E se la Divina Commedia non fosse quella che leggiamo?

Vladimir

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Come è ben noto di Dante non ci rimane nessun manoscritto, neanche il più piccolo appunto, sappiamo solo che la sua grafia era molto sottile. Boccaccio, nelle sua biografia dedicata al toscano, racconta che poco dopo la morte del poeta, i figli non riuscissero più a trovare gli ultimi 13 canti del Paradiso. Una notte, Jacopo sognò suo padre che gli rivelò che quei manoscritti erano in una fessura del muro del suo studio; questi il giorno dopo controllò ed effettivamente quei fogli erano nella parete. Poco tempo dopo, tutti i manoscritti di messer Alighieri sparirono senza lasciare traccia. I dantisti ritengono affidabile la narrazione di quest'episodio, e pensano che qualcuno abbia fatto sparire quei manoscritti per qualche motivo: ma chi e perché non si sa. Ad oggi sono stati setacciati tutti monasteri dell'Emilia, del Veneto e della Toscana, ma non è stato mai rinvenuto niente. La Commedia è stata ricostruita sulla base di centinaia di manoscritti più o meno affidabili. Ora la mia domanda è questa: e se un giorno venissero a galla i manoscritti di Dante e scoprissimo che la Divina è profondamente diversa da quella che conosciamo? Della versione attuale cosa ne dovremmo fare: darla alle fiamme, oppure considerarla un'opera poetica del popolo italiano (un po' come i poemi omerici)? Io propendo per la seconda. Voi?
 
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zolla

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Sono d'accordo con te Vlad,è come se dovesse uscire una versione più antica della Bibbia,non si può gettare alle ortiche tutto.Comunque il fatto che ci abbia messo le mani coi suoi celebri commenti Boccaccio dovrebbe essere garanzia di qualità e veridicità.
 

lavy

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non la sapevo questa cosa.. mi piacciono questi " misteri letterali" comunque penso che sarebbe giusto renderla pubblica a tutti.. per la gioia di tutti gli studenti che sono anni che studiano la divina commedia e dovrebbero riniziare da capo :) (piuttosto mi taglio un dito)
 

mìmir

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Divina Commedia o commedia e basta?

Pare, anzi il sospetto è più che fondato, che non ci sia un testo autografo della "Commedia" perchè Dante usò come base un testo arabo, abilmente adattato.
A prova di questo, ci son diverse frasi in arabo o ebraico nascoste qua e la:
Una potrebbe essere il famoso "papè satan aleppe" - scritto correttamente sarebbe : "bab el shaitan, al rabba" traducibile con : porta di shaitan (l'avversario) il grande.


http://www.coreis.it/Testi/Mansur_Dante e l'Islam.htm
 
I

i0ri

Guest
Per come la conosciamo noi la Divina Commedia è una grande fonte di sapienza e di verità, una nuova versione farebbe scaturire solo un gran parapiglia tra i critici per confermare la validità di una o dell'altra opera.
D'accordo anch'io con te Vlad :wink:
 

Vladimir

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Pare, anzi il sospetto è più che fondato, che non ci sia un testo autografo della "Commedia" perchè Dante usò come base un testo arabo, abilmente adattato.
A prova di questo, ci son diverse frasi in arabo o ebraico nascoste qua e la:
Una potrebbe essere il famoso "papè satan aleppe" - scritto correttamente sarebbe : "bab el shaitan, al rabba" traducibile con : porta di shaitan (l'avversario) il grande.


http://www.coreis.it/Testi/Mansur_Dante e l'Islam.htm

Su questa questione io ci andrei piuttosto cauto, non è la prima volta che questo discorso salta fuori, ma io sono molto scettico per alcune ragioni: non abbiamo nessuna prova che Dante conoscesse l'arabo e sappiamo per certo che NON sapeva il greco (pertanto non vedo come avrebbe potuto parlare col mondo arabo); le tradizioni comuni delle due religioni sono date, a mio parere, da una matrice comune di ispirazione, ossia il Giudaismo; molti dantisti e filologi semitici sono d'accordo che quelle frasi pronunciate da Pluto, semplicemente, non significano niente. Non è da escludere che Dante conoscesse qualche parola di arabo (ripeto non la lingua araba) scorretta, oppure che avesse un'idea della cultura e della religione islamica, ma da qui ad affermare che la Commedia è un riadattamento di un testo islamico, secondo me ce ne passa. Ripeto, opinioni personali:)
 

mìmir

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non abbiamo nessuna prova che Dante conoscesse l'arabo e sappiamo per certo che NON sapeva il greco (pertanto non vedo come avrebbe potuto parlare col mondo arabo)

forse gli arabi, essendo presenti in quasi tutto il mediterraneo, parlavano altre lingue oltre al greco. Forse Dante frequentava i francescani i quali avevano conventi in Terrasanta E parlavano anche arabo (quelli di Santa Croce a Firenze, presso i quali - probabilmente - studiava?)


molti dantisti e filologi semitici sono d'accordo che quelle frasi pronunciate da Pluto, semplicemente, non significano niente.

aaaah, un pò come il famoso "abracadabra" che è una variazione di Ha b'raka abba... (la benedizione del Padre)... :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
sulle influenze arabe nella Divina Commedia si è soffermato a lungo anche Ohran Pamuk che suggerisce la capacità di culture diverse ma prossime, di esprimersi nello stesso tempo o in tempi di poco differiti, con le stesse opere e le stesse elaborazioni di pensiero, come se il frutto arrivasse a maturazione nello tempo senza per questo essersi mai incontrati. Proprio perchè i pensieri scorrono liberi al di là dei confini e quindi suggeriscono a chi riesce con grande apertura mentale e sensibilità a captarli, innovazioni impensabili, anche contemporaneamente, in realtà culturali diverse.
 

mìmir

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Proprio perchè i pensieri scorrono liberi al di là dei confini e quindi suggeriscono a chi riesce con grande apertura mentale e sensibilità a captarli, innovazioni impensabili, anche contemporaneamente, in realtà culturali diverse.

E Dante, da buon esule, avrà incontrato parecchie persone nelle sue stesse condizioni, allargando quindi i suoi orizzonti culturali.
E anche perchè non me lo vedo andare su e giù per le altrui scale borbottando frasi senza senso, alla supercalifraligilistic.

* Orhan Pamuk si è ispirato a Dante nel suo romanzo "la vita nuova", un bel libro sulla ricerca del proprio "doppio". :)
 

Sir

New member
La questione è interessante, però va detto che ormai (purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista) di spazio per la fantasia non ne rimane più tanto.
Dobbiamo accettare il fatto che del manoscritto originale non se ne ha traccia e molto probabilmente non esiste più; questo nonostante non manchino i filologi ossessionati dalla sua ricerca, che non desistono...:D
Dobbiamo anche entrare nell'ottica dell'operazione di "copiatura" medievale, ben diversa da come la intendiamo oggi: a quel tempo non si parlava di diritti d'autore, chi copiava si sentiva pienamente autorizzato a modificare il testo, con fini nobili (renderlo più comprensibile ai destinatari) ma anche strettamente personali, nonchè per ignoranza, assai diffusa anche nei monasteri.
Questo per dire che non sempre, anzi quasi mai, c'è un vero motivo dietro le divergenze tra una versione e l'altra. Con l'indagine filologica abbiamo pazientemente ricostruito la storia di queste divergenze per trovarne il minimo comune denominatore, che non è l'originale ma gli si avvicina; la straordinaria edizione del Petrocchi, ad esempio, riassume tutto questo.
Le edizioni che leggiamo adesso non sono scritte secondo il capriccio di un critico che può variare dalla notte al giorno, si portano dietro tutta una storia di studi filologici che, pure non arrivando alla certezza, forniscono dei dati insindicabili.
Ce ne sono tante di teorie come quella dell'influenza araba, tutte hanno un fondo di verità comune che ne sta nella poliedricità degli interessi e della cultura di Dante, ma non c'è proprio lo spazio per immaginare qualcosa di concreto e dimostrabile.
Non vale nemmeno la pena, secondo me, di indulgere in tali fantasie. Cosa sarebbe realmente la Commedia, com'era in origine... domande a mio avviso superflue, di fronte alla straordinarietà che Dante mantiene con tutti i suoi settecento anni di modifiche. :)
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
La questione è interessante, però va detto che ormai (purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista) di spazio per la fantasia non ne rimane più tanto.
Dobbiamo accettare il fatto che del manoscritto originale non se ne ha traccia e molto probabilmente non esiste più; questo nonostante non manchino i filologi ossessionati dalla sua ricerca, che non desistono...:D
Dobbiamo anche entrare nell'ottica dell'operazione di "copiatura" medievale, ben diversa da come la intendiamo oggi: a quel tempo non si parlava di diritti d'autore, chi copiava si sentiva pienamente autorizzato a modificare il testo, con fini nobili (renderlo più comprensibile ai destinatari) ma anche strettamente personali, nonchè per ignoranza, assai diffusa anche nei monasteri.
Questo per dire che non sempre, anzi quasi mai, c'è un vero motivo dietro le divergenze tra una versione e l'altra. Con l'indagine filologica abbiamo pazientemente ricostruito la storia di queste divergenze per trovarne il minimo comune denominatore, che non è l'originale ma gli si avvicina; la straordinaria edizione del Petrocchi, ad esempio, riassume tutto questo.
Le edizioni che leggiamo adesso non sono scritte secondo il capriccio di un critico che può variare dalla notte al giorno, si portano dietro tutta una storia di studi filologici che, pure non arrivando alla certezza, forniscono dei dati insindicabili.
Ce ne sono tante di teorie come quella dell'influenza araba, tutte hanno un fondo di verità comune che ne sta nella poliedricità degli interessi e della cultura di Dante, ma non c'è proprio lo spazio per immaginare qualcosa di concreto e dimostrabile.
Non vale nemmeno la pena, secondo me, di indulgere in tali fantasie. Cosa sarebbe realmente la Commedia, com'era in origine... domande a mio avviso superflue, di fronte alla straordinarietà che Dante mantiene con tutti i suoi settecento anni di modifiche. :)

Detesto essere d'accordo con un piro. :p
 

mìmir

New member
Le edizioni che leggiamo adesso non sono scritte secondo il capriccio di un critico che può variare dalla notte al giorno, si portano dietro tutta una storia di studi filologici che, pure non arrivando alla certezza, forniscono dei dati insindicabili.
Ce ne sono tante di teorie come quella dell'influenza araba, tutte hanno un fondo di verità comune che ne sta nella poliedricità degli interessi e della cultura di Dante, ma non c'è proprio lo spazio per immaginare qualcosa di concreto e dimostrabile.
Non vale nemmeno la pena, secondo me, di indulgere in tali fantasie. Cosa sarebbe realmente la Commedia, com'era in origine... domande a mio avviso superflue, di fronte alla straordinarietà che Dante mantiene con tutti i suoi settecento anni di modifiche. :)

Non direi che sono fantasie, prendiamo per esempio la famosa frase :"come sa di sale lo pane altrui" che viene interpretata - ormai universalmente - come una constatazione sull'amarezza della vita dell'esule.
E se non fosse altro che una semplice costatazione sul fatto che il pane toscano è senza sale, mentre quello altrui è salato? Si confonde salinità con amarezza.
E Se "come sa di sale" significasse che - fuori dall'area dell'influenza della Chiesa - lo "pane altrui", sia molto più sapido, più intriso di "sapere"?
Non dimentichiamo che moltissimi manoscritti greci si sono salvati grazie alla cultura araba.

http://www.homolaicus.com/Letteratura/scalae.htm
e non è questo il solo libro incentrato su un viaggio nell'aldilà:

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_libro_di_Arda_Viraf

Il simbolismo della Divina Commedia è comune a tutti i libri mistici dell'epoca, Dante ha avuto il pregio e la "santa" idea, di rendere questo sapere accessibile anche in campo cristiano.
E' innegabile che qua e la ci siano frasi incomprensibili, dire che ogni tanto Dante "cazzeggiava" e scriveva cose senza senso mi sembra una maniera un pò troppo facile per risolvere il problema.
Senza offesa per nessuno, ovvio.
Altra frase misteriosa
Purgatorio VIII,80 ; "la vipera che il milanese accampa"
I milanesi, i Visconti, tanto per intenderci, hanno sul "campo dello scudo" una vipera, normalmente chiamato biscione.... non si circondavano di traditori.

Dante conosceva le vicende dei Templari, altra gente che andava avanti e indietro nel mondo islamico : piazza Filippo il Bello nel canto XX (v.93) del purgatorio accusandolo di essere un pirata che "portò nel tempio le cupide vele della sua nave".
 

Sir

New member
E' innegabile che qua e la ci siano frasi incomprensibili, dire che ogni tanto Dante "cazzeggiava" e scriveva cose senza senso mi sembra una maniera un pò troppo facile per risolvere il problema.

Non ho assolutamente detto questo.
Mi riferivo ai copiatori, non certo a Dante.
Spesso loro non comprendevano i dotti riferimenti di Dante, e reinterpretavano il testo secondo il loro giudizio, com'era abitudine del tempo.

Riguardo alle letture mistiche della Commedia: interessanti, ma a me sembra che, per il gusto dell'ignoto, ci stiamo concentrando sui lati della vita e della cultura di Dante che non conosciamo, dimenticando che ce ne sono tantissimi altri che invece conosciamo.
La filologia è una scienza, le teorie vanno dimostrate; in assenza di prove, grazie ai dati filologici che abbiamo resta altamente improbabile che Dante intedesse dire che il pane, al di fuori della Chiesa, è più saporito.
Poi ognuno può leggerci quello che vuole, ci mancherebbe, è una delle cose belle della poesia.:)
 

mìmir

New member
Non ho assolutamente detto questo.

Poi ognuno può leggerci quello che vuole, ci mancherebbe, è una delle cose belle della poesia.:)

dai una occhiata, anche veloce, al primo link che ho messo : noterai che le analogie tra gli scritti son molto più che "una lettura" soggettiva. :)

E persino nel Corano è citato il viaggio mistico di cui stiamo parlando :

1° versetto - XVII Sura del Corano:
"Gloria a Colui che di notte trasportò il Suo servo dalla Santa Moschea alla Moschea remota di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri segni. Egli è Colui che tutto ascolta e tutto osserva".

La moschea remota non è poi tanto remota : "remota" è la traduzione in italiano di "Al Aqsa", nome della Moschea di Gerusalemme.... vedi come è facile cambiare le cose?
La santa moschea è quella della Mecca, quindi il viaggio si svolse da la Mecca a Gerusalemme dove - sulla roccia di Abramo - gli vennero fatte delle rivelazioni.

La Divina Commedia non è originale, è la versione di Dante di racconti - probabilmente persiani - di un "ascensione al cielo".
Lui l'ha cristianizzato... anche se, la presenza di Virgilio, potrebbe alludere alla provenienza "pagana" dello scritto.
Sto uscendo troppo dal seminato? :)
Scusatemi.
 
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