sergio Rufo
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Schopenhauer, in fondo in fondo, e' un pericolo.
La sua filosofia e' seducente, ammaliante, oppiacea : e' una filosofia della disillusione.
Il filosofo tedesco e' famoso per il suo pessimismo, ma questo non deve essere inteso come solo una previsione grigia del futuro, o come una filosofia senza speranza: il pessimismo e' quella corrente schopenahureiana del " negativo".
Schopenhauer vede in negativo.
La vita e' puro desiderio e quest'ultimo e' una sorta di cessazione del dolore preesistente: da qui nasce il piacere.
Persino l'amore ( ma qui forse non si sbaglia) e' il travestimento del desiderio sessuale; l'amore e' soltanto l'idealizzazione dell'oggetto della nostra volonta'.
In Schopenhauer tutto si riduce al concetto di volonta': e' una volonta' cieca, irrazionale, forte e sempre inespressa.
Il palco della rappresentazione dell'uomo e del suo mondo , nel suo profondo, si rivela come una menzogna colossale.
I sentimenti, gli uomini , la stessa storia ( bellissima la sua concezione) sono solo idealizzati, ma la realta' della natura e' molto piu' crudele e sofferente di quanto si possa credere.
Gli uomini non sono assolutamente sociali: tutta la concezione di Schopenhauer della storia verte sull'inutilita' di essa, sull'assoluta sua inconcludezza , tranne per la ripetuta , aggressivita' reciproca.
La storia in Schopenhauer e' la storia del " dramma e della tragedia" uomo e questa tragedia e' la rappresentazione della sua assura volonta' di vita, di vivere.
Il pericolo maggiore del filosofo tedesco, la sua letale arma, il suo veleno migliore , e' proprio , assurdamente, il " desiderio" dell'uomo stesso di liberarsi di questa volonta': una strada dunque verso il nulla, verso le filosofie orientali del " niente", verso il non io. Una strada che diventera' autostrada verso l'ascesi e sara' questa la sua apoteosi.
Una volonta' rinnegata nel senso di non volere, non puo' che essere volonta' ancora.
La sua filosofia e' seducente, ammaliante, oppiacea : e' una filosofia della disillusione.
Il filosofo tedesco e' famoso per il suo pessimismo, ma questo non deve essere inteso come solo una previsione grigia del futuro, o come una filosofia senza speranza: il pessimismo e' quella corrente schopenahureiana del " negativo".
Schopenhauer vede in negativo.
La vita e' puro desiderio e quest'ultimo e' una sorta di cessazione del dolore preesistente: da qui nasce il piacere.
Persino l'amore ( ma qui forse non si sbaglia) e' il travestimento del desiderio sessuale; l'amore e' soltanto l'idealizzazione dell'oggetto della nostra volonta'.
In Schopenhauer tutto si riduce al concetto di volonta': e' una volonta' cieca, irrazionale, forte e sempre inespressa.
Il palco della rappresentazione dell'uomo e del suo mondo , nel suo profondo, si rivela come una menzogna colossale.
I sentimenti, gli uomini , la stessa storia ( bellissima la sua concezione) sono solo idealizzati, ma la realta' della natura e' molto piu' crudele e sofferente di quanto si possa credere.
Gli uomini non sono assolutamente sociali: tutta la concezione di Schopenhauer della storia verte sull'inutilita' di essa, sull'assoluta sua inconcludezza , tranne per la ripetuta , aggressivita' reciproca.
La storia in Schopenhauer e' la storia del " dramma e della tragedia" uomo e questa tragedia e' la rappresentazione della sua assura volonta' di vita, di vivere.
Il pericolo maggiore del filosofo tedesco, la sua letale arma, il suo veleno migliore , e' proprio , assurdamente, il " desiderio" dell'uomo stesso di liberarsi di questa volonta': una strada dunque verso il nulla, verso le filosofie orientali del " niente", verso il non io. Una strada che diventera' autostrada verso l'ascesi e sara' questa la sua apoteosi.
Una volonta' rinnegata nel senso di non volere, non puo' che essere volonta' ancora.