Missiroli, Marco - Il senso dell'elefante

alessandra

Lunatic Mod
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Pietro è un ex prete di Rimini che fa il portinaio in un condominio di Milano. Ma perché proprio il portinaio e perché proprio in quel palazzo? La risposta si intuisce dalle prime pagine e sarà presto svelata, ma il romanzo ha un respiro ben più ampio rispetto alla semplice scoperta degli intrecci. Nel condominio vive Fernando, un ragazzo problematico, con la madre Paola, vedova precoce e sfiorita dalle preoccupazioni; l'avvocato Poppi, l'eccentrico amministratore omosessuale dotato di verve il quale, da quando ha perso l'amato compagno, si occupa spesso dei fatti altrui (ma senza spettegolare!:mrgreen:); Luca, medico ospedaliero sposato con Viola e padre di Sara. Le storie di queste e di altre persone si intrecciano tra loro e con quella di Pietro, dando vita a un romanzo che tratta con delicatezza e con penna sensibile argomenti forti e scomodi - l'eutanasia, il rapporto con la religione, il tradimento, il rapporto padri-figli - e che scava nell'animo dei personaggi senza condannare nessuno. Invisibile, o quasi, filo conduttore è il senso dell'elefante, ossia "la devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue", così come l'elefante è devoto all'intero branco.
Non ho ritrovato qui la vitalità e il brio che le pagine del seppur malinconico Atti osceni in luogo privato sprigionano e perciò le prime pagine mi hanno un po' spiazzato, ma poi mi sono abituata a questo "nuovo" Missiroli (in realtà più antico, perché il libro è stato scritto prima) malinconico e basta, e sono entrata presto nel vivo della storia, solidarizzando con personaggi problematici - ma non lo sono forse tutti, gli esseri umani? - ben delineati e dotati di una loro specifica personalità - in particolare l'avvocato Poppi - e soffrendo con loro grazie alla scrittura diretta dell'autore. Non ho ben compreso, o forse semplicemente non ho condiviso, la scelta finale del protagonista, e perciò dell'autore, ma il bello della lettura sta anche nel lasciarsi "disturbare", o anche infastidire, da qualcosa che comunque in qualche modo amplia i nostri orizzonti mentali, e accettare quel qualcosa così come è. E, soprattutto, il bello di certi libri sta nel non dare risposte, ma di porre domande: come ci comporteremmo, in certe situazioni, noi che siamo sempre pronti a giudicare? O anche: la verità a tutti i costi, o tacerla per il bene altrui? E ancora: fino a che punto si può essere disposti a spingersi per proteggere qualcuno? Nel finale trovo che ci sia troppa carne al fuoco, ma il libro mi è piaciuto comunque, e parecchio.
 
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