Finire o non finire, questo è il problema...

Dory

Reef Member
Se un libro che state leggendo, non vi piace, vi annoia e non vedete l'ora di togliervelo di mezzo per iniziarne un altro, lo lasciate o lo finite?

Vi sembra giusto lasciare un libro a metà?
Una volta una professoressa di lettere mi disse che un libro non va mai abbandonato, che è un sacrilegio non finirlo, che chi ama la lettura e i libri non dovrebbe mai lasciare un libro a metà.
Pennac mette tra le dieci regole del lettore quella di poter lasciare un libro se non ci piace. Flaubert ha scritto "Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? " (questa traduzione non mi piace, ne ho una più bella a casa, poi la cambio).

Esistono delle eccezioni? Ci sono dei libri che bisogna sforzarsi di leggere fino alla fine anche se non ci piacciono?
 

Rasella

New member
A me dispiace lasciare un libro a metà, però ci sono dei casi in cui proprio non ce la fai ad andare avanti e, anche se sono una lettrice assidua e almeno qualche pagina al giorno la devo leggere sempre, in questi casi mi "schifa" quasi la lettura.
Allora forse è meglio lasciar perdere :ARR e tuffarsi in qualcosa di più interessante e coinvolgente, altrimenti invece di un piacere la lettura diventa un obbligo!!!
 

Mizar

Alfaheimr
Se un libro che state leggendo, non vi piace, vi annoia e non vedete l'ora di togliervelo di mezzo per iniziarne un altro, lo lasciate o lo finite?

Vi sembra giusto lasciare un libro a metà?
Una volta una professoressa di lettere mi disse che un libro non va mai abbandonato, che è un sacrilegio non finirlo, che chi ama la lettura e i libri non dovrebbe mai lasciare un libro a metà.
Pennac mette tra le dieci regole del lettore quella di poter lasciare un libro se non ci piace. Flaubert ha scritto "Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? " (questa traduzione non mi piace, ne ho una più bella a casa, poi la cambio).

Esistono delle eccezioni? Ci sono dei libri che bisogna sforzarsi di leggere fino alla fine anche se non ci piacciono?
Se fossi in te, farei uno scherzo telefonico (di quelli ba*tar**) alla professoressa citata, ogni sera :mrgreen:

Se si tratta di letteratura artistica, si legga solo ciò che si apprezza davvero. Altrimenti non si va da nessuna parte dimenticando il senso stesso del leggere - o, in assoluto, dell'apprezzamento di opera d'arte.
 

Dory

Reef Member
Se fossi in te, farei uno scherzo telefonico (di quelli ba*tar**) alla professoressa citata, ogni sera :mrgreen:

Ma no, :mrgreen:, perché... :mrgreen:

Se si tratta di letteratura artistica, si legga solo ciò che si apprezza davvero. Altrimenti non si va da nessuna parte dimenticando il senso stesso del leggere - o, in assoluto, dell'apprezzamento di opera d'arte.

"Ciò che si apprezza davvero", "il senso del leggere", queste due frasi sono molto significative perché fanno riflettere su un punto che secondo me è molto importante, ovvero la capacità di "apprezzare" un libro e "l'evoluzione", il processo di maturazione del lettore.
Se leggendo si volesse arricchire se stessi, sviluppare una certa capacità critica, conoscere i propri limiti e ampliare i propri orizzonti, allora di fronte ad uno scritto all'apparenza ostico ma che sia più o meno universalmente considerato un capolavoro, ci si potrebbe chiedere come mai non si riesce ad apprezzarlo come tale, cos'è che ci respinge dell'opera, chiedersi se davvero la si è capita fino in fondo. Bisogna chiedersi se si vuole leggere solo per diletto o se si vuole leggere per andare oltre il gusto personale, o per affinarlo, renderlo più reattivo.

Queste domande mi stanno nascendo perché ho trovato il libro che ho appena finito di leggere con molta fatica, abbastanza pesante e noioso. Un libro che è considerato un capolavoro e che si trova nella top100 del forum.
Devo dire che questa sfida letteraria si sta rivelando più interessante di quello che avevo pensato inizialmente, anche grazie alle domande di elisa ai primi che hanno terminato la sfida.
In effetti leggere un libro che si sa che viene considerato un capolavoro, ancora di più che si trova qui nella top100, è come se ti caricasse di responsabilità, la responsabilità di capire il perché piaccia quando a te non è piaciuto per niente.
Forse questo potrebbe non sembrare ai più un grosso problema. E qui ritorniamo alla frase "il senso del leggere".
Finire o non finire un libro mi sembra che dipenda anche dal motivo che diamo alla nostra lettura, che sicuramente varia da libro a libro e credo anche dal momento in cui lo leggiamo.
Nel caso del libro della sfida io mi sono riproposta appunto di capire perché non mi sia piaciuto al contario della maggior parte delle persone che l'hanno letto.
Quindi non sarebbe forse giusto estendere questo discorso a tutti i libri, per dare così al libro il beneficio del dubbio, per mettere la nostra capacità di giudizio in discussione e non il libro stesso.
Certo, ripeto, questo dipende sempre dal motivo per cui si legge. Se si legge solo per diletto allora tutto questo discorso non ha senso. :mrgreen:
 

mame

The Fool on the Hill
altrimenti invece di un piacere la lettura diventa un obbligo!!!

Non l'avevo mai vista in questi termini. Mi è sempre dispiaciuto lasciare un libro a metà. Avevo sempre in mente "Madame Bovary", che mi angosciava ma andavo avanti e alla fine sono addirittura arrivata a pensare che in fondo non era un brutto libro. Perciò ho sempre pensato che magari anche un libro che sembra farci decisamente schifo alla fine potrebbe rivelarsi una sorpresa. Però in effetti, perché sentirsi in dovere di arrivare fino in fondo? Che faccio con quei due sul ripiano? Li metto in pensione nella libreria? Magari gli lascio dentro un segnetto, a futura memoria di dov'ero arrivata........
 

nici

New member
Per fortuna non capita spesso, ma ho i sensi di colpa quelle volte che un libro non mi prende e mi sento costretta a decidere di abbandonarlo!
Però io penso che dipenda anche dal libro, e dispiace molto di più se si tratta di un classico della letteratura che tutti definiscono imperdibile!

Per fare degli esempi: Anna Karenina ho fatto una fatica bestiale a finirlo e ci ho impiegato mesi (ci ho messo di meno a scrivere la tesi di laurea, lo ricordo perchè era nello stesso periodo) però ce l´ho fatta e ne sono stata contenta; L´eleganza del riccio l´ho lasciato subito dopo le prime pagine senza nessun rimorso; Le parole segrete mi sono costretta a finirlo, perchè intanto che pensavo di lasciarlo o no ero arrivata già a metà, ma me ne sono pentita perchè potevo occupare il tempo a leggere altro!
 

Meri

Viôt di viodi
Per principio leggo fino alla fine un libro. Penso sempre be' adesso la storia partirà , oppure magari il finale mi sorprenderà. Sono ottimista e quindi do sempre la possibilità all'autore di riscattarsi. Mi è capitato di leggere a rilento le prime pagine di un libro e poi non lasciarlo più e comprare anche il seguito. Solo un libro non ho terminato: "La nausea" perchè mi dava vramente la nausea.:xaaa
 

mame

The Fool on the Hill
dispiace molto di più se si tratta di un classico della letteratura che tutti definiscono imperdibile!

Esatto! Ho lì "The Mill on the Floss" che ancora aspetta di essere terminato. Cento pagine e non è successo niente. Eppure tutti dicono che sia un libro splendido, anche in questo forum. Ho un problema io se non riesco a farmelo piacere?
 

Mizar

Alfaheimr
...Quindi non sarebbe forse giusto estendere questo discorso a tutti i libri, per dare così al libro il beneficio del dubbio, per mettere la nostra capacità di giudizio in discussione e non il libro stesso.
Certo, ripeto, questo dipende sempre dal motivo per cui si legge. Se si legge solo per diletto allora tutto questo discorso non ha senso. :mrgreen:
Secondo me riguarda tutti i libri come tutte le opere d'arte. Il senso dell'opera e delle fruizione dell'opera è sempre alterato da costrizioni: questo perché la libertà è nei cromosomi dell'arte, è nelle pieghe delle sue impronte digitali.
Ciò però non implica che capolavori indiscussi non potranno mai essere apprezzati: l'essere umano cambia e si muove sul tempo oltre che nello spazio.
A me capitò di non comprendere una certa opera musicale moderna (e, con essa, una certa 'corrente' musicale); dunque misi immantinente da parte. Sei mesi dopo vi ritornai. Oggi è (non solo un grande capolavoro ma) una delle opere musicali cui sono più legato. Ripercorrndo a ritroso le tracce dell'opera e dei mutamenti del mio 'orecchio', ricostruì o credetti di ricostruire la ragione della metamorfosi in punto d'estetica.
Il tempo conduce con se anche cambiamenti; a volte cambiamenti il cui studio funzionale - quasi da geometria analitica - a sua volte conduce a comprendere certi qual 'perché'.

Ritorno sugli ultimi due enunciati: per quanto mi riguarda, io leggo sempre per piacere (diletto).
 

isola74

Lonely member
Io porto sempre a termine un libro, anche quando mi comporta fatica e a volte leggere non è più un piacere...
Un po' perchè rispetto molto i libri, e un po' perchè comunque per giudicarlo devi sempre arrivare alla fine, ci sono libri che mi hanno annoiato almeno fino a metà e poi si sono rilevati belli all'improvviso :) e libri che sono rimasti noiosi dall'inizio alla fine, ma il gioco vale la candela sezondo me TUNZZZ
 

Minerva

New member
La penso anche io come Mizar; la lettura è un piacere; è una scelta; è libertà.
Le letture forzate, per quanto mi riguarda, appartengono ai tempi dell'università.
E' giusto, come dice Dory, cercare di andare oltre i propri gusti e provare a leggere dell'altro; ma provare non vuol dire necessariamente finire, mandando giù una lettura pesante, avvilente, banale o noiosa che sia. L'importante, a mio avviso, è non avere preconcetti; cambiare idea su qualcosa, qualunque essa sia, è segno di elasticità mentale.
W l'incoerenza :YY
 

lillo

Remember
Concordo con coloro i quali sono convinti che la lettura sia un piacere e pertanto se un libro non piace è giusto metterlo da parte.
Poi ci sono alcuni capolavori della letteratura che, se non interessano in un dato momento (e le cause possono essere molte), ripresi più tardi, riescono a liberare tutta la loro bellezza.
 

Evy

Member SuperNova
Cerco sempre di finire un libro,ma se proprio non mi prende, lo lascio da parte, ne prendo uno che mi aggrada di più e una volta finito, riprendo quello lasciato in sospeso.
 

lavy

New member
causa senso di colpa cerco sempre di finire i libri che inizio, anche se non mi piacciono, magari nel frattempo leggo anche qualcos' altro che mi prende di più, di libri che non ho finito ce ne sono stati pochi, che spero però di leggere più in qua :)
 

Dory

Reef Member
A me capitò di non comprendere una certa opera musicale moderna (e, con essa, una certa 'corrente' musicale); dunque misi immantinente da parte. Sei mesi dopo vi ritornai. Oggi è (non solo un grande capolavoro ma) una delle opere musicali cui sono più legato. Ripercorrndo a ritroso le tracce dell'opera e dei mutamenti del mio 'orecchio', ricostruì o credetti di ricostruire la ragione della metamorfosi in punto d'estetica.
Il tempo conduce con se anche cambiamenti; a volte cambiamenti il cui studio funzionale - quasi da geometria analitica - a sua volte conduce a comprendere certi qual 'perché'.

Per caso si trattava del primo CD di Giovanni Allevi? :mrgreen:

Ritorno sugli ultimi due enunciati: per quanto mi riguarda, io leggo sempre per piacere (diletto).

Mi sto ancora chiedendo perché ho usato questa parola... :boh:
:mrgreen:
 
Concordo con coloro i quali sono convinti che la lettura sia un piacere e pertanto se un libro non piace è giusto metterlo da parte.
Poi ci sono alcuni capolavori della letteratura che, se non interessano in un dato momento (e le cause possono essere molte), ripresi più tardi, riescono a liberare tutta la loro bellezza.

Anche io sono una di quelli che si appellano a Pennac...:mrgreen:
Di solito, dò due possibilità, cioè, dopo qualche tempo ritorno, e ci riprovo... ma non mi mai sforzo di finire un libro se non mi cattura... :boh:
 

Dory

Reef Member
La penso anche io come Mizar; la lettura è un piacere; è una scelta; è libertà.
Le letture forzate, per quanto mi riguarda, appartengono ai tempi dell'università.
E' giusto, come dice Dory, cercare di andare oltre i propri gusti e provare a leggere dell'altro; ma provare non vuol dire necessariamente finire, mandando giù una lettura pesante, avvilente, banale o noiosa che sia. L'importante, a mio avviso, è non avere preconcetti; cambiare idea su qualcosa, qualunque essa sia, è segno di elasticità mentale.
W l'incoerenza :YY

lillo ha scritto:
Concordo con coloro i quali sono convinti che la lettura sia un piacere e pertanto se un libro non piace è giusto metterlo da parte.
Poi ci sono alcuni capolavori della letteratura che, se non interessano in un dato momento (e le cause possono essere molte), ripresi più tardi, riescono a liberare tutta la loro bellezza.

Ecco, credo che questi due punti di vista riassumano perfettamente quello che penso anch'io. :)
 

Nikki

New member
io lo devo finire.
in parte è una scelta vincolata, so che gioca un ruolo decisivo una certa mia componente con pretese di perfezionismo nevrotico.
ma c'è anche della volontarietà, e i motivi sono:
- mi è capitato che letture noiosissime mi serbassero rivelazioni sconcertanti sul piano personale; ricordo una lettura in particolare, soffrivo terribilmente per terminarla, ma un capitolo ha rivoluzionato il mio modo di guardare al futuro. so che la lettura potrebbe sorprendermi, quindi non demordo, preferisco soffrire che perdere una occasione. così è la mia indole in generale.
- se devo odiare un libro, voglio poterlo fare a 360°. voglio avere una visuale completa. posso detestare solo conoscendo.

tutto questo può trasformare la scelta di un libro in una condanna, lo so e da quando lo so presto maggiore attenzione nella fase di scelta. ma non posso agire altrimenti.
 
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