autocritica, la risoluzione di Nino el chiavador... fa tristezza forse perché oggi non sarebbe mai successo di essere rampognati a quel modo per essersene partiti all'estero a fare esperienze, e non so dire se sia meglio l'apertura mentale e la tolleranza di oggi o la severità e responsabilità nel mantenere l'impegno di allora. Entrambi gli atteggiamenti hanno lati positivi e negativi, ma sono entrambi indici dell'epoca in cui si manifestano.
 

qweedy

Well-known member
Sì, a me sta piacendo anche il suo modo di narrare: è lento, molto lento per i miei gusti, ma in fondo questo non mi dispiace... credo che questa storia, una volta che si comincia a raccontarla, la si deve raccontare così, con i tempi dilatati.

Anche a me piace molto il suo modo di scrivere, mi sembra molto bravo e anche molto riflessivo. Molto lento, senza dubbio.
Devo dire che è anche molto prolisso, troppo, è come leggere un libro di storia con tantissimi dettagli, può risultare un po' pesante come lettura. Comunque trasmette molto bene l'atmosfera di quegli anni, il linguaggio che veniva usato nelle riunioni interminabili, gli slogan.

Alberto sembra davvero dominato dall'-inquietudine incurabile-, ha un animo complesso, timoroso, è molto intelligente e anche solitario. La sua famiglia sembra poco presente, lui stesso va e viene come vuole, di giorno e di notte.

@ qweedy: visto che hai detto che tu in quegli anni c'eri hai destato la mia curiosità. Nei primi anni di forum chiedevo sempre l'età a tutti poi dopo un paio di rifiuti da parte di uomini (ma non era alle donne che non si doveva chiedere :mrgreen:?) ho evitato di chiederla. Magari puoi dircela in mp se preferisci.

Avevo 11 anni negli anni Settanta. Ricordo bene l'atmosfera, i ragazzi con i capelli lunghi e la chitarra, i volantini ciclostilati, gli scioperi, le BR, il linguaggio dell'epoca.

Alberto e Angelo stanno crescendo, non possono ancora votare, ma già partecipano ai cortei, rischiano grosso nelle manifestazioni di piazza, partono all'avventura per un'estate londinese salvo poi ritrovarsi a fare l'autostop per mezza Europa e, al loro ritorno a casa, a dover subire un "processo" in piena regola dalla loro cellula. Fa tristezza leggere la scena del processo, le accuse, l'autocritica, la risoluzione di Nino el chiavador... fa tristezza forse perché oggi non sarebbe mai successo di essere rampognati a quel modo per essersene partiti all'estero a fare esperienze, e non so dire se sia meglio l'apertura mentale e la tolleranza di oggi o la severità e responsabilità nel mantenere l'impegno di allora. Entrambi gli atteggiamenti hanno lati positivi e negativi, ma sono entrambi indici dell'epoca in cui si manifestano.

La leggerezza con cui sono partiti per l'estero, alla ventura, è proprio tipica di quegli anni, è un'esperienza che molti hanno fatto. Dubito che oggi si possa partire così, con nulla di programmato, zaino in spalla e con pochi soldi in tasca. Come anche attraversare l'Europa in autostop, e tornare a casa dopo tre mesi.

I rimproveri che li hanno accolti al rientro credo siano dovuti non solo alla mancanza del senso di responsabilità nel mantenere l'impegno all'interno del collettivo, ma anche al fatto che hanno pensato solo a se stessi, mentre l'impegno con AO avrebbe dovuto essere totalitario, non lasciare spazio a null'altro. Prima veniva l'impegno politico, poi tutto il resto.
Anche Alberto non ha poi tempo per vedere la fidanzata, perché le riunioni politiche non gli lasciano spazio libero. L'impegno politico deve assorbire tutte le energie dei partecipanti, il pubblico è più importante del privato.
 
Ultima modifica:

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Elezioni e vittoria del PCI

Mamma mia... Quanta carne al fuoco! La storia con Laura sembrava dovesse essere quella della vita, invece viene spazzata via con facilità dall'impegno politico; anche l'amicizia con Angelo sembra quasi sfaldarsi piano piano, quasi che il rapporto si assottigli ad ogni divergenza... ho apprezzato tantissimo la descrizione che Arpaia fa del culmine degli anni di piombo, attentati, lotte, squadracce, BR, destra, lotta armata, estrema sinistra, un caos pericolosissimo e incandescente. Però è vero, a tratti è troppo prolisso... pesante, sicuramente sì, spesso.
 

qweedy

Well-known member
Mamma mia... Quanta carne al fuoco! La storia con Laura sembrava dovesse essere quella della vita, invece viene spazzata via con facilità dall'impegno politico; anche l'amicizia con Angelo sembra quasi sfaldarsi piano piano, quasi che il rapporto si assottigli ad ogni divergenza... ho apprezzato tantissimo la descrizione che Arpaia fa del culmine degli anni di piombo, attentati, lotte, squadracce, BR, destra, lotta armata, estrema sinistra, un caos pericolosissimo e incandescente. Però è vero, a tratti è troppo prolisso... pesante, sicuramente sì, spesso.

Pensa che siamo quasi a metà.....aiuto!!!
 
Alto