"Non si rendeva conto che la sofferenza lo stava arricchendo e che il suo sviluppo avveniva in direzione dell'interiorità. Avrebbe preferito fare l'amore, divertirsi, espandersi in circuiti emotivi e alleanze politiche e invece si trovava a lavorare, nella contrazione e nella compassione, al mistero della propria solitudine ignaro che, così facendo, si avvicinava alla vena più solida di quella realtà separata che definiamo arte".
Questo libro non lo so dire.
È passato qualche giorno dal momento in cui ho voltato l'ultima pagina, ma Leo e Thomas ce li ho ancora sotto la pelle, e fanno un male che pochi altri personaggi hanno saputo farmi.
La prosa di Tondelli è densa, è una prosa che richiede tempo e tante pause per lasciare che le sue parole arrivino fino in fondo, ma è anche un gioiello.
La storia narrata da Tondelli è un coltello che scava, e scava, e scava ancora un po', fino a quando non resta più niente dietro cui nascondersi. Raramente ho letto storie tanto sincere, raramente ho letto parlare d'amore con questa lucida crudeltà, e raramente ho visto il lutto rappresentato tanto bene.
"Camere separate è un romanzo difficilissimo, un romanzo che il cuore lo frantuma, ma è anche una delle letture più belle che io abbia affrontato quest'anno.