Pagani, Francesco - Io, me e il pescatore

Francesco

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Ciao sono Francesco Pagani, un autore giovanissimo e ho scritto un libro che si intitola
Io, me e il pescatore
pubblicato dalla casa editrice "IL FILO" e presentato a Roma pochi giorni fa.

Che dire, è sempre difficile parlare del proprio libro.. si ha sempre paura di parlarne troppo bene. Comunque ve lo segnalo perchè credo possa farvi passare piacevoli momenti, e regalare emozioni.

Mi sembra fantastico che alcune persone possano leggere qualcosa di mio, in cui sono raccolti miei sentimenti da rivivere.
Vi terrà compagnia...
Ciao,
Francesco
 
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Alfredo_Colitto

scrittore
E' corretto non parlare troppo bene di se stessi, ma raccontaci un po' di trama, metti il link al sito del libro...
 

Francesco

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Trama

Certo..parla di un ragazzo in procinto di laurearsi che dopo l'incontro con un pescatore vede la realtà della sua vita stravolta. Si rende inoltre conto che non ci sono così tante certezze su cui fondare la sua esistenza. E' soprattutto sottoforma dialogica e quindi da quanto mi è stato detto è molto scorrevole.

CIAO
Francesco
 
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Fabio

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Cognome, Nome/i - Una frasetta a scelta
per esempio:
Pinco, Pallino - Scrivo di tizio caio e sempronio e pubblico 5 libri al mese

;)
 

Francesco

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Un piccolo regalo - Capitolo XVI

Ho pensato di farvi un regalo, un capitolo del mio libro. Credo che possa piacervi, ha dentro tutta la mia anima...
Abbiamo il dialogo tra il protagonista, Giorgio, e il vecchio pescatore, Andrea.
Lasciatevi cullare dalle parole...
Francesco

CAPITOLO XVI​

“E allora? Cosa mi consigli di fare?” domandai.
“Io non consiglio di fare niente, non voglio obbligare nessuno, per me però dovresti lasciar perdere tutto.”
“Tutto? Tutto quello che ho fatto fino ad adesso? Dovrei lasciar perdere anche Elen?”
“Vedi tu. Tu sai quello che ho fatto io. I miei errori. Ma anche le mie giuste azioni. Ripeto, vedi tu.”
“Non voglio abbandonare Elen.”
“E chi ha detto di farlo?”
“Beh, il mondo che mi circonda non mi piace. Non mi piace studiare come vogliono all’università, non mi piace respirare la stessa aria che respirano tutti.”
Bevvi un bicchiere di vino.
“Cos’è questa, una crisi esistenziale?” chiesi.
Lui mi guardò, sorrise, scosse la testa e iniziò a parlare.
“Ma che crisi esistenziale. Non l’ha ancora capito nessuno che è una balla, una storiella per far sì che tutti superino un determinato momento della propria vita. La tua non è una crisi, e nemmeno quella di milioni di abitanti che staranno pensando di andarsene. È solo la voglia di tornare ad essere uomo, libero, con valori, vivendo. Pensa un po’: cosa succederebbe se facessero tutti così?”
“Come te?”
“Sì, come me.”
“La società si smonterebbe. Cadrebbe.”
“Ecco. Come pensi che la vedano questa cosa tutti quelli che vivono mangiando sulla società? I politici?”
“Come qualcosa di sbagliato.”
“Pensa ad una cosa: immaginati una società ricca di valori, dettati non da altri ma dal tuo interno, dalla tua coscienza.”
“Sarebbe bellissimo. Però non tutti hanno gli stessi valori.”
“Ah no? Dicono di non averli. Dicono.”
“Perché?”
“Perché quando senti un pezzo al piano, anche quando sei un bambino, capisci se è triste o no? Perché quando sei un bambino e vedi il buio ti spaventi? Eppure che motivo c’è? Come si fa a distinguere una cosa se non la si ha mai avuta?”
“Non si può.”
“Certo che si può invece. Il carattere dell’uomo è stato forgiato, i sentimenti esistono prima di nascere. Sono natura umana. L’uomo, caro Giorgio, è emozioni. Tante emozioni messe insieme a formare i valori. Se un bambino, appena nato, avesse la possibilità di vivere da solo, pensi che crescerebbe male?”
“Non lo so. Non ho mai pensato a queste cose.”
“Ecco. Qua si ha il tempo per pensare. Puoi vivere e pensare. Torniamo al discorso di prima. Certo che il bambino crescerebbe bene. Non sarebbe capace di stare a tavola, non troverebbe le parole per parlare con un suo simile, avrebbe atteggiamenti animaleschi. Tutto quello che non vuole la società. Però avrebbe pietà. Amore.”
Rimasi in silenzio.
Lui si accese un sigaro.
Io bevvi un altro bicchiere di vino rosso.
Mi alzai. Guardai il mare.
Era bellissimo, credo che quello sia stato il momento più appassionante della mia vita. Pensare, parlare, comunicare, vivere in mezzo alla natura.
La vera vita dell’uomo.
Mi accesi un sigaro.
Stavo diventando irrequieto, pronto a prendere una decisione.
Camminavo per il terrazzo, guardando il mare, pensando alla mia vita fino alla conoscenza di Andrea.
Incominciai a piangere.
Il pescatore se n’era accorto, ma non aveva battuto ciglio.
La mia esistenza, fino a quel momento in cui l’avevo incontrato sulla barca, era stata inutile. Ero comandato dalle regole esterne, con cui non concordavo, ed ero stato fermo, come un cretino, stupido, fragile.
E cosa avevo aspettato ad andarmene?
Scossi la testa, mi scesero delle lacrime.
“Devo suonare.” dissi.
“Vai pure. La porta è aperta.”
Scesi le scale della terrazza ed arrivai nel salotto del piano.
Vidi uno spartito, con un pezzo diverso da quello che avevo suonato la volta prima.
Abbassai la testa sul piano e iniziai a muovere le dita, guardando lo spartito e piangendo, liberandomi da tutte le mie incertezze.
Dai tasti veniva emanata ancora tristezza, tantissima.
Io li accarezzavo e parlavo col pianoforte, lo rassicuravo che non lo avrei mai abbandonato, e lui mi dava tutto ciò che poteva dare, emozioni e musica.
Finii il pezzo e mi sedetti su una poltroncina, a fumare.
 

Francesco

New member
Ciao a tutti,
cosa ne dite del mio blog? Vi piace?
C'è dentro la mia scrittura, il mio modo di scrivere...
ciao,
Francesco
 

Francesco

New member
Grazie

Ciao,
ringrazio gli utenti e i visitatori del forum per avermi seguito fino ad ora, spero di farvi altre sorprese,
vi auguro intanto buone feste,
Francesco
 

Francesco

New member
Difficile

E' difficile proporre il proprio libro, stare ad ascoltare i consigli, le critiche e anche le lodi...Più che altro mi rendo conto di quanto sia difficile proporlo e comunicare, anche attraverso i blog e i forum.
A volte mi chiedo se sia meglio scrivere solo per sè stessi o cercare di regalare delle pagine ad altre persone.
Me lo chiedo.
E non so rispondere.
Grazie a voi però, grazie a questi messaggi mi sento più ascoltato.
Grazie per l'affetto dimostrato.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
certo che è difficile, credo che l'automatismo pubblico un libro e vengo letto non sia così semplice, tieni duro mi raccomando :)
 

robertoansioso

New member
Ho pensato di farvi un regalo, un capitolo del mio libro. Credo che possa piacervi, ha dentro tutta la mia anima...
Abbiamo il dialogo tra il protagonista, Giorgio, e il vecchio pescatore, Andrea.
Lasciatevi cullare dalle parole...
Francesco

CAPITOLO XVI​

“E allora? Cosa mi consigli di fare?” domandai.
“Io non consiglio di fare niente, non voglio obbligare nessuno, per me però dovresti lasciar perdere tutto.”
“Tutto? Tutto quello che ho fatto fino ad adesso? Dovrei lasciar perdere anche Elen?”
“Vedi tu. Tu sai quello che ho fatto io. I miei errori. Ma anche le mie giuste azioni. Ripeto, vedi tu.”
“Non voglio abbandonare Elen.”
“E chi ha detto di farlo?”
“Beh, il mondo che mi circonda non mi piace. Non mi piace studiare come vogliono all’università, non mi piace respirare la stessa aria che respirano tutti.”
Bevvi un bicchiere di vino.
“Cos’è questa, una crisi esistenziale?” chiesi.
Lui mi guardò, sorrise, scosse la testa e iniziò a parlare.
“Ma che crisi esistenziale. Non l’ha ancora capito nessuno che è una balla, una storiella per far sì che tutti superino un determinato momento della propria vita. La tua non è una crisi, e nemmeno quella di milioni di abitanti che staranno pensando di andarsene. È solo la voglia di tornare ad essere uomo, libero, con valori, vivendo. Pensa un po’: cosa succederebbe se facessero tutti così?”
“Come te?”
“Sì, come me.”
“La società si smonterebbe. Cadrebbe.”
“Ecco. Come pensi che la vedano questa cosa tutti quelli che vivono mangiando sulla società? I politici?”
“Come qualcosa di sbagliato.”
“Pensa ad una cosa: immaginati una società ricca di valori, dettati non da altri ma dal tuo interno, dalla tua coscienza.”
“Sarebbe bellissimo. Però non tutti hanno gli stessi valori.”
“Ah no? Dicono di non averli. Dicono.”
“Perché?”
“Perché quando senti un pezzo al piano, anche quando sei un bambino, capisci se è triste o no? Perché quando sei un bambino e vedi il buio ti spaventi? Eppure che motivo c’è? Come si fa a distinguere una cosa se non la si ha mai avuta?”
“Non si può.”
“Certo che si può invece. Il carattere dell’uomo è stato forgiato, i sentimenti esistono prima di nascere. Sono natura umana. L’uomo, caro Giorgio, è emozioni. Tante emozioni messe insieme a formare i valori. Se un bambino, appena nato, avesse la possibilità di vivere da solo, pensi che crescerebbe male?”
“Non lo so. Non ho mai pensato a queste cose.”
“Ecco. Qua si ha il tempo per pensare. Puoi vivere e pensare. Torniamo al discorso di prima. Certo che il bambino crescerebbe bene. Non sarebbe capace di stare a tavola, non troverebbe le parole per parlare con un suo simile, avrebbe atteggiamenti animaleschi. Tutto quello che non vuole la società. Però avrebbe pietà. Amore.”
Rimasi in silenzio.
Lui si accese un sigaro.
Io bevvi un altro bicchiere di vino rosso.
Mi alzai. Guardai il mare.
Era bellissimo, credo che quello sia stato il momento più appassionante della mia vita. Pensare, parlare, comunicare, vivere in mezzo alla natura.
La vera vita dell’uomo.
Mi accesi un sigaro.
Stavo diventando irrequieto, pronto a prendere una decisione.
Camminavo per il terrazzo, guardando il mare, pensando alla mia vita fino alla conoscenza di Andrea.
Incominciai a piangere.
Il pescatore se n’era accorto, ma non aveva battuto ciglio.
La mia esistenza, fino a quel momento in cui l’avevo incontrato sulla barca, era stata inutile. Ero comandato dalle regole esterne, con cui non concordavo, ed ero stato fermo, come un cretino, stupido, fragile.
E cosa avevo aspettato ad andarmene?
Scossi la testa, mi scesero delle lacrime.
“Devo suonare.” dissi.
“Vai pure. La porta è aperta.”
Scesi le scale della terrazza ed arrivai nel salotto del piano.
Vidi uno spartito, con un pezzo diverso da quello che avevo suonato la volta prima.
Abbassai la testa sul piano e iniziai a muovere le dita, guardando lo spartito e piangendo, liberandomi da tutte le mie incertezze.
Dai tasti veniva emanata ancora tristezza, tantissima.
Io li accarezzavo e parlavo col pianoforte, lo rassicuravo che non lo avrei mai abbandonato, e lui mi dava tutto ciò che poteva dare, emozioni e musica.
Finii il pezzo e mi sedetti su una poltroncina, a fumare.

Davvero un passaggio significativo! Scrivi molto bene, ti faccio i miei complimenti!
 

Francesco

New member
Riflessione

E' da parecchio tempo che non vengo sul forum. Ed è da parecchio tempo che rifletto. Sul significato delle parole, sulla sofferenza dello scrivere. E sulla comunicazione scrittore/lettore.
Ecco, ora ho dentro un fiume in piena. Soffro nello scrivere nel mettere a nudo quello che sono, quello che penso e intanto godo di questa situazione. E non voglio parlare in modo ordinato. Voglio comunicare l'incomunicabile, quello che ho dentro. Il mio flusso, la mia mente associa parole a parole, eventi a eventi più disparati e nessuno sa dirmi come mai funzioni così. Io creo, in questo momento. E soffro, cerco di comunicare e non sono sicuro di riuscirci.
Scrivere un libro vuol dire entrare in un personaggio inventato e vederlo vivo, e vivere la sua vita.
Il tuo ego impazzisce in questa situazione.
Perchè tu hai due vite. Anche di più. E se non fai così le parole che scrivi restano vuote, descrivi il rumore del mare e quello sembra finto.
E mentre respiro quesa aria respiro quella di un mare in burrasca, di un temporale e lo vedo.
E quindi vivo.
Perchè non ne esiste solo una di vita.
Ciao,
Francesco.
 
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