Pamuk, Orhan - Il castello bianco

Il ventenne gentiluomo veneziano, appassionato di astronomia e matematica, e l'astrologo turco si assomigliano come fossero fratelli gemelli. Si guardano con sospetto ma per anni vivono a stretto contatto impegnati nelle più svariate ricerche scientifiche: studiano i fuochi d'artificio, progettano orologi e discutono d'astronomia, biologia e ingegneria. Insieme riescono a debellare un'epidemia di peste. Trascorrono molto tempo raccontandosi la propria vita. Il sultano Maometto IV (1648-87) affida loro la costruzione di una potente macchina da guerra, ma durante la disastrosa guerra in Polonia il marchingegno non funziona. L'unione si spezza e solo uno dei due "gemelli" tornerà in Turchia... Ma quale? Un romanzo che è metafora del legame tra Oriente e Occidente.

E' il primo libro che leggo di Pamuk, il quale mi incuriosisce molto dopo essere stato insignito del Nobel per la letteratura, e amando io moltissimo la cultura turca.
...eppure mi ha deluso, mi aspettavo sinceramente un romanzo molto più interessante, insomma degno di un premio Nobel, ma purtroppo non è stato così.
La trama può sembrare anche intrigante, ma è stata sviluppata in maniera noiosa, senza alcun colpo di scena, senza nulla di emozionante.
Ho faticato molto nel leggerlo, ho impiegato molto tempo nel finirlo, ed in alcuni punti mi è parso anche abbastanza contorto e poco comprensibile.
Nonostante tutto, ho intenzione di leggere altri suoi libri, sperando di cambiare idea....nel frattempo a questo dò un 2/5.
 

Black rose

New member
Sono d'accordo con te a me di Pamuk hanno regalato Il libro nero ma sinceramente non sono riuscita a finirlo.L'ho trovato davvero noioso ed ogni sera dovevo tornare indietro di qualche pagina per riuscire a seguire la trama.Il mio voto è decisamente 2/5
 

velmez

Active member
dopo aver letto La nuova vita, ho trovato questo libro in offerta ho l'ho preso sulla fiducia.... e non è stata una buona scelta!
la storia è abbastanza banale, il tema centrale è interesante ma poteva essere sviluppato meglio, molto meglio...
insomma l'ho letto in fretta, perchè non vedevo l'ora di finirlo e per paura che se mi fossi fermata l'avrei abbandonato (e visto che l'ho messo in sfida, non si può!)
Dopo aver letto due libri di Pamuk, mi sembra ciaro che la sua chiave distintiva sia l'indagine sull'identità dell'uomo, il suo rapporto con il tempo e la società... sono curiosa di leggere Il mio nome è rosso, che, a quanto pare, dev'essere più bello!
 

ayuthaya

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Mi spiace ma questa volta il turco Pamuk, che ho imparato ad apprezzare romanzo dopo romanzo, non mi ha proprio convinto, anzi.
E siccome quando un libro non mi convince, non sono capace di dilungarmi, dirò solo che la trama mi aveva molto accattivato ma lo svolgimento non è stato all’altezza delle aspettative: confuso, approssimativo, superficiale. Gli spunti sono interessanti e sono molti, anzi, troppi. Come scrive l’autore stesso nella postfazione, diversi temi sono andati a confluire nella fase creativa:
E così mi immersi con grata lena in libri di scienza e astronomia (...); libri che parlavano di strani animali i paesi inesistenti dei trattati di geografia adattati su opere già modificate, il commento di Keplero sostenuto nei Sonnambuli di Arthur Koestler (Perchè io sono io?), la smania fanciullesca di Leonardo da Vinci di costruire un’arma inverosimile (ovvero il sogno inesprimibile di chi brucia per raggiungere gli altri e dar loro una lezione), l’insaziabile avidità di libri di Katib Celebi (...), hanno inevitabilmente contaminato i miei personaggi.
Il problema è che nessuno di questi è risultato abbastanza incisivo da prendere il sopravvento e guidare la narrazione, se non forse il tema del “doppio” caro a tanta letteratura, il quale tuttavia non è sufficiente a dare un senso compiuto alla storia.
E mentre in un quasi capolavoro come Il libro nero Pamuk si era rivelato abile giostratore di una trama molto complessa, qui purtroppo una trama fin troppo lineare si è persa in un affastellarsi di elementi che, non sufficientemente approfonditi, risultano fini a se stessi. Resta il messaggio di fondo, che è il comun denominatore a tutte le opere di Pamuk, e cioè il rapporto di conflitto/osmosi fra Oriente e Occidente, ma allora meglio affrontarlo in un altro dei suoi brillanti romanzi. Peccato.
 
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