Collodi, Carlo - Le avventure di Pinocchio

Lauretta

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Il libro è strutturato in trentasei capitoli: i primi due narrano di Mastro Ciliegia falegname che, avendo trovato un pezzo di legno “che rideva e piangeva come un bambino", lo aveva regalato a Geppetto che volle farsene un burattino per compagnia.
Ma il povero Geppetto non aveva ancora finito di fargli gli occhi e la bocca, che già questi cominciarono a fare versacci. Quando poi gli finì le gambe il burattino, infilata la porta, prese a corre in strada con Geppetto dietro.
Un carabiniere, invece di punire il monello, condusse in prigione il povero Geppetto e Pinocchio, tornato a casa, indispettito dai consigli di un Grillo-parlante che gli rimproverava la sua cattiva condotta, lo schiacciò contro il muro con una martellata. Stanco, affamato e infreddolito si mise a dormire presso un braciere e si bruciò i piedi. Quando Geppetto fu finalmente libero, dopo avergli rifatto i piedi di nuovo, lo sfamò e lo rivestì e tentò di dargli un'educazione.
Per mandarlo a scuola, vendette la sua casacca, ma Pinocchio vendé l'abbecedario acquistato da Geppetto per racimolare i soldi necessari per assistere a una rappresentazione del teatro di burattini.
Durante la rappresentazione i burattini lo riconobbero e lo chiamarono sul palcoscenico, fra le proteste del pubblico.
A ristabilire l'ordine intervenne il burattinaio Mangiafuoco che, dopo aver minacciato di bruciare vivo Pinocchio, commosso dai suoi pianti gli regalò cinque monete d'oro per Geppetto. Ma lui si fece abbindolare dalla Volpe e dal Gatto che lo aggredirono impossessandosi delle monete e lo impiccarono. Venne salvato dalla Bella Bambina dai Capelli Turchini che lo accolse nella sua casetta e lo fece curare da un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
Quando stava tornando a cercare Geppetto incontrò di nuovo il Gatto e la Volpe che lo convinsero a seminare le monete nel Campo dei Miracoli. Successivamente il burattino, cercando giustizia dal giudice Acchiappa-citrulli, venne mandato in prigione.

Dopo tante altre avventure un colombo lo portò dal babbo Geppetto e Pinocchio si gettò in mare, per salvare il pover'uomo, la cui barchetta si era inabissata, ma venne portato dalle onde all'isola delle Alpi Industriose. Costretto alla fame aiutò una donna, che poi riconobbe essere la Fata: il burattino promise ancora di voler cambiare e studiare, ma venne trascinato dai cattivi compagni in riva al mare per vedere il pescecane. Scoppù una zuffa, nella quale rimase ferito un ragazzo e Pinocchio fu costretto a scappare.
Partì così per il paese dei Balocchi; dopo cinque mesi, si trasformò in un ciuchino e fu comprato da varie compagnie teatrali. Infine fu gettato in fondo al mare dove fu ingoiato dal pescecane nel cui stomaco trovò anche Geppetto che viveva là da due anni. Una notte essi fuggirono, mentre il pescecane teneva la bocca spalancata.
Dopo aver salvato il padre Pinocchio e aver imparato la lezione, finalmente degno di diventare un ragazzo come tutti gli altri, si trasforma in un bravo bambino.


mancava questo libro..che personalemte adoro...è stato uno dei primi libri che ho letto..ne leggevo un capitolo ogni volta che andavo a trovare mia nonna..lo prendevo dallo scaffale..mi siedevo sulla poltrona del nonno e leggevo, estraniandomi da tutto e da tutti sotto lo sguardo fiero della mia cara nonna.

ricordi bellissimi per cui non posso che dare voto 5
 
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Masetto

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Una favola scritta in stato di grazia: vivace, piena d'inventiva, deliziosa nei dettagli :D

Per esempio nel sogno di Pinocchio all’osteria del Gambero Rosso:
Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormentò a colpo e principiò a sognare. E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d'oro che, dondolandosi mossi dal vento, facevano zin, zin, zin, quasi volessero dire «chi ci vuole, venga a prenderci.» Ma quando Pinocchio fu sul più bello, quando, cioè, allungò la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca, si trovò svegliato all'improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera.

E, poco dopo, nel suo monologo:
"Davvero" disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio "come siamo disgraziati noi altri poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci dànno dei consigli. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri; tutti: anche i Grilli-parlanti. Ecco qui: perché io non ho voluto dar retta a quell'uggioso di Grillo, chi lo sa quante disgrazie, secondo lui, mi dovrebbero accadere! Dovrei incontrare anche gli assassini! Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai. Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi, per far paura ai ragazzi che vogliono andar fuori la notte. E poi se anche li trovassi qui sulla strada, mi darebbero forse soggezione? Neanche per sogno. Anderei loro sul viso, gridando: «Signori assassini, che cosa vogliono da me? Si rammentino che con me non si scherza! Se ne vadano dunque per i fatti loro, e zitti!» A questa parlantina fatta sul serio, quei poveri assassini, mi par di vederli, scapperebbero via come il vento. Caso poi fossero tanto ineducati da non volere scappare, allora scapperei io, e così la farei finita..."

O nella partenza per il Paese dei Balocchi:
Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva un gran bene. Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c'era: tornò una terza volta, e fece la strada invano.
Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
"Che cosa fai costì?" gli domandò Pinocchio, avvicinandosi.
"Aspetto la mezzanotte, per partire..."
"Dove vai?"
"Lontano, lontano, lontano!"
"E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!..."
"Che cosa volevi da me?"
"Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata?"
"Quale?"
"Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri."
"Buon pro ti faccia."
"Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia."
"Ma se ti dico che parto questa sera."
"A che ora?"
"Fra poco."
"E dove vai?"
"Vado ad abitare in un paese... che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!..."
"E come si chiama?"
"Si chiama il Paese dei Balocchi. Perché non vieni anche tu?"
"Io? no davvero!"
"Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi? Lì non vi sono scuole: lì non vi sono maestri: lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figurati che le vacanze dell'autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll'ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!..."
"Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi?"
"Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?"
"Uhm!..." fece Pinocchio: e tentennò leggermente il capo, come dire: "È una vita che farei volentieri anch'io!".
"Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti."
"No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via. Dunque addio e buon viaggio."
"Dove corri con tanta furia?"
"A casa. La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte."
"Aspetta altri due minuti."
"Faccio troppo tardi."
"Due minuti soli."
"E se poi la Fata mi grida?"
"Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà", disse quella birba di Lucignolo.
"E come fai? Parti solo o in compagnia?"
"Solo? Saremo più di cento ragazzi."
"E il viaggio lo fate a piedi?"
"A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese."
"Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte!..."
"Perché?"
"Per vedervi partire tutti insieme."
"Rimani qui un altro poco e ci vedrai."
"No, no: voglio ritornare a casa."
"Aspetta altri due minuti."
"Ho indugiato anche troppo. La Fata starà in pensiero per me."
"Povera Fata! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli?"
"Ma dunque, soggiunse Pinocchio, tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punto scuole?..."
"Neanche l'ombra."
"E nemmeno maestri?..."
"Nemmen'uno."
"E non c'è mai l'obbligo di studiare?"
"Mai, mai, mai!"
"Che bel paese!" disse Pinocchio, sentendo venirsi l'acquolina in bocca. "Che bel paese! Io non ci sono stato mai, ma me lo figuro!..."
"Perché non vieni anche tu?"
"È inutile che tu mi tenti! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola."
"Dunque addio, e salutami tanto le scuole ginnasiali!... e anche quelle liceali, se le incontri per la strada."
"Addio, Lucignolo: fai buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degli amici."
Ciò detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene: ma poi, fermandosi e voltandosi all'amico, gli domandò:
"Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedì e di una domenica?"
"Sicurissimo."
"Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll'ultimo di dicembre?"
"Di certissimo!"
"Che bel paese!" ripeté Pinocchio, sputando dalla soverchia consolazione.
Poi, fatto un animo risoluto, soggiunse in fretta e furia:
"Dunque, addio davvero: e buon viaggio."
"Addio."
"Fra quanto partirete?"
"Fra due ore!"
"Peccato! Se alla partenza mancasse un'ora sola, sarei quasi quasi capace di aspettare."
"E la Fata?..."
"Oramai ho fatto tardi!... e tornare a casa un'ora prima o un'ora dopo, è lo stesso."
"Povero Pinocchio! E se la Fata ti grida?"
"Pazienza! La lascerò gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà."
Intanto si era già fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino... e sentirono un suono di bubboli e uno squillo di trombetta, così piccolino e soffocato, che pareva il sibilo di una zanzara!
"Eccolo!" gridò Lucignolo, rizzandosi in piedi.
"Chi è?" domandò sottovoce Pinocchio.
"È il carro che viene a prendermi. Dunque, vuoi venire, sì o no?"
"Ma è proprio vero, domandò il burattino, che in quel paese i ragazzi non hanno mai l'obbligo di studiare?"
"Mai, mai, mai!"
"Che bel paese!... che bel paese!... che bel paese!..."


Pinocchio spesso sbaglia, cede, in lui le tentazioni sono forti come lo sono nelle persone vere. Insomma è umano :)
 

ayla

+Dreamer+ Member
Letto quando ero alle elementari ed è stata una delle mie prime letture "impegnative":bellissimo!!!!!!!!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Letto diverse volte, è un libro ricco di simboli e di situazioni paradigmatiche citazioni di altre storie anche bibliche.
E' un po' il libro dei libri dei ragazzi anche se letto in età adulta non perde di fascino e di coinvolgimento.
 

Fabio

Altro
Membro dello Staff
Mi piacerebbe sapere cosa è uno "scazzale":OO
Letto anche io ma devo assolutamente rileggerlo da adulto. Dicono sia una specie di trattato di sociologia.
 

Mya

New member
C'era una volta...

- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.


Adoro questo libro, è stato il primo libro vero che ho letto da sola da cima a fondo quand'ero piccina. E "da grande" ho trascinato il mio moroso per tutto il parco a Collodi ciceronando talmente tanto :MM che si è addirittura convinto a leggerlo. Lui, che di libri non ne vuole sentir parlare! :mrgreen:
 

Thor

Dio Norreno
Pinocchio è la classica fiaba che deve essere con tre paia di occhi diversi, come anche quella di Apuleio. Le tre paia di occhi sono quelli dei bambini, degli adulti che nonn sanno e di quelli che sanno...
 

stellonzola

foolish member
L'ho trovato davvero bello, anche per una persona adulta. Non è la classica storia per bambini di altri tempi piena di moralismi (alla libro cuore per intenderci). Certo è scritta anche per "educare" i piccoli lettori, ma credo che sia soprattutto scritta per divertirli, o meglio per stupirli.
Una fantasia davvero intrigante e un modo di scrivere che conquista.
Non vedo l'ora che i miei bimbi siano abbastanza grandi per leggerglielo!
Devo dire che tra tutti i film e cartoni che parlano di pinocchio forse quello che rimane più fedele alla storia è quello di Benigni, anche se io ne sono rimasta delusa visto che mi è parso una noia mortale!!
 

Meri

Viôt di viodi
Quando ero alle elementari, il maestro della classe precedente la mia ce lo leggeva durante le assenze della mia insegnante. Ci portava tutti nella sua classe e apriva questo enorme libro con tanti disegni colorati. Mi sarebbe piaciuto averlo..........
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
E' bellissimo l'italiano toscaneggiante di Collodi.
Anche la storia.
Un dubbio: chi gli fa da mamma?
Un po' Geppetto, va bene... anzi, lo "fa" lui.
Da mamma intendo anche come figura femminile?
La Fata Turchina?
Che tristezza che a fargli da Mamma non sia una donna vera.
Sarebbe stato bello (tanto, favola per favola!) che resolo bambino, gli trovasse pure una mamma.
Saluti
 
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