My Bloody Valentine - Loveless

Apart

New member
cvr-loveless.jpg




My Bloody Valentine


Loveless (1991)

Immaginatevi un sogno, un qualsiasi vostro sogno. Immaginatevi anche una colonna sonora per uno qualsiasi dei migliori momenti della vostra vita. Pensate che tutto quello che non riesce ad essere espresso grazie alle parole può essere compreso grazie alla musica e alle atmosfere che riesce a creare quando qualsiasi verbo può rovinare una situazione intensissima.
“Close my eyes. Feel me now. I don't know, maybe you could not hurt me now” sono i versi di “Sometimes”, canzone numero 8 di “Loveless”, secondo disco dei My Bloody Valentine dove la musica diventa sogno e il rock, il pop, il noise, non esistono più; lasciati alla condizione statica in cambio di un viaggio etereo e malinconico tra i meandri della passione.
Le canzoni incluse nel secondo - seminale - disco della band di Kevin Shields (che ora alterna produzioni coi Primal Screma a colonne sonore per Sophia Coppola) sono undici graffi atmosferici lontanissimi dal pasticcio di suoni che un ascoltatore inesperto può cogliere ai primi secondi di “Only Shallow”, carichi di intime riflessioni e di eterea trascendenza in quello che oggi siamo soliti definire dream-pop. L’influenza di questo disco può essere riscontrata in parecchia musica moderna - dai Mojave3 agli M83 - rendendo l’atteggiamento introverso proprio dello shoegaze non solo un’attitudine musicale ma una vera e propria filosofia.
Un po’ di storia, è il 1990 e il signor Kevin Shields aveva appena dato alle stampe il concettuale e germinale “Isn’t anything” - arrivato dopo un esordio dark punk come “This is your Bloody Valentie” -. Non pago del lavoro svolto, decise di arricchire ulteriormente la sua vasta gamma di suoni e soluzioni grazie anche ad un buon lavoro sull’elettronica e i campionamenti, ottimo collante che contribuisce a far decollare episodi come “To Here Knows When” e “Blown a Wish”. “Loveless” esce nel 1991 per la Creation di Alan McGee - anni in cui si fecero notare anche Primal Scream e gli scomparsi Inspiral Carpets - e ampliando i concetti acerbi dei Jesus and Mary Chain definisce con un’opera concettuale ma non per questo senza pathos ed emotività, i confini seppure fluidi e mai stabili, del sopra citato “dream-pop”.
Oltre ad episodi onirici macchiati d’elettronici come i brani prima elencati, si possono contare anche dei frammenti più ispirati al rock come “Loomer” e “When you sleep” - la cui influenza si può avvertire nella stragrande maggioranza della scena underground attuale, non ultimi i Blonde Redhead di “Misery is a Butterfly” o i Mercury Rev di “Deserter’s song” - e veri e propri viaggi che ricordano il post-rock dei Sigur Ros senza avere nulla a che vedere né con i Sigur Ros né tantomeno col post-rock (vabbè forse un pochino…); vale a dire “I Only Said” e, soprattutto, “Sometimes”.
Il crescendo emotivo che caratterizza questa canzone è dato da alcuni espedienti tecnici come una chitarra acustica ritimica riverberata e un’elettrica che manda feedback e pesanti overdrive di tipico stampo post-punk (“Psycho Candy”) e il risultato è magia pura; poi c’è la voce filtrata di Kevin Shields e l’elettronica in crescendo che aumenta un’intensità che sul finale rischia di diventare quasi insostenibile.
Spesso sottovalutato dalle rivista di settore “di grido”, spesso sconosciuto dai cosiddetti “rockettari”, “Loveless” è un disco assolutamente prezioso, che offre nuove spiragli e nuove interpretazioni da tredici anni a questa parte. E ogni volta che ci si lascerà andare alla onirica magia delle sue canzoni, non si potrà fare a meno di restare incantati, affascinati ed inquietati allo stesso tempo da questa multiforme creatura.

Hamilton Santià

(tratto da http://www.rocklab.it/recensioni.php?id=698)
 

saetia

kollaps!
ottimi gusti Apart! :)
album epocale.... penso di aver consumato i solchi del cd a forza di sentirmi Soon.. :)
 

ArturoBandini

New member
Io l'ho consumato a forza di sentirmi Sometimes. :) tra le vette della prima parte degli anni '90, con quella voce che quasi timida ha paura di sovrapporsi agli strumentii.
 
Alto