Germi, Pietro - In nome della legge

elisa

Motherator
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Che dire? un film affascinante, che tratta di mafia, di potere economico e dell'amministrazione della giustizia, in una Siclia bruciata dal sole che sembra l'Arizona con i suoi western. I mafiosi vanno a cavallo come i cowboy, così come il pretore, mentre tutti gli altri a dorso di mulo o di asino a seconda del ruolo sociale. Poi c'è il popolo che si muove a piedi, creando scene d'insieme molto suggestive. Il pretore, interpretato da Massimo Girotti è un eroe solitario, che non demorde e che arriva alla fine ad avere il rispetto del capomafia, uomo giusto che sta dalla parte sbagliata. Ed è proprio l'ambiguità del ruolo dei mafiosi, che rende questo film molto discutibile dal punto di vista storico e politico. E' un neorealismo politico, di denuncia, anche se ambiguo, che fa scuola ai film sulla mafia che verranno dopo. Girotti è molto credibile nell'impersonare il pretore duro e puro, la regia di Germi è talvolta spietata nel descrivere un mondo ipocrita, vigliacco e primitivo. Direi un film da conoscere, molto importante.
 
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giovaneholden

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Ennesima dimostrazione della grandezza di Germi,ancora non riconosciuta nell'interezza della sua opera.Un film anticipatore di tante opere sulla malavita,decisamente capostipite di molte pellicole a venire. Grande direzione degli attori,sicuramente da rivalutare.
 

elisa

Motherator
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secondo me è proprio il rifiuto di Germi di mettere da una parte i buoni e da una parte i cattivi, a non aver reso giustizia alla sua cinematografia, troppo moderno per tempi in cui bisognava identificare il bene e il male senza nessuna sfumatura. E poi questa regia di ampio respiro senza nessuna concessione al regionalismo, che tanto è amato nel nostro cinema.
 

maurizio mos

New member
secondo me è proprio il rifiuto di Germi di mettere da una parte i buoni e da una parte i cattivi, a non aver reso giustizia alla sua cinematografia, troppo moderno per tempi in cui bisognava identificare il bene e il male senza nessuna sfumatura. E poi questa regia di ampio respiro senza nessuna concessione al regionalismo, che tanto è amato nel nostro cinema.

Ottima osservazione Elisa: è indubbio che Germi sia stato un regista "diverso" per i suoi tempi. Se pensiamo poi che troppi film o sceneggiati contemporanei sono ancora sviluppati proprio con quel volere i buoni e i cattivi, il regionalismo...
 
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