Unamuno, Miguel de - San Manuel Bueno, martire

Minerva6

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Ho deciso di scegliere Unamuno come autore dell'anno dopo aver letto il suo romanzo (credo) più noto, Nebbia.
Questo invece è un racconto o forse sempre un romanzo, comunque è molto breve.
Di certo l'autore catalogherebbe anche quest'opera come "nivola", una forma letteraria creata da lui stesso.
La coincidenza che subito ho notato nella storia riguarda il nome della protagonista, Angela (per chi ancora non lo sapesse io mi chiamo così).
La narrazione non ha lo stesso mordente di Nebbia, sarà dovuto soprattutto alla brevità. Il nome del titolo appartiene al parroco del paesino di Valverde de Lucerna in Spagna. Uomo probo e misericordioso, quasi un santo in terra, che però nasconde un segreto. Sarà il fratello di Angela a scoprirlo, o meglio, gli verrà rivelato direttamente da don Manuel.
 
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Minerva6

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Citazioni

Fin da quando ero molto piccola ho nutrito, non so bene come, curiosità, preoccupazioni
e inquietudini, dovute almeno in
parte a quel guazzabuglio di
libri di mio padre.

Pensare ozioso è il
pensare per non fare niente o
pensare troppo a ciò che si è fatto
anziché a quello che bisogna fare.
Cosa fatta, capo ha, e sotto
un'altra, perché nulla è peggio del
rimorso senza correzione». Fare!
Fare! ben compresi fin da allora,
io, che don Manuel fuggiva il
pensare ozioso e in solitudine,
perché qualche pensiero lo
perseguitava.

La verità, Lazaro, è forse una cosa
terribile, una cosa intollerabile,
mortale; la gente semplice non ci
potrebbe vivere.

Il mio povero padre,
morto a circa novant'anni, ha
passato la vita, come mi confesso
lui stesso, torturato dalla
tentazione del suicidio, che gli
veniva non ricordava da quando,
di nascita, diceva, e a
difendersene. E questa difesa è
stata la sua vita. Per non
soccombere a questa tentazione,
moltiplicava i suoi pensieri per conservare la vita. Mi ha
raccontato scene terribili. Mi
sembrava come una pazzia. E io
l'ho ereditata. E come mi chiama
quest'acqua con la sua quiete
apparente -la corrente si muove
all'interno- specchio del cielo! La
mia vita, Lazaro, è una specie di
suicidio continuo, un combattimento contro il suicidio, che è lo stesso.

È così difficile fargli capire dove
termina la credenza ortodossa e
dove comincia la superstizione! E
più ancora per noi. Allora lasciali
finché si consolano.
meglio che credano tutto, anche
cose contraddittorie tra loro,
piuttosto che non credano nulla.

Sì, lo so già che uno di questi capi diquella che chiamano rivoluzione
sociale ha detto che la religione è
l'oppio del popolo. Oppio...,
oppio... Oppio, sì. Diamogli
oppio, e che dorma e sogni.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
De Unamuno, Miguel – San Manuel Bueno, martir
Spoiler


Angela è una ragazzina di undici anni che abita in un paesino (Valverde de Lucerna, riparato dalla montagna – che rappresenta la fede- e in riva al lago – che rappresenta il dubbio) con sua madre, mentre suo fratello maggiore (Lazzaro) è emigrato in America e grazie ai soldi che spedisce loro, fanno una vita dignitosa permettendole di andare a studiare in città dalle suore. Angela parte portando nel suo cuore Manuel Bueno, il parroco del paese, un uomo mite e pio, comprensivo con tutti che fa di tutto per tenere i suoi compaesani lontani dalla sofferenza della vita.

Angela torna che ha sedici anni e il suo parroco è ormai in odore di santità.

Torna anche il fratello coi soldi e idee progressiste che ne fanno uno scettico, soprattutto nei confronti del parroco, ma bastano un paio di passeggiate sul lungolago per convertire Lazzaro che prende la comunione.

Ma nemmeno una pagina, che Lazzaro rivela a sua sorella la tremenda verità, e cioè che né lui né il parroco credono in dio, che è tutta una messa in scena – quella della fede – per permettere ai deboli di spirito di non pensare al dramma della morte e affrontare la tragedia della vita.

Tra i poveri di spirito spicca lo scemo del paese che, segnato da Signore, perché mi hai abbandonato, ripete la frase come un pappagallo.

Prima muore il parroco circondato dai suoi fedeli, poi Lazzaro il suo erede spirituale, e infine Angela scrive le memorie sperando che non cadano mai in mano del vescovo che raccoglie testimonianze per farlo santo.

Il profondo senso dell’opera si coglie in frasi che non lasciano spazio a dubbi e a interpretazioni, come quando San Manuel dice a Lazzaro che è un bene che il popolino creda alle superstizioni perché è meglio credere a tutto che a niente, o quando è contrario alla creazione di un sindacato di lavoratori cattolici perché anche i ricchi hanno la loro croce e poi a forza di protestare ci si intristisce.

San Manuel Bueno, martir, è considerato il testamento spirituale di Miguel de Unamuno, uomo caparbio che, a causa del suo carattere poco elastico ed affatto incline al compromesso, perse il rettorato dell’Università di Salamanca (la più prestigiosa in Spagna) ben tre volte!
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
La prima volta che ho letto questo libro è stato nel 1988, quando avevo 18 anni: a quel tempo, come qualsiasi cattolico o marxista (anche se non ero nè l'uno nè l'altro), pensavo che il popolo andasse educato e redento, poiché solo così avrebbe potuto costruirsi il paradiso in terra invece che attendere quello oltre la morte, perciò lo ritenni un’immondizia.

Grazie ai vostri commenti su altre opere di Unamuno, ho deciso di rileggerlo.

Adesso sono passati oltre 30 anni e devo dire che l’ho letto con ben altri occhi, e infatti continuo a ritenerlo un’immondizia ma per altri motivi: non credo più che il popolino (o i poveri di spirito di Unamuno) possa essere educato (è impossibile e inutile), perciò reputo sia meglio stargli lontano, soprattutto sia bene stare lontano e al riparo dai danni che combina o permette che vengano combinati.
Forte di questa mia convinzione, se reputo impossibile e inutile educarlo, trovo intollerabile consolarlo, perché è il primo passo per manipolarlo.

Non m’importa se lo si consola con la fede (che finchè è una questione personale mi va bene, ma moltiplicata per milioni di poveri di spirito diventa religione di popolo prima e di stato poi, un’arma micidiale contro quelli che non vogliamo essere parte del popolino o semplicemente subirne le scelte), con il pallone, con il consumismo, con la patria… non m’importa.

Perché?
Potrei rispondere con un post lungo un chilometro, ma preferisco essere sintetico.

Unamuno scrive questo po’ po’ di testamento spirituale nel 1930 e lo perfeziona varia volte fino al 1933, anno in cui, evidentemente, gli pareva perfetto. Bene: tre anni dopo scoppia la Guerra Civile Spagnola che tre anni dopo vince il generale Francisco Franco che consola gli spagnoli fino al 20 novembre del 1975 quando, finalmente, scoppia e il creatore lo raggiunge lui.
Durante quegli interminabili 40 anni, mentre il resto dell’occidente progrediva, si arricchiva e migliorava il proprio stile di vita come non aveva mai fatto prima, la Spagna rimane immersa nell’ignoranza e nella povertà.
Da quella fausta data, anche gli spagnoli si sono arricchiti (andati pure dal dentista), sono progrediti e di tornare a vivere come quei poveracci dei loro nonni non ci pensano nemmeno, neppure i più conservatori.

Mi dispiace, a me i poveri di spirito non piacciono: se al mondo fanno carriera i vari dittatori e nei migliori dei casi i vari populisti, se hanno fatto i miliardi o ottenuto del potere i vari berlusconi, i calciatori, le veline, gli influencer, wanna marchi, facebook, migliaia di padri-padrone (nelle famiglie), di padroni-padri (nelle aziende), gli spacciatori, i muccioli…è proprio grazie alla consolazione offerta dalle abbuffate di patria, soap-opera, gol, chiappe al vento, scemenze e schifezze varie.

OK, io sono un misantropo e anche uno snob, perfetto, lo ammetto, ma così come non voglio essere adoperato, non mi piace chi adopera gli altri o chi gli spiana la strada, e mi sembra inverosimile che a un uomo con la cultura e il carattere di Unamuno, un ragionamento simili non lo sfiorasse nemmeno.

Voto: zero assoluto, all’opera e all’autore.
 
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