Shakespeare, William - Riccardo III

Dorylis

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Il Riccardo III (The Life and Death of King Richard III, "Vita e morte di re Riccardo III") è l'ultima di quattro opere teatrali nella tetralogia minore di William Shakespeare sulla storia inglese: conclude un racconto drammatico cominciato con Enrico VI, parte 1 e continuato con Enrico VI, parte 2 e Enrico VI, parte 3. Dopo Amleto, questa è l'opera teatrale più lunga di Shakespeare.
L'intera tetralogia è stata composta verso l'inizio della carriera di Shakespeare: il periodo più probabile di composizione è tra il 1591 e il 1592.
Culminando con la sconfitta del malvagio re Riccardo III di York nella battaglia del campo di Bosworth alla fine dell'opera, il Riccardo III è una drammatizzazione degli eventi storici recenti per Shakespeare, conclusi nel 1485, dopo la guerra tra le due famiglie dei Lancaster e degli York (Guerra delle due rose) e la presa di potere definitiva dei Tudor. Il monarca Riccardo III è descritto in modo particolarmente negativo.
La commedia ha inizio con Riccardo che elogia il fratello, re Edoardo IV d'Inghilterra, il maggiore dei figli di Riccardo, Duca di York.
« Ormai l'inverno del nostro travaglio
s'è fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York »
Da notare come nella traduzione italiana si perda l'assonanza fra il termine sole (sun) e figlio (son). Il monologo rivela l'invidia e l'ambizione di Riccardo, in quanto suo fratello Edoardo regna il paese con successo. Riccardo è un orrendo gobbo, che descrive sè stesso come
« plasmato da rozzi stampi" e "deforme, monco", privo della minima atrattiva per "far lo sdilinquito bellimbusto davanti all'ancheggiar d'una ninfa". »
« Ho deciso di fare il delinquente
E odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età. »
Senza molte pretese di accuratezza cronologica (che egli professa di disprezzare), Riccardo cospira affinchè suo fratello Giorgio, che lo precede come erede al trono, sia condotto nella Torre di Londra come sospettato di assassinio; Riccardo, per riuscire nel suo intento, corrompe un indovino per confondere il re sospettoso.
Successivamente Riccardo entra nelle grazie di Lady Anna, la vedova di un Lancaster, Edoardo di Westminster, il principe di Galles. Riccardo si confida con il pubblico:
« Prenderò per moglie la figlia più giovane di Warwick.
SÃì, le ho ucciso marito e padre, ma che importa? »
Nonostante il pregiudizio di lei nei confronti di Riccardo, Anna è vinta dal suo corteggiamento e accetta di sposarlo. Riccardo, in collaborazione con il suo amico Buckingham, Enrico Stafford, secondo duca di Buckingham, trama per la successione al trono, e si presenta agli altri signori come un uomo devoto e modesto, senza alcuna pretesa di grandezza. Riesce così a convincerli a sceglierlo come re alla morte di Edoardo IV - la morte del quale, ironicamente, non vede Riccardo coinvolto in alcun modo - eventualmente non dando peso alle rivendicazioni del giovane nipote innocente, il principe nella torre.
Riccardo si assicura attivamente il possesso della corona. Egli assassina chiunque si frapponga ad esso nella scalata al potere, inclusi il giovane principe, Lord Hastings, il suo precedente alleato Buckingham, e addirittura sua moglie. Questi crimini non passano inosservati,e quando Riccardo perde ogni tipo di appoggio, egli si trova ad affrontare il conte di Richmond, Enrico VII' d'Inghilterra nella battaglia di Bosworth Field. Prima della battaglia, Riccardo riceve la visita dei fantasmi delle persone che ha ucciso, i quali gli dicono
« Dispera e muori! »
Si sveglia implorando Gesù di aiutarlo, e lentamente comprende di essere rimasto solo nel mondo che egli stesso odia. Nonostante il combattimento inizialmente sembri procedere per il verso giusto, Riccardo si ritrova presto solo in mezzo al campo di battaglia, e urla sconsolato il verso sovente citato "Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!". Riccardo viene quindi sconfitto in seguito ad un combattimento corpo a corpo con Richmond, che lo trafigge con la spada.
In termini drammatici, forse la caratteristica più importante (e, opinabilmente, la più divertente) è l'improvviso cambiamento del personaggio di Riccardo. Per la prima metà della commedia, lo vediamo come una sorta di anti eroe, che provoca violenza e si compiace per questo:
« Io mi sono ingannato fino ad oggi sopra la mia figura;
S'ella mi trova, al contrario di me,
Un uomo di straordinario fascino.
M'accollerò, costi quel che costi, la spesa d'uno specchio; »
Quasi immediatamente dopo l'incoronazione, comunque, la sua personalità e le sue azioni prendono una piega oscura. Egli tradisce il fedele Buckingham ("Non sono in vena oggi!"), e cade vittima dell'insicurezza ("Sono così corroso dal sangue, che peccato richiamerà peccato"); ora egli vede ombre dove non ve ne sono e il suo destino che verrà. ("Dispera e muori!").

Tragedia incentrata sulla meschina figura di Riccardo III è in certi punti un po' lenta e si fa confusione con il grande numero di personaggi tutti con nomi simili. E'comunque un'opera letteraria di grande spessore ed è un vero ritratto dell'ambizione umana. 7/10
 
Ultima modifica di un moderatore:
Questo libro è cinico e superbo. La figura di riccardo III (insieme a quella di lady Macbeth) è quella che ha + carisma e curata in ogni singola sfumatura secondo me. Tragedia bellissima. Bello anche il film.
 

fabiog

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Al contrario dell'Enrico VI, questa tragedia l'ho trovata meno corale e più incentrata proprio su un singolo personaggio, Riccardo III appunto.
Personaggio cinico, crudele estremamente abile nel cogliere le debolezze delle persone, la loro facile corruttibilità , un uomo estremamente attuale a mio parere.
Riccardo III è anche un personaggio complesso, fin dall'inizio sembra prigioniero di se stesso, è il suo essere gobbo, sgradevole,poco propenso a vivere l'amore che gli fà scegliere la via della crudeltà e del'omicidio; da una parte considera questo suo aspetto come una sorta di " giustificazione " per le sue azioni, ma nel contempo la sente come una condanna, come una via senza uscita ( alcuni di questi aspetti già emergevano nella parte III dell'Enrico VI ).
Bellissima tragedia, come detto attualissima per le tematiche, l'uomo non è proprio cambiato.
 
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