Ungaretti, Giuseppe - Vita di un uomo

Vladimir

New member
"Volevo lasciare una bella biografia", questo è lo scopo che Ungaretti pone alla sua poesia. E il buon Giuseppe globalmente ci riesce, delineando con forza i vari periodi della sua vita, del suo sentire poetico. La sua lirica è sempre molto legata al suo vissuto presente o passato, e diffcilmente diventa pura speculazione filosofica. Con questo non voglio affermare che ci troviamo di fronte a un sentire poetico semplice e immedianto, anzi, tutt'altro. Spesso, soprattutto le poesie de L'Allegria e del Sentimento del tempo, necessitano di più letture e riflessioni per riuscire a dare loro un senso. Ma la cosa più bella della lirica ungarettiana è la purezza e l'equilibrio con cui usa la parola: in un epoca di forte crisi del linguaggio poetico, egli recupera il cantare della nostra poesia, quel cantare che attraverso Dante, Petrarca, Ariosto, ci fece grandi nel mondo. Se letto in questa prospettiva, l'esperienza che il buon Giuseppe ci propone è ancora più avvolgente; lasciatevi coinvolgere dalla purezza delle sue parole e al diavolo i simboli... Perché la poesia non può essere composta solo da belle parole? A conferma di ciò, le più belle raccolte sono proprio le prime dove la ricerca della parola, della purezza dell'espressione, è più spasmodica e minimalista. Ungaretti scaglia frecce di un metallo incandescente, che in pochi fonemi, concretizzano riflessioni profonde e fulminanti, le quali personalmente mi ricordano l'efficacia di certe frasi bibliche. Degna di nota la raccolta Il Dolore che dedicò al figlioletto Antonietto, morto a soli 9 anni nel 1939, per un appendicite malcurata; la tragedia, tuttavia, non viene usata per ottenere facili effetti poetici: anzi, la sofferenza, il ricordo del bambino, sono sempre mediate da una serena tenerezza, da una speranza nel domani che non viene mai meno.
Meno interessanti, ma solo per mio gusto personale, sono le raccolte della vecchiaia, dove la meditazione si fossilizza un po' troppo sullo scorrere del tempo, che a tratti diventa una vera ossessione. Ma, a parte qualche calo di tensione, è un libro godibile, una bella luce nel buio della nostra letteratura del XIX e XX secolo.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Alto