elena
aunt member
Venezia, anno 1569. Un incendio all’arsenale necessita, in tempi brevissimi, di una vittima eccellente per mostrare la forza e l’efficienza della Serenissima: e chi più di un membro dei servizi segreti veneziani, che ha sempre celato la sua identità ebraica, può essere capro espiatorio più idoneo? Inizia così per Emanuel De Sante la fuga non solo da un ambiente di agi e potere ma anche da un’esistenza basata su menzogne e falsità: la strada della disperazione lo condurrà fino a Costantinopoli, coacervo di popoli e credi religiosi diversi, dove troverà finalmente una propria individualità e un sogno in cui credere (una Terra Promessa come luogo ideale di pacifica convivenza tra popoli, aperto a tutti i perseguitati). Ma i sogni spesso sono solo illusioni che poco hanno in comune con la cruda realtà: il protagonista, riappropriatisi del suo vero nome Manuel Cardoso, dovrà confrontarsi con un mondo di intrighi, di falsità, di sanguinose battaglie, di violenza gratuita e aberrante con conseguente inevitabile caduta di ogni utopia.
Il richiamo a Q sorge spontaneo sia perché gli stessi autori del collettivo Wu Ming hanno dichiarato che esso è stata l'occasione per tornare sul "luogo del delitto", al nostro romanzo d'esordio che è anche il nostro più noto sia per l’ambientazione storica ma anche per la presenza di personaggi già conosciuti nel precedente romanzo a firma Luther Blisset.
Date queste premesse, avevo sinceramente il mio timore di leggere una versione rinfrescata del medesimo romanzo o meglio un semplice tentativo di sfruttare il successo di Q presentando Altai come il suo naturale e indispensabile seguito (e come seguito di un capolavoro ……… vendite assicurate): in realtà questo romanzo è, a mio parere, completamente diverso.
Altai si presta ad essere analizzato sotto diversi aspetti. La prima cosa che salta agli occhi del lettore è il ritmo: in questo romanzoè molto accelerato, mantiene elevato il pathos durante tutta la vicenda, tanto da poter essere gustato anche come semplice narrazione avventurosa; una storia avvincente, quindi, ma questo rappresenta solo il primo livello di lettura.
In realtà il romanzo è piuttosto articolato e fornisce diversi spunti interessanti: sia dal punto di vista storico (anche per la diversa prospettiva con cui sono descritte le battaglie tra impero ottomano e la cristiana Lega santa) sia da quello psicologico (in quanto accanto alla Storia è comunque presente e in luce la storia personale dei vari personaggi) sia per l’accurata ricostruzione delle diverse ideologie religiose ma anche per il raffinato utilizzo di termini in diverse lingue o idiomi nonché per il richiamo ad alcuni principi filosofici. Particolarmente calzante per la situazione descritta, il sovvertimento del noto principio del “fine che giustifica i mezzi”.
Detto questo………non credo sia necessario specificare che il romanzo mi è piaciuto molto :wink:.
Il richiamo a Q sorge spontaneo sia perché gli stessi autori del collettivo Wu Ming hanno dichiarato che esso è stata l'occasione per tornare sul "luogo del delitto", al nostro romanzo d'esordio che è anche il nostro più noto sia per l’ambientazione storica ma anche per la presenza di personaggi già conosciuti nel precedente romanzo a firma Luther Blisset.
Date queste premesse, avevo sinceramente il mio timore di leggere una versione rinfrescata del medesimo romanzo o meglio un semplice tentativo di sfruttare il successo di Q presentando Altai come il suo naturale e indispensabile seguito (e come seguito di un capolavoro ……… vendite assicurate): in realtà questo romanzo è, a mio parere, completamente diverso.
Altai si presta ad essere analizzato sotto diversi aspetti. La prima cosa che salta agli occhi del lettore è il ritmo: in questo romanzoè molto accelerato, mantiene elevato il pathos durante tutta la vicenda, tanto da poter essere gustato anche come semplice narrazione avventurosa; una storia avvincente, quindi, ma questo rappresenta solo il primo livello di lettura.
In realtà il romanzo è piuttosto articolato e fornisce diversi spunti interessanti: sia dal punto di vista storico (anche per la diversa prospettiva con cui sono descritte le battaglie tra impero ottomano e la cristiana Lega santa) sia da quello psicologico (in quanto accanto alla Storia è comunque presente e in luce la storia personale dei vari personaggi) sia per l’accurata ricostruzione delle diverse ideologie religiose ma anche per il raffinato utilizzo di termini in diverse lingue o idiomi nonché per il richiamo ad alcuni principi filosofici. Particolarmente calzante per la situazione descritta, il sovvertimento del noto principio del “fine che giustifica i mezzi”.
Detto questo………non credo sia necessario specificare che il romanzo mi è piaciuto molto :wink:.