De Santis, Giuseppe - Caccia tragica

elisa

Motherator
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I temi del neorealismo ci sono tutti, l'ambientazione nella pianura padana in un'Italia misera e che vive il terrore delle mine antiuomo che devastano i campi, l'influenza americana simboleggiata dalla musica, il destino dei reduci, in questo caso dei campi di concentramento nazista, che non riescono ad inserirsi e a trovare lavoro e che scegono, come ne Il bandito di Lattuada, la vita dei fuorilegge. Di diverso c'è un populismo a volte eccessivo, una regia ridondante che ricorda molto certi film russi, con scene di massa e una presa di posizione politica chiaramente schierata. Comunque un bel film, molto significativo, dove i temi poi sviluppati in Riso amaro ci sono tutti, compreso un taglio stile gangster americano. Anche qui c'è una dark lady, che a differenza della Magnani di Lattuada è una figura tragica e sofferta. Torna anche Massimo Girotti, che non mostrando più il suo fisico atletico non è che abbia proprio una recitazione granchè espressiva, a differenza di quella di Andrea Checchi, che rappresenta l'uomo perduto ma recuperato. Il finale è elegiaco, con una gragnuola di zolle tirate addosso al colpevole perdonato.
 
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