Kubrick, Stanley - Full Metal Jacket

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Uscito dalla macchina da presa di un genio della regia come Kubrick questo è uno migliori film sul senso della guerra, l'inutilità e la follia che l'accompagna, che siano mai stati girati.

Parla dell'addestramento dei Marines e poi delle loro gesta durante la guerra del Vietnam.

I primi 40 minuti sono magistrali e poi c'è il paradigma della guerra, potrebbe essere Berlino, Kabul o Baghdad perchè il Vietnam è solo un pretesto per mettere sotto i riflettori tutto quello che riguarda la guerra dalle atrocità agli eroismi, dai luoghi comuni alle ideologie, dall'umanità alla follia.

Nulla è scontato e gratuito, tutto ha un senso e ti interroga profondamente.

Un capolavoro di tutti i tempi! Cinque stellette
 
Ultima modifica di un moderatore:
Ho visto solo alcuni spezzoni, che mi hanno rivelato la genialità di questo regista!:mrgreen:
 

Masetto

New member
Full Metal Jacket presenta dei piani di lettura differenti, stratificati, che variano dall'analisi testuale del plot narrativo al dispiegarsi di un tessuto visivo significante. E' forse più interessante addentrarsi in una critica delle immagini perché è lì che il lavoro di Kubrick trova la sua più profonda ragion d'essere. Ai due blocchi narrativi del film, l'addestramento nella caserma e la guerra, corrispondono due precise scelte stilistiche. La parte della caserma è filmata seguendo un ordine geometrico, la macchina da presa disegna delle linee, i movimenti, quasi esclusivamente delle carrellate, rimandano ad un'idea di Logica. Tutto si svolge all'interno dell'inquadratura, il fuori campo viene "assimilato" come logico proseguimento della scena L'inquadratura risponde ad una vera e propria forza centripeta, tuffo si attrae secondo un disegno prestabilito, tutto si finalizza; in altre parole, ogni inquadratura afferma l'esistenza di un Ordine, non esiste perciò fuori campo che sia rovesciamento, incognita, alterità. Sia per il riscontro narrativo (la caserma, l'ordine, la disciplina), sia per la costruzione geometrica del blocco plastico, la prima parte del film tende verso il concetto di Assoluto. La seconda parte (la guerra) è contrassegnata da riprese girate con la macchina a mano, riprese esitanti, traballanti, che danno a volte un senso di incertezza, di precarietà. L'inquadratura, il più delle volte, mostra macerie, palazzi sventrati, scorci, frammenti. In altre parole, il Disordine. L'inquadratura viene sottoposta ad una forza centrifuga, la scena si relativizza in funzione del fuori campo: ciò che non si trova nell'inquadratura è una minaccia invisibile. Assistiamo ad una perdita delle coordinate spaziali, una perdita del centro. Dall'Assoluto passiamo così al Relativo. Potremmo aggiungere: dalla Teoria alla Pratica. Dove la Teoria è la volontà di "assolutizzare", di ricondurre tutto ad una logica, ad una disciplina; e dove la Pratica segna il passaggio all'agire storico. Il momento dello svolgimento dell'Azione coincide con il corto circuito della Logica. L'esito del discorso non è però una semplice riflessione sulla guerra; è un'analisi sulla Morte. La Morte, nella prima parte del film, è contemplata come un evento logico, un esito dell'azione di guerra; è una Morte "controllata", provocata, finalizzata. In altre parole, è uno strumento, ha un valore. Ma la prima parte del film è una simulazione della vita, della guerra, dell'azione, è quella ricerca dell'Assoluto di cui si è detto. Un Assoluto che presenta però dei limiti interni, dei paradossi, nella figura di Jocker e il quella di Palla di Lardo. Durante l'addestramento, Jocker entra sì nell'Ordine, ma non rinuncia alla propria ironia; e l'ironia è la capacità di relativizzare. Palla di Lardo mostra invece, con il suicidio, come la volontà di disciplina e di ordine si regga su un inconscio desiderio di distruzione; si veda a questo proposito l'eclatante comportamento del sergente prima che Palla di Lardo gli spari nel cesso, e come il suo insistere nel dare ordini a una recluta ormai impazzita nasconda un cupio dissolvi, un represso desiderio di morte. Abbiamo quindi un occhio che relativizza all'interno della logica dell'Assoluto e un impulso alla distruzione nel disegno dell'Ordine. Questi elementi, ad un livello figurativo, si intersecano a chiasmo, ovvero un desiderio di distruzione (e di autodistruzione) serpeggia nella prima parte, più che nella seconda; l'idea di relatività regge l'impalcatura visiva della parte della guerra. La Morte rimane sempre il referente a cui tutto si richiama. Non dimentichiamo che Jocker non impugna un'arma, ma una macchina fotografica; il suo compito è quello di fare un reportage, mostrare la Morte, classificarla come notizia, catalogarla in un ordine, coglierla come documento. Jocker non è quindi destinato all'Azione, ma alla Visione. Ma durante la seconda parte del film la Morte si nasconde ovunque, non è visibile, Jocker non riesce a fotografarla. Si veda la sequenza finale con il cecchino invisibile che rende pienamente la perdita del centro e il discorso sul fuori campo assoluto. La Morte, dunque, è tutto ciò che non rientra nell'inquadratura e che la relativizza, trasformandola in frammento di visione. In conclusione, si potrebbe inquadrare Full Metal Jacket come una riflessione sulla Morte come evento sfuggevole, come valore impossibile, come fuori campo insopprimibile.
Francesco Patrizi
 

elena

aunt member
Full Metal Jacket presenta dei piani di lettura differenti, stratificati, che variano dall'analisi testuale del plot narrativo al dispiegarsi di un tessuto visivo significante. E' forse più interessante addentrarsi in una critica delle immagini perché è lì che il lavoro di Kubrick trova la sua più profonda ragion d'essere. Ai due blocchi narrativi del film, l'addestramento nella caserma e la guerra, corrispondono due precise scelte stilistiche. La parte della caserma è filmata seguendo un ordine geometrico, la macchina da presa disegna delle linee, i movimenti, quasi esclusivamente delle carrellate, rimandano ad un'idea di Logica. Tutto si svolge all'interno dell'inquadratura, il fuori campo viene "assimilato" come logico proseguimento della scena L'inquadratura risponde ad una vera e propria forza centripeta, tuffo si attrae secondo un disegno prestabilito, tutto si finalizza; in altre parole, ogni inquadratura afferma l'esistenza di un Ordine, non esiste perciò fuori campo che sia rovesciamento, incognita, alterità. Sia per il riscontro narrativo (la caserma, l'ordine, la disciplina), sia per la costruzione geometrica del blocco plastico, la prima parte del film tende verso il concetto di Assoluto. La seconda parte (la guerra) è contrassegnata da riprese girate con la macchina a mano, riprese esitanti, traballanti, che danno a volte un senso di incertezza, di precarietà. L'inquadratura, il più delle volte, mostra macerie, palazzi sventrati, scorci, frammenti. In altre parole, il Disordine. L'inquadratura viene sottoposta ad una forza centrifuga, la scena si relativizza in funzione del fuori campo: ciò che non si trova nell'inquadratura è una minaccia invisibile. Assistiamo ad una perdita delle coordinate spaziali, una perdita del centro. Dall'Assoluto passiamo così al Relativo. Potremmo aggiungere: dalla Teoria alla Pratica. Dove la Teoria è la volontà di "assolutizzare", di ricondurre tutto ad una logica, ad una disciplina; e dove la Pratica segna il passaggio all'agire storico. Il momento dello svolgimento dell'Azione coincide con il corto circuito della Logica. L'esito del discorso non è però una semplice riflessione sulla guerra; è un'analisi sulla Morte. La Morte, nella prima parte del film, è contemplata come un evento logico, un esito dell'azione di guerra; è una Morte "controllata", provocata, finalizzata. In altre parole, è uno strumento, ha un valore. Ma la prima parte del film è una simulazione della vita, della guerra, dell'azione, è quella ricerca dell'Assoluto di cui si è detto. Un Assoluto che presenta però dei limiti interni, dei paradossi, nella figura di Jocker e il quella di Palla di Lardo. Durante l'addestramento, Jocker entra sì nell'Ordine, ma non rinuncia alla propria ironia; e l'ironia è la capacità di relativizzare. Palla di Lardo mostra invece, con il suicidio, come la volontà di disciplina e di ordine si regga su un inconscio desiderio di distruzione; si veda a questo proposito l'eclatante comportamento del sergente prima che Palla di Lardo gli spari nel cesso, e come il suo insistere nel dare ordini a una recluta ormai impazzita nasconda un cupio dissolvi, un represso desiderio di morte. Abbiamo quindi un occhio che relativizza all'interno della logica dell'Assoluto e un impulso alla distruzione nel disegno dell'Ordine. Questi elementi, ad un livello figurativo, si intersecano a chiasmo, ovvero un desiderio di distruzione (e di autodistruzione) serpeggia nella prima parte, più che nella seconda; l'idea di relatività regge l'impalcatura visiva della parte della guerra. La Morte rimane sempre il referente a cui tutto si richiama. Non dimentichiamo che Jocker non impugna un'arma, ma una macchina fotografica; il suo compito è quello di fare un reportage, mostrare la Morte, classificarla come notizia, catalogarla in un ordine, coglierla come documento. Jocker non è quindi destinato all'Azione, ma alla Visione. Ma durante la seconda parte del film la Morte si nasconde ovunque, non è visibile, Jocker non riesce a fotografarla. Si veda la sequenza finale con il cecchino invisibile che rende pienamente la perdita del centro e il discorso sul fuori campo assoluto. La Morte, dunque, è tutto ciò che non rientra nell'inquadratura e che la relativizza, trasformandola in frammento di visione. In conclusione, si potrebbe inquadrare Full Metal Jacket come una riflessione sulla Morte come evento sfuggevole, come valore impossibile, come fuori campo insopprimibile.
Francesco Patrizi


Molto interessante il commento che hai postato Masetto !!!
Coglie l'essenza di questo capolavoro del cinema puntando l'attenzione anche sulle tecniche di ripresa.....che sono ovviamente tutt'altro che casuali!!!!
Mi associo a elisa nella votazione......5 stelle !!!!
 

Alfredo_Colitto

scrittore
Che bello quando siamo tutti d'accordo. Forse vuol dire che i capolavori hanno qualcosa che li rende riconoscibili da tutti? boh. comunque 5 stelle anche per me.
 

lillo

Remember
Che bello quando siamo tutti d'accordo. Forse vuol dire che i capolavori hanno qualcosa che li rende riconoscibili da tutti? boh. comunque 5 stelle anche per me.
Alfredo hai perfettamente ragione, quando ci troviamo di fronte ad un capolavoro non possiamo che essere tutti d'accordo.
5 stelle. Lo propongo per il terzo cineforum.
 

zolla

New member
io propongo x il terzo cineforum l'opera omnia di questo grande genio!cercatevi la sua intervista da einaudi eyes wide open,illuminante!
 

evelin

Charmed Member
In genere questi tipi di film non mi piacciono, pero' questo e' assolutamente da guardare e' bellissimo!!!!
 
Ottimo film devo dire, penso che nessuno abbia saputo descrivere così bene la guerra, e soprattutto la rabbia animale che pervade gli uomini quando vi si trovano coinvolti, e di conseguenza l'insignificatezza di un evento del genere. Come disse qualche critico dell'epoca (mi sono informato dopo il film), è un film sulla guerra del Vietnam, ma da cui sparisce il Vietnam stesso: potrebbe essere applicato a qualsiasi guerra alla fine. Complimenti a Kubrick e al suo impareggiabile genio!
 

mado84

New member
Non so perchè, ma non ho mai scritto nella sezione cinema. e così ho deciso di iniziare commentando questo film. inutile dire che concordo pienamente con voi...
Un vero capolavoro, sensato e pieno di significato, non come molti altri fil di guerra.
Kubrick è riuscito a trasmettere il messaggio vero...l'inutilità della guerra
 

Lauretta

Moderator
Visto per la prima volta, un mesetto fa...carenza mia....bellissimo film, Kubrick è Kubrick, non mi ha mai deluso in nessuna sua opera. l'addestramento e la guerra, la furia animale dell'uomo e la compassione. la genialità di quest'uomo è riscontrabile in ogni singlo fotogramma. bravo Kubrick! 5/5:YY
 

raffa17

Stephen King Fan Member
Davvero un gran bel film. Per non parlare del celebre discorso iniziale molto "colorito". Anche io do 5 stelle.
 

312T4

New member
Bello il film e bello il commento di fancesco patrizi.

E' una di quelle pellicole che posso riguardare senza mai stancarmene.
 

zio Fester

New member
Ogni opera di Kubrick e' di fondamentale importanza per la storia del cinema!

insieme a Elio Petri e' il mio regista preferito... :ad:
 
Ultima modifica:

asiul

New member
Di questo film, decisamente anti Vietnam, ma non solo, la parte più interessante è la prima; l'addestramento assurdo a cui venivano e vengono probabilmente sottoposti i soldati americani prima di essere mandati in guerra. Vengono addestrati come delle macchine omicide, ma resteranno comunque ragazzi inconsapevoli del destino che li segnerà per sempre.
Una prima parte dunque che tratta l'addestramento ed una seconda che narra una guerra assurda (da ambo le parti).
Questa pellicola è una presa di coscienza continua di quanto siano assurde le guerre e di come i soldati vengano spinti verso una dimensione volutamente non reale. E' un'apocalisse quella che vivranno.

Per quanto concerne la realizzazione: come sempre Kubrick è geniale e poliedrico, qui non è come in film precedenti, fondamentale lo sfondo o la scena che sembra a volte essere piatta, ma il dialogo ha un ruolo importante. Le battute continue sono atte sottolineare con quanta spregiudicatezza e superficialità i soldati affrontino la guerra. E' la critica di un modo di pensare la guerra, la critica alla cultura della guerra.

Gli do un 8.
 

zolla

New member
Degna conclusione della trilogia sulla follia della guerra.I primi minuti sull'addestramento dei marines hanno fatto versare fiumi d'inchiostro,assolutamente magistrali!!!!Il resto del film non è tutto allo stesso livello,ma è questione di lana caprina,rimane comunque un capolavoro,altro grande momento la marcia di topolino. Quando si vedono certe opere si rimpiange che Stanley abbia fatto così pochi film.
 
Alto