Sabato, Ernesto

sergio Rufo

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Ernesto Sábato (Rojas, 24 giugno 1911) è uno scrittore argentino.

Figlio di immigrati italiani di origine calabrese. Dopo aver conseguito il dottorato in fisica e seguito i corsi di filosofia all’Università de La Plata, lavorò sulle radiazioni atomiche presso il Laboratorio Curie che lasciò nel 1945 per dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Ha scritto varie opere di saggistica sull’uomo e la crisi del nostro tempo e sulle motivazioni dell’attività letteraria, e i tre romanzi Il tunnel (1948, trad it 1967), Sopra eroi e tombe (1961, trad it 1964) e L’angelo dell’inferno (1973 trad. it 1977). Solo di recente in Italia ha assunto — con la traduzione del suo libro di memorie Prima della fine (Antes del fin, del 1997) — il ruolo che gli spetta nella letteratura mondiale. Svolse un ruolo importante nella storia argentina post-golpista, durante il governo di Raúl Alfonsín in quanto fondatore e primo presidente della CONADEP, associazione che si occupò delle ricerche e le denunce relative ai desaparecidos della dittatura militare del 1976-1983; ricerche e denunce queste che portarono poi ai vari processi dei capi militari di quegli anni.

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sergio Rufo

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"...la peste puo' dimezzare l'India, un signore puo' diventare Presidente dell'Austria, ma in realta' non succede quasi mai niente....."
Bruno in Sopra eroie e tombe.


Ho incominciato questo splendido romanzo d Sabato. Credo che siano bastate poco piu' di venti pagine per capire che questo scrittore mi piace molto.
 

sergio Rufo

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l'inizio svela tutto. La prima pagina racconta, in poche righe, come finira' tutto quanto.
Il problema di Sabato e' semplicissimo: non conta tanto la conclusione, ma come accade.
L'esistenza di Martin e Bruno, per ora, e' un esistenza imperniata su due binari: la riflessione sull'accadere e l'emotivita' di quello che noi interpretiamo.
I concetti di storia e di esistenza: sono i cardini di Sabato. Lo si intuisce immediatamente.
E che prosa! coprposa, densa, scorrevole, elegante, disinvolta.
Canovaccio classico di un romanzo, insomma.
Mi piace molto Sabato: ho letto qualcosina del suo anarchismo giovanile e dei suoi interessi politici. Anche Julia mi ha riferito alcune cose di lui e della sua relazione con la politica argentina.
Onestamente non m'interessa. Ha ragione Sabato, almeno lo scrittore: tutta la letteratura e l'estetica in essa ( la forma) non contano niente meno che niente. Risultano noiose.
Cio' che conta e' l'uomo e la sua esistenza nella storia. Sempre che ve ne sia una....
Il gioco delle possibilita' e' il ventaglio di quello che is vive: gli uomini nel mondo , nel mondo degli oggetti.
Spettacolari le serie di oggetti che Sabato a volte intercala.
 

sergio Rufo

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Julia me ne aveva parlato.
Non lo conoscevo.
Lo avevo visto in libreria ogni tanto, anche settimana scorsa.
Prezzo proibitivo, edizione elegante Einaudi.
Questa settimana l'ho preso: alcuni libri sono richiami, li si sceglie per istinto, per fiuto, per destino.

Mi sa che questo e' uno di questi.
 
Ernesto Sabato, che dire?
Si è giocato la reputazione, difficile non considerarlo.
Ma leggilo, ne parlerò dopo che lo avrai finito.
 
Reputazione di scrittore libero da strumentalizzazioni.
Non è roba da niente per un intellettuale (che non è).
 

sergio Rufo

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Posso solo dire che Sabato ha scritto uno dei piu' grandi romanzi del 900.
Un affresco splendido di un mini universo ( quello di Buenos Aires) che si trasla e diventa a tutti gli effetti un affresco della condizione umana. L'uomo visto nella totalita' delle sue possibilita'.
C'e tutto in Sabato: sentimenti, etica, politica, cinismo, realismo, onesta' intellettuale, pazzia, follia, romanticismo, logica, filosofia, avventura, storia e un pizzico di comicita'.
Ma soprattutto c'e' chiarezza d'idee, c'e' quella baldanza tipica del carattere che conosce se stesso, perche' ottimo psicologo dell'unica realta' esistente: quella della superfice.
I greci erano profondi perche' in superfice...dicevano Nietzsce ed Hegel.
Sabato, questo, lo sa benissimo: la realta' dell'uomo e' quella che noi vediamo e basta.

Capolavoro assoluto.
 

sergio Rufo

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L'immediatezza di un personaggio come D'Arcangelo e' affascinante. Affascinante per due motivi: l'incondizionatezza del proprio sentimento preso in un vortice di tempi che cambiano, che progrediscono nel tempo.
Il secondo motivo e' ancora piu' assoluto: non si capisce per quale motivo le cose non vadano dette come vanno dette.
Quasi sempre e' il pre-giudizio della tolleranza e della comprensione a condizionare i nostri giudizi.
Ha ragione Fernando: " Voi dite che il mondo e' progredito: da cosa lo deducete? dal fatto che tutto va' piu' veloce nella vosta vita? e allora ditemi per quale motivo di tempo, una persona, ne ha sempre meno?"

Il concetto di "tempo" in Sabato e'' conchiuso in se' stesso.
 

sergio Rufo

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La profondita' di Bruno sta' nel cagnolino salvato per una via di Buenos Aires.
Tutto il senso della vita che corre verso il Nulla e' in quel cagnolino.
Cagnolino che vale infinitamente di piu' delle "grandi idee" prorpio perche' il cagnolino e' una possibilita' concreta, reale, immediata, assolutamente toccabile. Il gesto dell'aiuto al cagnolino pone fine al non senso di quello che si fa perche' nel suo farsi si scaraventa nell'eternita'. Il tempo si conchiude in quel solo gesto: unico e per sempre, irreversibile.
Una volta soltanto, e' vero, ma proprio per questo inimitabile ed autentico.-

Sabato sa bene questo e il suo Bruno insieme a Martin ( che partira') lo sanno altrettanto bene: la grande idea rimane sempre un po' in la' rispetto alla possibilita' uomo. Il cagnolino e', invece, totalmente la sua possibilita'.

Fernando:" il mondo va' cosi' com'e'. Il fatto che noi ce lo immaginiamo votato al bene e' un grosso errore psicologico. Se fosse votato al bene per sua intima natura, mi dite che' bisogno c'e' di continuare a predicare il bene?"

Il cagnolino di Buenos Aires e' quel voto che ognuno nella propria scelta individuale sceglie come propria IMMEDIATA possibilita esistenziale.
Il significato dell'esistenza, in fondo, e' un cagnolino.
 

sergio Rufo

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lo sradicameto dell'immigrato dalla sua terra e' in fondo lo sradicamento ontico dell'uomo dal non essere.
Sabato spinge maledettamente il pedale sul valore ontologico dell'esistenza: l'uomo e' sradicato dal nulla che era e si ritrova nell'essere in modo spaesato.
Chi sono io? che significato ha per me esistere?
L'immigrato e' sradicato dalla terra di origine ( il suo nulla) per ritrovarsi in un paese che non e' il suo ( il suo esser-ci).
Buenos aires terra di immigrati e non-autentici diventa specchio del mondo che gira in tondo indifferente all'uomo e alla sua condizione.

Questo e' un libro davvero profondo.

PS: Io non so cosa Sabato scelte nella sua vita come impegno politico, ma posso dire che questo scrittore e' immenso quando dipinge il suo mondo.
Il romanzo di Sabato e' una fotografia d'amore verso l'uomo.
Che dire di come salva Martin, ad esempio? Il senso di tutto e' li': se hai memoria e' perche' hai sperato una volta nella tua vita.
Coraggio, Martin: il tuo viaggio patagonico e' metafora della vita che corre verso il nulla. Ma non e' la conclusione ad interessare la nostra esistenza: piuttosto e' come la fondiamo e di come la scegliamo.
Per uno spirito superiore basta un cagnolino.
 

sergio Rufo

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Sabato e' grandissimo perche' non guarda l'uomo da una prospettiva ( il soldato, il commerciante, il borghese, il rivoluzionario, ecc.ecc.): lo guarda e lo ama nella sua totalita', anche nella sua nefandezza.
La cloaca di Buenos Aires ( 50 pagine) e' un inno alla totalita' uomo: il rapporto sui cechi , un delirio alla Kafka, e' un invito a " vedere" l'uomo" sopra e sotto, avanti e dietro.
Sabato da profondo conoscitore dell'esistenza umana lo sa bene: tutto cio' che e' solo logico non spiega l'esser-ci dell'uomo.
La ratio inganna.

" Non conta se la guerra e' bene o male, ma il plotone di cui fai parte e' un valore assoluto" / scelta/
Fernando.
 
Cronologia di un disamore.

Nel 1984 Ernesto Sabato, che per me era uno scrittore di buona fama, dotato di quell'alone misterioso che circondava gli scrittori del mio paese in epoca dittatoriale - chi era rimasto nel paese era del regime o indifferente al regime, gli eroi erano gli scomparsi e gli esuli - divenne presidente della CoNaDep - Commissione Nazionale per la Scomparsa di persone. Gli fu assegnato il compito di elaborare il dossier "Nunca màs" dal presidente Alfonsìn, primo presidente eletto in democrazia.
"El informe", il dossier, diede il via alla strategia del perdono, impostando le leggi d'impunità che permisero agli assassini di salvarsi dalla detenzione - condizione non più attuata oggi grazie all'annullamento di quelle leggi, 5 anni fa.

Da allora l'immagine di Sabato corre di pari passo con un concetto di perdono che noi argentini non abbiamo digerito.

Feci pace con Borges nonostante la sua cecità politica, vediamo se riesco a far pace con Sabato, nonostante il suo ruolo di paciere strumentale a quanto sarebbe venuto dopo.
La vedo dura (ma sto leggendo Antes del fin, come vedi mi sto impegnando...)
 
Ho finito il mio tentativo di pacificazione con lo scrittore connazionale e temo sia fallito.
Ragioni diverse contribuiscono all’esclusione di Sabato dalla rosa degli scrittori di degna fama; una delle più importanti, quella che incide in maggior misura, è l’aver scritto le sue memorie con piglio giudicante escludendo l’approccio riconciliante che contraddistinse le memorie di Saramago.
Le ragioni della mia mancata conciliazione con Sabato stanno in questa isolante scelta: la maschera dello scrittore/intellettuale che rivendica una vita – quasi conclusa – come esempio per altri.
Sabato non può permettersi di indossarla, a mio avviso, considerato che i suoi trascorsi sono esempio di viltà: un intellettuale che non vede, che non sente e che non parla non è che un codardo trascrittore di illusioni.
Oltre al suo libro di memorie, dal titolo Antes del fin (Prima della fine) ho letto La Resistencia (La Resistenza); letture che non lasciano il segno e che riportano parti di storia traviate da uno sguardo limitato dal senso spirituale della vita. Un dio che tutto vede è il precursore di un pensiero – quello del nostro Sabato – che condanna gli uomini come traditori del patto con l’eterno.
Le critiche vagano dall’individuo – il guerrigliero, i sovversivi, i comunisti – alla società. Una condivisibile condanna all’ipersviluppo diventa questione centrale per accusare gli uomini di rottura con il divino – concetto che lo distanzia dal senso di distacco dall’universale che caratterizzò il suo amato amico Camus, molto citato in Antes del fin.

Sergio, leggerò comunque De héroes y tumbas che hai tanto apprezzato.
Una mancata riconciliazione non preclude la lettura di una storia. Ho l’esperienza con il Maestro, il mio amore/odio per lui mi hanno fatto vivere i migliori anni di passione letteraria; tra scontri e riappacificazioni passarono autoritarismi e scomparse.
Restano le sue meraviglie e io gliene sono grata.
 

elena

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La mia conoscenza di questo autore è recentissima……e in realtà non si tratta di una vera “conoscenza” visto che ho letto solo Il tunnel (intensa storia che ruota intorno ai pensieri ossessivi di un io-narrante, figura complessa e con evidenti difficoltà relazionali, pensieri sempre più allucinati e maniacali che sfoceranno nell’inevitabile triste epilogo, già anticipato nel freddo e razionale, ma non per questo meno strepitoso, incipit).

Come d’abitudine, distinguo sempre l’autore dalla sua opera, nel senso che se quest’ultima mi colpisce non mi faccio influenzare dal vissuto dello scrittore, soprattutto se il libro non ha alcuna attinenza con la storia di un paese o di un popolo (come mi sembra sia Il tunnel): però i commenti fatti in questo thread mi hanno incuriosito…….e, visto che l’unico libro letto di Sabato mi ha intrigato, mi piacerebbe conoscere qualche opera significativa della sua produzione (non necessariamente un romanzo), anche per capire meglio il personaggio.



Sono graditi consigli :)
 

sergio Rufo

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ciao elena.
Ti consiglio vivamente Sopra tombe ed eroi...un'affresco di una storia famigliare particolarmente stupefacente.
Per quanto riguarda il Tunnel, io l'ho trovato strabiliante proprio nell'io narrante che du definisci in difficolta' relazionale.
Io non credo, invece, a questa difficolta'. Piuttosto osservo una lucidissima analisi soggettiva/ oggettiva. La logica che pervade l'io narrante, con una ricchissima immaginazione, e' una logica che in un certo senso non si puo' contraddire, tanto e' vero che la donna da lui amata piu' volte si confonde in un gioco di si e no poco chiari, poco esaustivi. E anche quell'andare a letto con il marito ( compassione?) testimonia....
Ovvio: il parossismo lacerante lo portera' in un delirio che comunque non perde un suo certo fascino.
 
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