Abdolah, Kader - La casa della moschea

ayuthaya

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"Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere... un Islam moderato, domestico, non quello radicale.» È tornando all’Iran delle sue radici che l’autore migrante di Scrittura cuneiforme si fa tramite tra culture, raccontando l’epopea di un’influente famiglia persiana i cui destini s’intrecciano alla storia del suo popolo, una saga che fa vivere dall’interno e capire le trasformazioni cruciali di un paese sempre al centro degli equilibri mondiali, negli anni che vanno dallo sbarco sulla Luna alla fine della guerra con l’Iraq, dal regime dello scià al post-Khomeini. Un romanzo che ha affascinato i lettori olandesi al punto da votarlo come secondo miglior libro mai scritto nella loro lingua, e con cui Abdolah segna la sua sofferta e complessa riconciliazione con il proprio passato (...)"

Questo romanzo è stata una scoperta del tutto casuale e mi ci sono fiondata sopra perchè una delle mie passioni letterarie (come ho pubblicizzato più volte) è il tema delle “porte aperte sulla Storia”. In questo caso la porta si è spalancata su un’area geografica e un periodo molto interessanti e controversi: l’Iran a cavallo della rivoluzione islamica guidata dall'Ayatollah Khomeini. Attraverso gli occhi del capofamiglia, nonchè custode delle tradizioni secolari della “casa della moschea”, il ricco e stimato mercante di tappeti Aga Jan, noi assistiamo a un cambiamento che poco per volta coinvolgerà tutti gli aspetti dell’esistenza: la fede, la politica, persino gli affetti.
Prima la modernità - che molti persiani, Aga Jan compreso, temono e dalla quale pensano di doversi difendere - e successivamente il fondamentalismo si insinueranno minacciosamente all’interno del suo mondo e della sua famiglia, rischiando di sgretolarli.
Aga Jan stesso, che ci viene presentato come un uomo intelligente e moderato, non nasconde il proprio disgusto verso il regime dello scià, che in modo troppo violento cerca di trasformare l’antica Persia in un Paese moderno e laico.
Egli si rende conto che non ci si può barricare all’interno della propria fede e del proprio passato, ignorando il percorso del resto del mondo, che ormai, lo si voglia o no, è un mondo globalizzato; ma allo stesso tempo crede nel rispetto della tradizione, simboleggiata dai bauli coperti di polvere della “stanza del tesoro”: essi conservano gli oggetti più antichi e preziosi della casa e lui stesso sente di non avere il diritto di portarli alla luce. Le fondazioni, materiali e spirituali, su cui è costruita la casa appartengono alla casa stessa, Aga Jan ne è solo il custode. “Era come se quello strato di polvere sigillasse ogni cosa e nessuno potesse rompere quel sigillo”.
Perciò quando il fosco ma ambizioso Ghalghal entra nella loro famiglia, la sua prima reazione è positiva: finalmente qualcuno che ha il coraggio di opporsi all’immoralità che sempre più dilaga nella capitale e nel resto dell’Iran!
É proprio questo l’aspetto più affascinante raccontato dal libro: come spesso accade, le rivoluzioni nascono per delle giuste cause e poi degenerano quando pretendono di affermarsi con la stessa prepotenza dei governi che le avevano precedute. Al ritorno di Khomeini dall’esilio, è scritto che Aga Jan non sa se unirsi all’esultanza collettiva oppure no: egli condivide il ritorno al Corano, eppure intuisce il pericolo che si nasconde dietro questo particolare regime che invoca Dio e dimentica l’uomo. Purtoppo i suoi sospetti saranno confermati : “le persone sono quasi irriconoscibili, non si capisce se si sono messi una maschera o l’hanno gettata.” Ciò che lo sconvolge è soprattutto il voltafaccia di chi lo aveva sempre onorato e rispettato: non tanto per se stesso, ma per tutto ciò che lui e gli uomini come lui rappresentano: lo spirito dell’antica Persia.

Un libro interessante, che nella coralità e nella molteplicità degli eventi che racconta, racchiude la sua forza e un po’ anche il suo limite, nel senso che in alcuni momenti secondo me si perde un po’ di vista la vicenda principale. In ogni caso vale assolutamente la pena leggerlo: La casa della moschea rappresenta un’occasione preziosa per calarsi in un mondo attraverso gli occhi di chi ne ha fatto parte e che ha assistito suo malgrado a eventi drammatici che ne hanno minato le fondamenta.
 
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