Vichi, Marco - Donne Donne

Lollina

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Filippo Landini è uno scrittore: uno scrittore "cannibale", di quelli che vanno di moda oggi, che scrivono con le viscere e la penna intinta nel sangue. Il proprio, ovviamente (e metaforicamente).
Cose come "Carne da macello", "Cuore a morsi".
Come ogni scrittore maledetto che si rispetti, vive in una stamberga, non ha i soldi per pagare l'affitto, abusa di alcool, ha un rapporto conflittuale con il padre morto (la cui foto appesa in bagno gli fa da alter ego o da voce della coscienza).
Ma è tutt'altro che un duro: ha il cuore tenero e un debole per le donne, di tutti i colori, taglie ed età. Ma in particolare si scioglie per la bruna e misteriosa Marina, la scontrosa inserviente di un bar di infima categoria.
Insomma, ci sono solo i luoghi comuni più triti in questo romanzo di Vichi: il maledettismo, il lento scivolare nell'abisso del genio incompreso, un presunto amore per la categoria del femminile che si risolve in realtà in una carrellata di nomi, visi e corpi femminili e di coiti ripetuti, tanto numerosi da essere tutti uguali.
L'unico cameo di rilievo è quello del misterioso vicino, cacciatore e restauratore di teschi umani ....
 

pigreco

Mathematician Member
Letto molti anni fa, durante il liceo. Libro divertente, scorrevole. Le scene di sesso non sono mai volgari, anzi. Di tutte le donne elencata quella che mi è rimasta più impressa è la cuginetta del protagonista. Non vorrei sbagliare ma il riferimento al misterioso vicino di casa mi sembra riguardi il primo libro di Vichi, "L'inquilino".
 
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