De Nerval, Gérard - Sylvie. Ricordi del Valois.

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Quando si decide di leggere un libro perchè Umberto Eco lo ha definito (nel suo ciclo di conferenze poi raccolto e pubblicato in Sei passeggiate nei boschi narrativi) “uno dei libri più belli che siano mai stati scritti”... beh, le aspettative sono inevitabilmente alte, e tanto più avevo paura di restare delusa visto che l’opera in questione conta poche decine di pagine. Fra l’altro ricordavo solo vagamente le molte analisi e considerazioni che lo scrittore faceva su questo racconto, per cui il mio approccio è stato insieme quello di “lettore empirico”, che vuole semplicemente leggere una bella storia, e quello di “lettore modello” che vuole carpirne i segreti della struttura.

Ad ogni modo inizio questo breve racconto e ne resto immediatamente avvinta: l’atmosfera è sognante, il tempo sospeso, la voce, quella del ricordo. Il narratore inizia il suo racconto nel presente, ma – come la madelaine proustiana* – la lettura del titolo di un articolo di giornale risveglia in lui ricordi sopiti e in piena notte, dopo alcune ore insonni, decide di intraprendere il viaggio in carrozza che in poche ore lo condurrà alla sorgente di questi ricordi: la terra del Valois. Durante questo viaggio notturno, rievocazioni della sua giovinezza si susseguono una dopo l'altra, e a contenderseli sono soprattutto due fanciulle: l’amica d’infanzia Sylvie, dalla bellezza fresca e paesana, e l’inarrivabile Adrienne, ammirata per poche ore e poi persa per sempre.
* Non per nulla Proust è stato grande estimatore di Gèrard de Nerval...

Mentre leggevo, ricordavo bene che la forza di questo racconto consisteva proprio nel mescolarsi di ricordi e realtà. Come afferma Eco “pare che l’effetto che Sylvie è destinato a produrre sul suo lettore sia un ‘effetto nebbia’, come se guardassimo un paesaggio con gli occhi socchiusi, senza esattamente distinguere i contorni delle cose.” E questo non perchè l’autore sia confuso nel descrivercele, ma perchè “quello che il lettore non riesce a capire è in che momento del tempo si trovi”. Ebbene, nonostante fossi più o meno preparata, non nascondo che per ben due volte mi sono fatta ingannare: la prima volta ho preso per “realtà” (ovvero per “azione del presente”) quello che era un ricordo, la seconda ho creduto che il narratore stesse, per l’ennesima volta, rievocando un ricordo e invece in questo caso egli era finalmente giunto a destinazione e quella che gli stava di fronte non era il frutto della sua immaginazione ma Sylvie in carne ed ossa. Mai mi ha dato così tanta soddisfazione l’essere stata ingannata: il meccanismo straordinario di questo racconto mi aveva soggiogato!

E non è finita qui perchè, adopo essere giunto a Valois e aver ritrovato Sylvie, i ricordi riprendono in un delizioso contrappunto a due voci, reso ancora più evidente dalla distanza temporale che nel frattempo è andata crescendo: lei non è più la ragazzina di paese, ma una signorina vestita “alla moda quasi di città”, non lavora fini merletti, ma è diventata una guantaia; non canta più le “vecchie canzoni” popolari ma si intende un po’ di musica e intona “opere moderne”. D’altra parte il narratore è “il parigino” e come tale distante da questo mondo rustico per cui prova nostalgia e che si vede sfuggire dalle mani, al punto che anche solo contemplare la camera da letto della sua compagna lo fa soffrire perchè in essa “non ritrovavo nulla del passato”.

Ma come accennavo prima, le donne che si contendono il suo cuore sono due: se una è rimasta imprigionata nel passato e nel ricordo, l’altra è diventata un’illusione che si è infine incarnata nella passione ingannevole per una terza donna. E “le illusioni cadono l’una dopo l’altra, come le bucce di un frutto, e il frutto è l’esperienza.”
Insomma, quello dell'autore non è un mero gioco cronologico, un intreccio di tempi narrativi fine a se stesso, ma la trasposizione letteraria di un'esperienza di vita.

Non so dire se sia stata la suggestione di Eco, ma ho trovato questo brevissimo racconto davvero incantevole e già pochi minuti dopo la prima lettura ecco che ne iniziavo una seconda, più rapida, grazie alla quale ho cercato di cogliere quegli aspetti destinati al “lettore modello” che mi erano stati svelati da Eco. Insomma, no so se, senza la mediazione del grande scrittore, io avrei apprezzato Sylvie allo stesso modo, ma di sicuro si è trattato di una lettura deliziosa.
 
Ultima modifica:
Alto