Hesse, Hermann - Per via

fabiog

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E quando fui salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare,
il regno dei morti si aprì dinanzi a me:
di mille antichi avi una tregenda,
un balenio di spiriti guizzanti.
E mi afferrò bizzarra l'intuizione
che io non sono un singolo, un estraneo,
che la mia anima, lo sguardo dei miei occhi,
la mia bocca, l'orecchio, la cadenza dei passi
non sono nuovi e non soltanto miei
nè la mia volontà che reputai sovrana.

Un raggio della luce io sono,una foglia sull'albero
di stirpi innumerevoli le cui genti
antiche vissero in boschi e in migrazione,
ed altri scatenati di guerra in guerra
ed altri ancora dei quali le dimore
costruite con oro e legno raro
nelle belle città si eressero splendenti.

Da loro sino allo sguardo silenzioso
che mia madre ebbe nel morirmi
è stato solo un certo e inarrestabile
cammino sino a me ed è lo stesso
cammino che mi porta alla deriva
dei tempi verso uomini di cui
sono avo remoto e ne contengo nella mia la vita.

E quando fui salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare,si fece la mia vita
e il mio occhio che scruta e il cuore che batte,
un feudo inestimabile che grato io detenevo
senza essere per questo possessore
del suo valore e della sua bellezza che perciò non passa
Ed aleggiò sulla mia fronte,
lieve, la fredda brezza delle cime
 
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