Un intenso romanzo epistolare che ha come protagonisti un uomo e una donna che non si conoscono di persona, a parte l'iniziale immagine colta da lui di lei che si stringe nelle braccia come a volersi isolare dalle persone che la circondano. E' proprio questo gesto di difesa dal mondo esterno che spinge Yair, l'uomo, a voler entrare in contatto con Myriam, perchè percepisce che questa donna, con la sua sofferenza interna, rappresenta la persona giusta con cui dare sfogo liberamente ai propri pensieri e alle aggrovigliate percezioni interiori della realtà. Prende avvio così una lunga corrispondenza, riportata inizialmente solo dalla parte di Yair (il contenuto delle lettere di Myriam si intuisce da quello che viene esplicitato nelle risposte dell'uomo) e in seguito accentrata nella prospettiva della donna. Il rapporto che si crea tra i due è molto complicato e profondo, ognuno dei due rappresenta, per l'altro, il coltello con cui scavarsi interiormente, dando voce a ricordi e sensazioni che non si ha il coraggio di confessare neanche a se stessi. Il sentimento che unisce queste due anime travagliate può tradursi nella parola "amore", un amore che, nonostante la forte sensualità ed erotismo espresso dai protagonisti, non può sfociare nella fisicità (nonostante venga più volte immaginata) perchè entrambi vivono nella paura delle loro paure. L'epilogo ha un forte impatto emotivo e ridisegna i personaggi in una luce forse più chiara rispetto a quella percepita nel corso dell'intero romanzo: emerge, a mio parere, l'immagine di un uomo incapace di accettare i suoi limiti e il suo passato (perchè di fatto è rimasto bambino, cristallizzato nel suo senso di inadeguatezza) e di una donna consapevole di possedere un dolore impossibile da condividere, ma non per questo incapace di donare se stessa, regalando emozioni e gioie anche al di fuori di legami convenzionali.
Mi è piaciuto molto. Voto:8