Fallaci, Oriana

asiul

New member
qui entro in territorio minato lo so e ci manca solo che sia tacciata di intolleranza religiosa ma vi pregherei di continuare la discussione sull'Islam e Cattolicesimo aprendo un 3d ad hoc, visto che l'argomento è di sicuro interesse.

Va bene elisa. Credo di aver dato origine alla discussione.Posso chiederti di spostare tutto in un altro 3D? :)

ehm...ci sarebbe anche una discussione aperta sulla preparazione del brodo vegetale, ma potrebbe rientrare nel 3D, esistente, scuola di cucina...:mrgreen:
 

asiul

New member
Tranquilla Luisa,anch'io non voglio far polemiche,anzi non ci entro quasi mai in queste discussioni,si rischia sempre di fare a sassate ...e non si arriva da nessuna parte,era solo per dire la mia,perchè la Fallaci proprio mi piaceva.
E' vero che gli abbiamo aperto le porte per i nostri interessi,ma questo lei l'ha sempre sostenuto,ha dato degli inetti ai nostri politici perchè non hanno saputo gestire questa migrazione,rischiando di creare uno stato nello stato.
Sosteneva che noi non ci accorgiamo che ci stiamo mettendo in casa un cavallo di *****,non è il velo o il crocifisso il problema,ma dalle piccolezze si vede l'arroganza,come un'ospite che entra in casa tua,certo che lo metti a suo agio,ma se comincia ad aprirti il frigorifero quando gli pare?e pian piano ti manda sul divano a dormire?e in casa sua tu non puoi toccare uno spillo? noi vediamo le persone con tutti i loro bisogni,ma loro come ci vedono noi,davvero?

Non farei mai a sassate con te ;)
 

franceska

CON LA "C"
Carissima Julia, che ci vuoi fare, io sono la contraddizione in persona, sono lunatica, incoerente, cambio idea da come mi sveglio e certi giorni sono anche un po’ razzista e ipocrita. Per quanto riguarda la minestrina hai ragione, potevo evitarla, e sarei stata disposta a propinarmela per enteroclisma, pur di non vedere così distrutto questo 3d che avevo ripescato per omaggiare la mia autrice preferita. Se volete parlare di islam e razzismo vi pregherei di passare al thread specifico dove si può di certo chiarire meglio. Faccio mea culpa per averli citati, e la mia eventuale opinione era diretta all’estremismo e alla cultura, non certo alla religione islamica. Ho un grande rispetto per tutte le religioni, con lieve propensione per quelle orientali, ma mi sento culturalmente inadatta a sostenere tali argomenti. Io volevo rendere omaggio a Oriana Fallaci un’autrice e una donna che adoro e che, anche se riuscireste a convincermi che abbia dichiarato le più grandi idiozie della terra, io la amerei e la difenderei comunque, perché la amo di un amore incondizionato, anche se so che di polemiche ce ne sarebbero a non finire… ma non ne ho voglia di farne, sarà l’età non so! Mi dispiace vedere come la gente si ricordi solo del peggio delle persone tralasciando tutto il meglio che c’è stato. Abbiate cuore, lasciatemi osannare la mia autrice preferita e qualunque cosa abbia detto e fatto, non potrà mai annientare quello che ha scritto e la grande donna che per me è stata “l’amour c’est l’amour”
Voglio aggiungere che alcuni modi aggressivi di discutere non mi piacciono, ma è difficile evitarli, ma aggiungo anche che non necessariamente bisogna marcare, sempre e comunque il territorio, qualche post si può anche saltare, soprattutto se si discute di qualcosa che non piace.



 
Ultima modifica:
Carissima Julia, che ci vuoi fare, io sono la contraddizione in persona, sono lunatica, incoerente, cambio idea da come mi sveglio e certi giorni sono anche un po’ razzista e ipocrita. Per quanto riguarda la minestrina hai ragione, potevo evitarla, e sarei stata disposta a propinarmela per enteroclisma, pur di non vedere così distrutto questo 3d che avevo ripescato per omaggiare la mia autrice preferita. Se volete parlare di islam e razzismo vi pregherei di passare al thread specifico dove si può di certo chiarire meglio. Faccio mea culpa per averli citati, e la mia eventuale opinione era diretta all’estremismo e alla cultura, non certo alla religione islamica. Ho un grande rispetto per tutte le religioni, con lieve propensione per quelle orientali, ma mi sento culturalmente inadatta a sostenere tali argomenti. Io volevo rendere omaggio a Oriana Fallaci un’autrice e una donna che adoro e che, anche se riuscireste a convincermi che abbia dichiarato le più grandi idiozie della terra, io la amerei e la difenderei comunque, perché la amo di un amore incondizionato, anche se so che di polemiche ce ne sarebbero a non finire… ma non ne ho voglia di farne, sarà l’età non so! Mi dispiace vedere come la gente si ricordi solo del peggio delle persone tralasciando tutto il meglio che c’è stato. Abbiate cuore, lasciatemi osannare la mia autrice preferita e qualunque cosa abbia detto e fatto, non potrà mai annientare quello che ha scritto e la grande donna che per me è stata “l’amour c’est l’amour”
Voglio aggiungere che alcuni modi aggressivi di discutere non mi piacciono, ma è difficile evitarli, ma aggiungo anche che non necessariamente bisogna marcare, sempre e comunque il territorio, qualche post si può anche saltare, soprattutto se si discute di qualcosa che non piace.

Cara Franceska, io rispetto il tuo amore incondizionato per la Fallaci, si può amare a prescindere, lo so.
Anch'io mi accanisco quando attaccano il mio amato Borges, e ne ha di cose da farsi perdonare. Non è facile difendere a spada tratta il proprio mentore, soprattutto quando sappiamo che, qualche grave errore, ci costringerà alla resa ideologica.
Ma c'è anche modo di tenere alto il suo onore nonostante qualche inutile battuta acida: possiamo farlo riconoscendo l'incapacità che hanno avuto alcuni intellettuali di fare a meno della platea.
Secondo me, la Fallaci ha peccato di superbia mediatica.
Questo non inficia il suo prezioso lavoro, non macchia la sua lotta, il suo anticonformismo, la sua battaglia per il diritto all'autodeterminazione - anche se in alcuni passaggi della sua opera, che ho letto tutta tutta, anche le ultime mostruosità, si intravedono pregiudizi insostenibili - ma incide sulle ripercussioni che ha avuto, in un'Italia che faceva i conti con i problemi legati allo scontro culturale (vedi integrazione ma anche strumentalizzazione politica), nel mondo intellettuale e non solo.
Lei, da molto lontano - non solo per lontananza geografica ma anche per distacco emotivo - ha evidenziato questioni lontane, appunto, da discussioni che si stavano dibattendo già, da parte di intellettuali, politici, autonomi e cittadini come me e te.
Questa posizione l'ha esclusa e lei se ne è avuta a male.
L'isolamento di un intellettuale è una cosa brutta da vedere, ed essere stata difesa da Pamparana, secondo me, è la magra eredità - la macchia, direi - che raccoglie una donna che può vantarsi di aver sopportato battaglie degne della sua integrità intellettuale.
Che alla fine, e mi dispiace per lei, è divenuta certamente disonesta.

Se ti va, andiamo a parlare di Islam in modo non fondamentalista nella stanza che ha aperto Elisa.
Condivido tutto quanto aggiunto da Sergio in questa stanza ma mi preme continuare un discorso che, tu sai, mi è molto caro.
Un abbraccio.
 

Zefiro

da sudovest
La mia opinione sulla Fallaci l'ho già espressa in passato qui

http://www.forumlibri.com/forum/sho...e-il-Diritto-di-Difesa...?p=203682#post203682 (#23)

e quindi evito di ripetermi.

Proprio per queste ragioni, che l'ultima Fallaci abbia avuto derive questionabili è un'opinione che non mi sento di condividere nemmeno un po'.

La sue tesi sono adamantine a mio modo di vedere, e non per meriti acquisiti in passato o in precedenza che debbano per forza e ciecamente farla amare, (ci mancherebbe solo questo!) ma in quanto tali fino alla fine.
 
Ultima modifica:

franceska

CON LA "C"
Quello che differisce fra noi è proprio che io non la vedo affatto macchiata, e la sua integrità intellettuale, a differenza di molti, l’ho trovata onesta fino alla morte, perché per me non ha affatto peccato di superbia mediatica. Ti dissi in altri post che non mi piace continuare le discussioni in cui tu sei ferma nelle tue idee e io bloccata nelle mie. Non dobbiamo indurre l’una o l’altra nelle proprie convinzioni. E’ così semplice, accettiamo il fatto che ancora una volta la pensiamo diversamente, tutto qua! E ancora una volta, se ci tieni tanto, la ragione te la cedo… ma è solo è virtuale e credo che soddisfi ben poco. Se ti sono sembrata acida mi dispiace ma ti garantisco che non lo ero e non lo sono affatto, e il mio post non era interamente dedicato a te, spero tu l’abbia intuito. Uso sempre un po’ di ironia per cercare di sdrammatizzare i toni che spesso su questo forum sono eccessivi e mi danno veramente noia. Su Pamparana… ti prego!!! Se ci fermiamo su chi scrive gli articoli per giudicare una persona, non ho veramente altro da aggiungere.
E se adesso vogliamo parlare della Fallaci...
 
Quello che differisce fra noi è proprio che io non la vedo affatto macchiata, e la sua integrità intellettuale, a differenza di molti, l’ho trovata onesta fino alla morte, perché per me non ha affatto peccato di superbia mediatica. Ti dissi in altri post che non mi piace continuare le discussioni in cui tu sei ferma nelle tue idee e io bloccata nelle mie. Non dobbiamo indurre l’una o l’altra nelle proprie convinzioni. E’ così semplice, accettiamo il fatto che ancora una volta la pensiamo diversamente, tutto qua! E ancora una volta, se ci tieni tanto, la ragione te la cedo… ma è solo è virtuale e credo che soddisfi ben poco. Se ti sono sembrata acida mi dispiace ma ti garantisco che non lo ero e non lo sono affatto, e il mio post non era interamente dedicato a te, spero tu l’abbia intuito. Uso sempre un po’ di ironia per cercare di sdrammatizzare i toni che spesso su questo forum sono eccessivi e mi danno veramente noia. Su Pamparana… ti prego!!! Se ci fermiamo su chi scrive gli articoli per giudicare una persona, non ho veramente altro da aggiungere.
E se adesso vogliamo parlare della Fallaci...


Ho intuito che il post non fosse interamente dedicato a me, a tal punto che il riferimento alle inutili battute acide non era riferito a te ma a un'altra persona. :wink:

Questa volta non voglio aver ragione (neanche allora, credimi, questo è un gioco che riservo a chi ritengo in grado di discorrere con me) nè cerco di convincerti; penso che si capisca molto di più - e a me serve - riflettendo sui nostri pensieri contrapposti.
Rispetto il tuo amore per la Fallaci, l'ho detto, e resto della mia idea sull'epilogo della sua carriera, completamente "esposta".
Stiamo parlando della Fallaci, e ho fatto un'analisi solo su base intellettuale.
Pamparana che fa il suo elogio non le rende merito secondo me, hai sentito le bagianate che dice in tv e in radio? :mrgreen:

Amo il contraddittorio, Franceska, così come mi piace la tua simpatica ironia; non sviliamo la sana lite con l'idea che, se ognuno ha le sue idee...
Diàmocele di santa ragione! :ABBB
 

asiul

New member
Ho intuito che il post non fosse interamente dedicato a me, a tal punto che il riferimento alle inutili battute acide non era riferito a te ma a un'altra persona. :wink:

Questa volta non voglio aver ragione (neanche allora, credimi, questo è un gioco che riservo a chi ritengo in grado di discorrere con me) nè cerco di convincerti; penso che si capisca molto di più - e a me serve - riflettendo sui nostri pensieri contrapposti.
Rispetto il tuo amore per la Fallaci, l'ho detto, e resto della mia idea sull'epilogo della sua carriera, completamente "esposta".
Stiamo parlando della Fallaci, e ho fatto un'analisi solo su base intellettuale.
Pamparana che fa il suo elogio non le rende merito secondo me, hai sentito le bagianate che dice in tv e in radio? :mrgreen:

Amo il contraddittorio, Franceska, così come mi piace la tua simpatica ironia; non sviliamo la sana lite con l'idea che, se ognuno ha le sue idee...
Diàmocele di santa ragione! :ABBB


...ma cos'è il Natale alle porte? Dio come siete buone.... :ABBB
dai non litigate, me la prendo tutta io la colpa....:YY:YY
 

asiul

New member
di C.Preve su "La forza della ragione" (prima parte)

Ho ritrovato un articolo di Costanzo Preve che vorrei farvi leggere.
Lo riporto così come scritto senza commenti di alcun tipo al solo scopo di rendervene nota.E per chiedervi se ci siano per voi delle analogie tra quanto scritto da Preve e le opinioni della Fallaci contenute in questo libro.
[di Costanzo Preve

Letteratura di guerra

A proposito di Oriana Fallaci e del suo ultimo libro "La forza della ragione"
“1. Il recente ultimo libro di Oriana Fallaci (cfr.Oriana Fallaci, La forza della ragione, Rizzoli, Milano 2004, pp.280, euro 15) fa parte di un genere letterario ben preciso. Si tratta di letteratura di guerra, più esattamente di letteratura di guerra preventiva. All'interno di questo genere letterario si tratta di un'opera molto felice, ben scritta ed estremamente efficace. Volesse il cielo che io sapessi scrivere tanto bene! Ma purtroppo gente come me è appesantita dalla cultura e dalla vergogna, e non sono mai riuscito veramente ad "odiare" qualcuno in modo assoluto. Per esempio, non riesco ad odiare gli americani.
Non appena penso alle facce ripugnanti di Bush e di Condoleeza Rice, subito penso ai poeti Frost e Lee Masters, agli scrittori su cui mi sono formato, ai piaceri della lingua inglese, agli uomini ed alle donne americane che ho conosciuto, e l'odio cade immediatamente. Invece Oriana Fallaci è puro odio: odia l'Islam (in cui non fa differenza fra arabi, turchi, persiani, Averroè e Bin Laden) in modo rotondo, sferico, indifferenziato. In un certo senso la invidio. Ci provo, ma non riesco proprio ad odiare così. E' forse per questo (anzi, ne sono convinto, proprio per questo) che Oriana Fallaci è oggi fra i provvisori vincenti, ed io fra i provvisori perdenti. Per vincere bisogna odiare. Oriana Fallaci odia, ed odia in modo talmente puro da essere quasi ammirevole (e prego di essere preso alla lettera).
2. A costo di scandalizzare il lettore pio e timorato dei valori della sinistra politicamente corretta, la cui bandiera è la doppiezza e l'ipocrisia, a me Oriana Fallaci non riesce ad essere antipatica. C'è qualcosa di grande in questa odiatrice acquattata in un alloggio di Manhattan, che odia in modo tanto puro. Devo ammettere che io sono un vero "qualunquista" nel senso della vulgata PCI-PDS-DS per cui tutto il mio disprezzo e la mia antipatia sono rivolti al ceto politico professionale, al "malvagio baffetto" D'Alema, al "presuntuoso furetto" Amato, al "contenitore vuoto" Rutelli, al "parolaio" Bertinotti, al "fascista civilizzato" Fini, al "venditore di carrozzoni usati" Berlusconi, al "gesuita ipocrita di professione" Buttiglione, eccetera. Purtroppo io consumo tutta la mia antipatia verso questi "mostri-fantocci", e quando arrivo alla Oriana Fallaci l'ho completamente esaurita, come chi dopo avere fatto troppo all'amore non può più farlo, e deve limitarsi ad accendere una sigaretta (che in lingua greca viene indicata come la "grande sigaretta").
Certo, il fatto che Oriana Fallaci mi sia antipatica non significa che mi sia simpatica. Essa suscita invece in me una specie di attonita meraviglia. Ed anche, devo dirlo, una silenziosa ammirazione. Non conosco infatti nessuno che sia riuscito a portare tanto in alto, ed a tali alti livelli di espressione letteraria, due caratteristiche presenti in tutti i saggisti (e dunque anche ovviamente in chi scrive, che certo non può chiamarsene integralmente fuori), e cioè la Paranoia e la "Libera Stupidaggine" (o coglionat.a che dir si voglia). Segnalerò queste due caratteristiche in modo analitico nei prossimi due paragrafi, perché la paranoia e la libera stupidaggine sono effettivamente portate da Oriana Fallaci a livelli di vera e propria arte, ed anzi, di pura arte.
3. Iniziamo dalla Paranoia. In estrema sintesi, la schizofrenia è la patologia più comune fra i potenti, cioè fra i managers capitalistici strategici ed i politici al loro servizio, mentre la paranoia è la patologia più comune tra gli impotenti, cioè fra i saggisti e gli intellettuali che si limitano a torturare la carta, non potendo esercitare direttamente il loro potere sui corpi.
La schizofrenia, come è noto, è lo sdoppiamento della personalità, a gradi molto diversi di coscienza e di consapevolezza. Il politico post-moderno (diversamente stavano le cose per i politici "moderni", tipo Crispi, Mussolini, Togliatti, De Gasperi, eccetera che in parte credevano ancora a quello che dicevano, perché non si era ancora arrivati allo svuotamento integrale della decisione politica rispetto agli automatismi economici) è il portatore organico di questa schizofrenia. Massimo D'Alema va alla marcia di pace di Assisi circondato da una massa salmodiante di plebei identitari che lo supplicano di dire "qualcosa di sinistra", mentre nello stesso momento fa bombardare la Jugoslavia con uranio impoverito cancerogeno. Francesco Rutelli invoca l'ONU, come se quest'ultima potesse legittimare la guerra di aggressione americana in Irak, ignaro del fatto che neppure la Società delle Nazioni nel 1939 avrebbe potuto far diventare giusta e legittima la guerra di aggressione di Hitler contro la Polonia.
Potrei moltiplicare i casi di schizofrenia, ma il lettore intelligente lo farà da sé. Il politico manipolatore vive di schizofrenia, cioè di sdoppiamento fra due identità apparentemente opposte e in realtà complementari (su questo Fausto Bertinotti è assolutamente impagabile, diviso fra rivoluzione anticapitalistica totale e sostegno al governo dei "fantocci americani" Amato e Rutelli). Si tratta di una malattia professionale che viene giustamente riconosciuta nelle pensioni stratosferiche che intascano questi ineffabili personaggi, una malattia professionale come quella polmonare dei minatori, che non intascano però le barcate di soldi dei Bertinotti, Cossutta, D'Alema, eccetera. Effettivamente, non è comodo vivere in compagnia della schizofrenia, anche se è mille volte meglio della silicosi, dei tumori o delle cardiopatie.
La paranoia, o complesso di persecuzione, è invece la malattia professionale tipica degli intellettuali profetici e dei saggisti impotenti. Naturalmente anch'io ne sono affetto, sia pure (credo) in misura moderata. I miei libri non vengono recensiti, sono continuamente fatto oggetto di calunnia da parte di cialtroni che non leggono neppure quanto scrivo, pago con la solitudine il fatto di essere ostile alle bande della sinistra "ufficiale" di Sua Maestà, e ci mancherebbe altro che non fossi un po' paranoico. Se mi aggirassi furente nella mia cameretta sarei già certamente arrivato alla fase "fallaciana" della paranoia, ma per fortuna esistono dei rimedi empirici, il migliore dei quali è la solidarietà ed il confronto con i (pochi) amici. In ogni caso, non sono così ingenuo da non capire che la paranoia, anzi la Paranoia, è una malattia professionale degli intellettuali che si considerano isolati ed inutilmente gridanti nel deserto, E tuttavia, un caso come la paranoia di Oriana Fallaci è assolutamente eccezionale. Vediamo perché.
Oriana Fallaci si vede ripetutamente come la reincarnazione femminile novecentesca di Mastro Cecco, un eretico fiorentino bruciato vivo nel 1328. Mastro Cecco fu bruciato vivo dalla vecchia Inquisizione, quella dei pretoni cattolici per i quali la Fallaci ha un rapporto schizofrenico di attrazione-repulsione, fino a dichiararsi "un'atea cristiana" (p. 189), mentre Oriana Fallaci è simbolicamente bruciata viva dalla nuova Inquisizione, quella del Politicamente Corretto della nuova Eurabia. Certo, il povero Mastro Cecco è vissuto in un mondo reale, in cui il fuoco bruciava veramente, mentre per sua (e nostra) fortuna Oriana Fallaci vive in un mondo virtuale ed allucinatorio. E tuttavia, mai come in questa demenziale analogia la Paranoia di Oriana Fallaci celebra i suoi trionfi.
Oriana Fallaci vive nel centro dell'impero, ha dietro gigantesche potenze economiche, politiche e commerciali, vende tonnellate di libri, è adulata dai recensori entusiasti (prima fra tutti, la sionista fanatica Fiamma Nirenstein), ed è a tutti gli effetti un bardo del potere militare imperiale. Ebbene, questa paranoica, se mai questo termine ha avuto un senso, si finge un povero eretico bruciato vivo. Mai inversione della realtà fu più palese. E' anche interessante la lettera sprezzante che Oriana Fallaci manda alla brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce (pp.184-188). La Lioce esprime una cultura politica che ha tutta la mia condanna e disapprovazione (fra l'anticapitalismo e la decisione solitaria di uccidere a freddo due esperti di diritto del lavoro, eretti a simbolo astratto del nuovo lavoro interinale, precario e flessibile, ci stanno almeno dieci passaggi logici, di cui almeno otto o nove sbagliati.
Così come in nome del Cristianesimo non si possono uccidere musulmani "simbolici", ed in nome dell'Islam non si possono uccidere cristiani "simbolici", nello stesso modo in nome del Proletariato non si possono uccidere giuslavoristi "simbolici". In questo "delirio dell'intelletto astratto" - uso qui una categoria filosofica di Hegel adatta all'argomento - c'è qualcosa di profondamente sbagliato). Ma visto che la sta duramente pagando con l'ergastolo, non c'è ragione di infierire bestialmente sul vinto, e trovo demenziale che le si voglia anche impedire di leggere comunicati e le si metta la mordacchia alla bocca come a Giordano Bruno. Ma Oriana Fallaci si accanisce sul vinto. Nella sua lettera alla Lioce (p. 186) Oriana Fallaci descrive anche con esattezza le torture ai prigionieri delle belve militari anglo-americane, anche se lo fa ovviamente senza saperlo, perché sghignazza sul fatto che mai la Lioce avrebbe sopportato le torture dei nazisti. Non sa, la paranoica, che le torture che descrive non sono oggi fatte da un contadino della Sassonia, ma da una contadina della Virginia, anche se in entrambi i casi per ordini e disposizioni superiori.
Qui, appunto, la Paranoia celebra i suoi trionfi. La star dell'Occidente, che il defunto Antonio Gramsci avrebbe definito un "intellettuale organico" al moderno impero dotato di forze militari e mediatiche soverchianti, si finge un povero eretico medioevale bruciato vivo. Di fronte a questa Paranoia, signori, giù il cappello. Ritengo impossibile arrivare a tanto. "

(segue)
 

asiul

New member
di C.Preve su "La forza della ragione" (seconda parte)

(...)

"4. Passiamo alla Libera Stupidaggine. Per impregnarsi di libere stupidaggini è inutile fare il liceo classico e studiare filosofia a Parigi. Basta entrare in qualunque bar, tram suburbano, scompartimento di treni, eccetera, in cui la plebe (nel mio linguaggio la "plebe" non è una categoria sociologica legata al reddito, ma è una categoria filosofica legata all'intelligenza critica) si ingaglioffisce liberamente.
"Diciamoci la verità. Le donne sono nel profondo tutte puttan.e, vogliono una cosa sola, e adesso le femministe le permettono di alzare la testa. I terroni sono tutti pigri e mafiosi, e la sola cosa che sanno fare sono i magliari. Ci vuole la pena di morte sulla pubblica piazza, ed anzi ai pedofili bisognerebbe prima cavare gli occhi davanti a tutti. Se Hitler se le è presa tanto con gli ebrei, qualche ragione ci dovrà pure essere stata. Quando mai i negri hanno avuto un Dante o un Beethoven? Eccetera, eccetera…"
Dal momento che la Libera Stupidaggine, in forma generalmente pseudo-storica e pseudo-filosofica, è l'equivalente intellettuale della scorreggia, è normale che l'emittente di libere stupidaggini senta un oscuro senso di colpa. Si tratta della legittima vergogna di fronte alla vaga sensazione di stare dicendo cose infondate e generalizzazioni improprie e indebite. La libera stupidaggine non può essere abolita dalla storia, perché fa parte della natura umana così come il peto fa parte della predisposizione fisiologica. E' terribile, invece, quando la Libera Stupidaggine viene legittimata da una fonte considerata "colta".
Oggi il Politicamente Corretto protegge, sia pure in modo imperfetto, le donne, i neri e gli ebrei. Non protegge, invece, i musulmani, insieme ad altre categorie (come ad esempio i resistenti iracheni). Oriana Fallaci spinge la Libera Stupidaggine a livelli veramente artistici. A mio avviso il punto più sublime è a p. 245, in cui Oriana Fallaci, scrive letteralmente ".. i musulmani di solito si accoppiano con i travestiti brasiliani, brutti sudicioni".
Ho letto capolavori di flussi di coscienza antisemiti ed antiebraici, come ad esempio Bagatelle per un massacro di Céline. Ma neppure Céline si sarebbe potuto inventare per gli ebrei una cosa del genere. Brava Oriana Fallaci!
Il libro di Oriana Fallaci è un vero florilegio di libere stupidaggini. Lo spazio mi impedisce di fare una buona analisi stilistica, come meriterebbe.

5. Siamo dunque arrivati ad un primo bilancio critico. Il libro di Oriana Fallaci è un capolavoro, anzi un duplice capolavoro di Paranoia e di Libera Stupidaggine. Adesso, colto l'essenziale, possiamo passare ad un'analisi più ravvicinata.
Caro lettore, preparati, ne verranno fuori delle belle.

6. La ricostruzione della storia arabo-musulmana è compendiata da Oriana Fallaci nello stupro di un ragazzino greco da parte di Maometto II dopo la presa di Costantinopoli nel 1453. Il resto è una lunga notte nera. Oriana Fallaci se la prende con gli storici e con gli islamisti che valorizzano indebitamente il ruolo della cultura araba (che fu anche persiana, turca, indiana, eccetera, ma è tipico degli ignoranti incurabili confondere gli arabi con i musulmani, senza neanche sospettare che non ci sono praticamente cristiani persiani e turchi, mentre di arabi cristiani ce ne sono a milioni, e solo ora la loro esistenza è minacciata a causa dell'invasione imperiale americana). Qui la libera cazzata sostituisce integralmente la conoscenza storica.
Non è colpa mia se gli europei dell'Alto Medioevo erano fallacianamente tanto ignoranti da non sapere nemmeno più il greco, ed hanno dovuto reimparare la medicina, la matematica e la filosofia greca in traduzioni dall'arabo fatte a Toledo.
Non è colpa mia se per secoli ci furono società multireligiose cristiane, musulmane ed ebraiche mentre non avvenne il contrario, perché quando arrivavano i cristiani l'alternativa per gli ebrei ed i musulmani era o di convertirsi a forza o emigrare.
Non è colpa mia se l'equivalente della Inquisizione romana o spagnola nell'Islam non è mai esistita, anche se ovviamente le persecuzioni verso i dissenzienti anche lì si sono sprecate. Non è colpa mia se i francesi hanno occupato il Marocco, l'Algeria, la Tunisia, il Libano e la Siria, gli italiani hanno occupato la Libia massacrando chi resisteva ed infine gli Inglesi hanno occupato la Palestina, la Giordania e soprattutto l'Irak.
Ed infine, non è colpa mia se le potenze imperialiste della Francia e dell'Inghilterra hanno disegnato banditescamente "frontiere maledette" (e prima inesistenti ed addirittura impensabili) che hanno tagliato con la forbice un'area economica, culturale e linguistica unificata, in cui Bagdad, Bassora, Beirut, Damasco, Aleppo e Gerusalemme facevano parte di un solo ed unico paese. La prima guerra mondiale, purtroppo, al di là della sacrosanta e mai troppo lodata rivoluzione di Lenin del 1917, è stata vinta dalla coalizione che ritengo fosse la peggiore delle due in lotta, la schifosa coalizione di Versailles che ha spezzettato due aree unitarie, quella centro-europea e quella medio-orientale, creando le condizioni per la seconda guerra mondiale (primo spezzettamento centro-europeo) ed ora per la quarta guerra mondiale in atto (secondo spezzettamento medio-orientale).
Ma è inutile continuare con i dettagli. Oriana Fallaci anche se crede di essere una colta intellettuale cosmopolita e poliglotta, è in questo erede della vecchia, bestiale, irredimibile sorda ignoranza della cultura storica italiana, una delle più provinciali del mondo (non parlo qui ovviamente degli specialisti, che non sono rilevanti per il nostro discorso).
Mi è capitato nella vita di studiare all'estero in un ambiente veramente cosmopolitico, e poi di insegnare storia e filosofia in licei italiani per trentacinque anni. Ho letto anch'io il manuale di storia medio ed ho conosciuto anch'io il collega insegnante medio. Abissi di provincialismo e di ignoranza, a volte irritanti, sempre pittoreschi. Gente che non sapeva nemmeno del genocidio degli armeni del 1915 (e che comunque non avrebbe mai saputo situare l'Armenia sulla carta geografica), gente che ignorava l'espulsione di un milione e mezzo di greci nel 1922 dall'Asia Minore (è come se, fatte le proporzioni demografiche, avessero espulso venti milioni di italiani), e soprattutto gente che non aveva la minima idea di come le "frontiere maledette" del Medio Oriente fossero state disegnate sulla carta da cialtroni colonialisti che avevano studiato ad Oxford ed alla Sorbona. E non sto parlando di studenti pigri che si tiravano le palline di carta. Sto parlando di estensori di manuali, di colleghi laureati, abilitati e sindacalizzati.
Oriana Fallaci appartiene a questo stesso ambiente di cialtronismo provinciale, e nessun alloggio a Manhattan potrà tirarla fuori dal suo ambiente naturale, impregnato di sottocultura plebea.



7. Oriana Fallaci si occupa molto della chiesa cattolica (ad es. pp 189-200). La sua posizione ("sono un'atea cristiana") è quella classica del consolidato laicismo crociano (non possiamo non dirci cristiani, anche se non pensiamo che esista un signore chiamato Dio e tanto meno una vita dopo la morte). Si tratta però di un laicismo crociano estremizzato dell'epoca imperiale delle guerre preventive.
In sostanza, Oriana Fallaci identifica il cristianesimo con l'Occidente e la sua è una vera e propria religione dell'Occidentalismo. Ma il suo occidentalismo è un occidentalismo senza dialogo interculturale, ed è dunque un occidentalismo senza universalismo.
L'Occidente cristiano di Oriana Fallaci è Pietro l'Eremita che chiama alla crociata i cavalieri (o il loro equivalente post-moderno, e cioè i paladini delle multinazionali). In proposito, farò tre tipi di osservazioni. Prima però, dirò qualcosa del mio modo personale di vedere la questione.
Per dirla in breve, io verrei subito classificato "ateo" nel chiacchiericcio identitario italiano, perché certo non credo nel Dio cui le dita grassocce ed inanellate d'oro del cardinale napoletano Giordano fa fare il miracolo di S.Gennaro, con la presenza istituzionale e nazionalpopolare di Bassolino e della Russo Jervolino. Di un Dio così non so proprio cosa farmene, e viva gli dei di Epicuro.
Sono invece d'accordo con Hegel, per cui la religione non è solo un sentimento, ma è anche in un certo modo conoscenza della realtà, anche se ovviamente da "decifrare". Mi tengo dunque bene alla larga non soltanto dal grassoccio idolatra Giordano, ma anche dal ridicolo ateismo laicista e positivista alla Oddifreddi e Levi Montalcini. Per quanto riguarda i cattolici, preferisco mille volte gli ortodossi greci, per il fatto che non pretendono di avere un papa universale unico vicario di Dio in terra e soprattutto perché fanno sposare i barbuti pretoni, che in questo modo hanno mogli, figli e nipotini e sono meno tentati di accarezzare lubricamente i rosei bambini. Dei protestanti non ho molta considerazione. Se sono isolati, sono semplicemente dei laici razionalisti inconseguenti. Se cantano in coro, penso agli orrendi protestanti fondamentalisti americani convinti come George Bush di parlare in nome di Dio, veri e propri Bin Laden di lingua inglese. Fine della parentesi personale.
Passando ai rapporti fra Oriana Fallaci e il cattolicesimo, mi limiterò a tre punti essenziali. In primo luogo, Oriana Fallaci, vorrebbe che il clero cattolico, dal papa all'ultimo pretino, diventasse il sacerdozio salmodiante dell'Occidente, intendendo come Occidente la banda americana e sionista che oggi monopolizza il circo politico-mediatico e che i popoli per ora non sono ancora riusciti ad abbattere ed a sostituire con nuovi gruppi dirigenti. Ma la chiesa cattolica, a differenza della cultura di "sinistra", ha un'esperienza secolare e sa che esiste una cosa chiamata "demografia", per cui sa bene che sulla base di bianchi puri può tranquillamente aprire un ospizio per vecchi. Le grida occidentaliste di Oriana Fallaci hanno pertanto scarse possibilità di essere accolte al di fuori di piccoli ambienti di laici snob.
In secondo luogo, Oriana Fallaci non ha forse ancora capito come vanno le cose. Oggi la chiesa cattolica è pienamente accodata alla crociata americana e sionista, e mentre con la mano sinistra grida "pace, pace", con la mano destra grida "continuazione dell'occupazione". L'arcipretone Ruini d'altra parte lo ha detto in occasione dei funerali dei soldati morti a Nassirya. "Terroristi assassini. Non fuggiremo di fronte a loro. Anzi, li fronteggeremo".
Il Cardinal Ruini, mentre lascia salmodiare al suo principale innocue frasi di pace, ha con queste infami espressioni dettato la linea politica americano-sionista del clero cattolico (ma non certo di Gesù di Nazareth, che non è proprietà privata di nessuna pretoneria ne mai lo diventerà).
Ruini non sa che con queste rauche grida di guerra va addirittura contro la tradizionale dottrina della chiesa sulla guerra giusta, perché è assolutamente evidente che la lotta dei partigiani iracheni contro gli occupanti rientra nella categoria della "guerra giusta", in quanto guerra contro gli invasori, che hanno sconvolto il quadro del diritto internazionale motivando la loro aggressione con due sporche menzogne (le inesistenti armi di distruzione di massa e l'inesistente collusione con gli attentatori delle Torri Gemelle di New York).
Oriana Fallaci può stare tranquilla. Le gerarchie superiori della pretoneria romana (che non oso chiamare "chiesa", perché il venerando termine greco di ecclesia significa assemblea pacifica dei fedeli) in fondo sono con lei.
In terzo luogo, per finire, Oriana Fallaci vorrebbe che non solo i pretoni idolatri, ma anche i sacerdoti di base pacifisti fossero cattivi e malvagi come lei. In questo modo le chiese, già semivuote, si vuoterebbero completamente. Se la baracca funziona ancora, funziona esclusivamente per il volontariato caritativo di generosi pretini rivolto a giovani, anziani, malati, infelici. Sono loro, e soltanto loro, a tenere in piedi questa baracca. E Oriana Fallaci li vorrebbe cattivi e "crociati" come lei. La tradizione controriformistica dei cattolici italiani è ipocrita, ma non certo autolesionista. "

(segue)
 

asiul

New member
di C.Preve su "La forza della ragione" (ultima parte)

(...)

" 8. Sarebbe ingeneroso non segnalare che Oriana Fallaci regala al lettore anche momenti esilaranti, in particolare a proposito di buffi personaggi come Romano Prodi (p. 93) e Gianfranco Fini (p. 97). A proposito del bolognese Prodi (un personaggio tipico di quella Bologna orribile descritta dal bravo giallista Loriano Machiavelli nei romanzi del sergente Sarti Antonio) Oriana Fallaci ricorda la partecipazione del buffo personaggio alla seduta spiritica del 1978 in cui si evocavano le anime del Purgatorio per sapere dove i brigatisti rossi tenevano prigioniero Aldo Moro (e Prodi a quella immonda seduta spiritica partecipò sul serio).
Ancora più esilarante la descrizione di Fini, che con lo zucchetto ebraico si prosterna davanti ai sionisti per far dimenticare decenni di apologia del fascismo. Naturalmente Oriana Fallaci (p. 133) è perfettamente d'accordo con la porcheria propagandistica oggi egemone, per cui chi si oppone al sionismo è ipso facto anche antisemita. Credo che il vero Mastro Cecco buonanima avrebbe smascherato questa ipocrisia intollerabile (la legna simbolica con cui oggi vengono costruiti i roghi). In quanto alle truppe d'occupazione italiane illegali in Iraq (p. 177), esse vengono dipinte come benefattori che "riportano un po' di ordine pubblico" (sic).
9. Ma Oriana Fallaci a volte si butta anche nella filosofia. Per esempio, (p. 88), fa dottamente notare che in lingua araba non c'è neppure una parola per indicare il nostro nobile termine occidentale di libertà, avendo i disgraziati solo il termine di affrancamento (hurrya) con cui vengono affrancati gli schiavi. Cara Oriana Fallaci, limitati alla libera stupidaggine, e non ficcarti in cose etimologiche più grandi di te! Nel nostro occidentalissimo latino i liberi erano i figli, in quanto asserviti al padre, ed i liberti erano gli schiavi liberati. La variante greca di liberti (apeleutheroi) significa etimologicamente "affrancati".
Non importa. La libera stupidaggine, anche quando si traveste da etimologia filosofica, resta libera stupidaggine. Così il lettore di Oriana Fallaci desideroso di avere una filosofia della storia universale pronta come il caffè solubile imparerà che mentre l'Islam è uno "stagno di acqua morta" (p. 273) l'Occidente è un "fiume" (p. 274). Peccato che in questo momento questo fiume sia talmente inquinato che se uno ci nuota dentro e per caso beve una sorsata della sua acqua ci resta secco immediatamente.
10. Concludiamo questa segnalazione. In linea di massima, è meglio leggere i libri dei "cattivissimi" piuttosto di quelli dei "buonisti". Fra Veltroni e la Fallaci, mille volte meglio la Fallaci. E' vero che, come dice saggiamente Don Chisciotte, "l'ipocrita che si finge buono arreca meno danno di chi pecca pubblicamente". Ma oggi gli ipocriti che si fingono buoni bombardano la Jugoslavia con uranio cancerogeno guidando contemporaneamente cortei salmodianti che inneggiano alla pace. E allora meglio Oriana Fallaci. Più di duecentocinquanta pagine di libere stupidaggini possono avere un effetto catartico. In me almeno lo hanno avuto. Se non altro, ho capito che bisogna accostarsi ai problemi di oggi con maggiore serietà ed anche, diciamocelo pure, con minore odio unilaterale.”

[ http://www.kelebekler.com/occ/preve_fallaci01.htm ]
 

franceska

CON LA "C"
Amo il contraddittorio, Franceska, così come mi piace la tua simpatica ironia; non sviliamo la sana lite con l'idea che, se ognuno ha le sue idee...
Diàmocele di santa ragione! :ABBB
Cara Julia, sono spiacente, ma non posso darti questa soddisfazione, da pacifista convinta, sono allergica alle botte verbali e materiali. Per dimostrarti la mia simpatia non serve il dibattito, preferisco offrirti un caffè… e se capiti dalle mie parti, finanche una minestrina! (ovviamente servita nel piatto :mrgreen:).
Io Zef e Pamparana… un trio magnifico! Chi vuole aggiungersi?

E adesso, se permettete correggo l’OT:

“Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai.” Oriana Fallaci
 

franceska

CON LA "C"
Questo testo è tratto da un brano letto dalla Fallaci nel 1980 di fronte agli studenti del Columbia College di Chicago da ilcorriere.it La Redazione Thursday 13 September 2007
L'amore, il dolore, la scrittura:

" I miei tre inverni nel tunnel "

Era morto l'uomo che amavo e m'ero messa a scrivere un romanzo che desse senso alla tragedia. Per scriverlo m'ero esiliata in una stanza al primo piano della mia casa in Toscana ed era stato come infilarsi in un tunnel di cui non si intravede la fine, uno spiraglio di luce. La stanza era in realtà un corridoio brevissimo, arredato con alcuni scaffali di libri, un tavolino, una sedia, e male illuminato da una mezza finestra che s'apriva su un campo di ulivi. Al bordo del campo e proprio sotto la mezza finestra, un pero su cui mi cadeva lo sguardo quando alzavo gli occhi in cerca di sole. Non uscivo di casa neanche per recarmi in giardino o alla piscina, non comunicavo nemmeno con le persone della mia famiglia. All'alba mi alzavo, sedevo al tavolino, ci restavo fino a notte inoltrata ammucchiando fogli scritti che a volte approvavo e a volte gettavo. Tutt'al più mi interrompevo per andare giù da mia madre che si estingueva come una candela in un letto, divorata da un invisibile mostro che Con identici passi, identici gesti, scendevo le scale che portano al piano terreno, attraversavo il salone col grande orologio che ogni sessanta minuti suonava col rintocco della Westminster bell, ed entravo nella camera dove lei giaceva con adirata rassegnazione: il bel volto sempre più smunto, le belle mani sempre più affilate. «Come stai?» «Male». Parlavamo poco, quasi avessimo paura di dirci quel che pensavamo: «Ora te ne vai anche tu» , «Ora me ne vado anch'io». Le pause che trascorrevo con lei erano un susseguirsi di movimenti che rubavo all'infermiera e che avevano l'unico scopo di mascherare il nostro silenzio: sollevarla in una posizione meno scomoda, aggiustarle i guanciali, controllare le bombole dell'ossigeno grazie a cui respirava. Esaurito il cerimoniale, lei bisbigliava una frase: quasi sempre la stessa. «Diventerai cieca su quel libro». Io rispondevo scherzosa che mi sarei messa gli occhiali, posavo un timido bacio sulla fronte d'avorio, riattraversavo il salone, risalivo le scale, e tornavo al mio esilio privo di rapporti col mondo. [...] Una sera di gelo scesi a controllare le bombole dell'ossigeno, aggiustarle i guanciali, sollevarla in una posizione meno scomoda, e quando lei mosse le labbra non uscì alcun suono: l'invisibile mostro era salito fino alle corde vocali. Terrorizzata le suggerii la frase diventerai-cieca-su-quel-libro. Scosse la testa per rispondere no.
Elencai una serie di domande che la aiutassero a farmi capire: aveva sete, voleva andare nel bagno, non sopportava il dolore? Ma ogni domanda scuoteva la testa per rispondere no, no, no. Ci volle un secolo prima che l'infermiera captasse il vocabolo prete, capisse che voleva il prete. E il prete venne, con la sua valigetta di flaconi contenenti acqua santa, olio santo, altri liquidi santi e brevettati per la guarigione dell'anima. Come uno stregone che si accinge a misteriosi esorcismi si addobbò con stole nere e ricamate d'oro e d'argento, brandì la croce, recitò litanie, spruzzò i suoi liquidi santi, la assolse dei peccati che non aveva mai commesso. Poi se ne andò e mi lasciò sola con lei che, sollevata all'idea d'esser stata assolta dei peccati mai commessi, mi indicò la poltrona accanto al letto. Lì sedetti, col cuore che mi scoppiava, e rimasi sei giorni e sei notti dimenticando il fantasma che mi aveva rubato a lei con un libro. La morte della madre non è paragonabile alla morte dell'uomo che amavi: è l'anticipo della tua morte. Perché è la morte della creatura che ti ha concepito, portato dentro il ventre, regalato la vita. E la tua carne è la sua carne, il tuo sangue è il suo sangue, il tuo corpo è un'estensione del suo corpo: nell'attimo in cui muore, muore fisicamente una parte di te o il principio di te, né serve che il cordone ombelicale sia stato tagliato per separarvi. Per rinviar quella morte che era un anticipo della mia morte, dunque mi tenevo sveglia. Per tenermi sveglia la tenevo sveglia e parlavo, parlavo. Le raccontavo ciò che non le avevo mai raccontato e non avrei mai raccontato a nessuno, le mie ferite, i miei rimpianti, i miei dubbi, prezioso fardello tuttavia giacché era esso stesso vita, le dicevo che malgrado quelle ferite e quei rimpianti e quei dubbi mi piaceva tanto la vita, ero così contenta d'esser nata, e la ringraziavo in ginocchio d'avermi partorito. Perfino se non avesse fatto altre cose buone nella sua bontà, nella sua generosità, l'avermi regalato la vita sarebbe stato per me sufficiente a giustificar la sua vita. E io speravo che questa mia gratitudine la ripagasse di ogni dispiacere che potevo averle dato. Per rispondermi che la rendevo felice, fiera del bellissimo gesto che aveva compiuto, lei mi stringeva con forza le dita e mi spalancava addosso gli occhi nocciola. Poi, quando veniva mio padre, me lo indicava con l'indice e con un sorriso: quasi a ricordarmi che il dono veniva anche da lui. La settima notte crollai e di colpo caddi in un sonno esausto da cui emersi scrollata dall'infermiera che strillava in preda al panico: «Si svegli, si svegli! ». Mia madre non respirava quasi più e i suoi occhi improvvisamente celesti fissavano già il nulla. Se ne andò tra le mie braccia, come un uccellino intirizzito dal freddo, e per condurla al cimitero uscii finalmente di casa notando che le strade erano ancora strade, che la gente era ancora la gente. Ma la cosa non mi tentò e subito rientrai nel mio tunnel trasformando l'esilio in prigione. Scomparsa lei che mi strappava al tavolino e mi induceva a scender le scale, attraversare il salone con l'orologio, entrare nella camera ora chiusa a chiave ed evitata da tutti, non avevo più motivo di lasciare la stanza con la mezza finestra aperta sul campo di ulivi. E mentre il fantasma dimenticato per sei giorni e sei notti riprendeva possesso della mia esistenza, mentre il mio cervello tornava ad essere un muscolo da usare esclusivamente in funzione del libro che stavo scrivendo, la stanza divenne una cella sopra il pero che sbocciava in una nuvola di fiori bianchi sicché doveva esser giunta la primavera, poi grondava di nuovo pere sicché doveva esser giunta un'altra estate, poi ingialliva di nuovo le foglie sicché doveva esser giunto un altro autunno, poi le perdeva di nuovo denudandosi in mezzo alla neve sicché doveva esser giunto un altro inverno, poi sbocciava una seconda volta in una nuvola di fiori bianchi sicché doveva esser giunta un'altra primavera che presto sarebbe scivolata in una terza estate e in un terzo autunno e in un terzo inverno. Il mondo, una memoria sempre più lontana. [...] D'un tratto nel buio del tunnel apparve uno spiraglio di luce, e filtrò attraverso il sipario della mia cecità per portarmi la nostalgia del mondo che avevo sepolto con le due persone amate. Questo avvenne, credo, nel periodo in cui il pero sbocciò per la terza volta e il romanzo si avviò verso le ultime pagine. A ogni pagina, un risorgere di curiosità per gli avvenimenti che il mio delirio aveva ignorato, un bisogno di cancellare anche il ricordo di quel delirio, un'impazienza di tornare ai viaggi, alle avventure, alle scoperte, insomma alla vita di un tempo. Allora la cella in cui m'ero rinchiusa diventò insopportabile, l'eco dell'orologio che ogni sessanta minuti ripeteva i rintocchi della Big Ben diventò un incubo anzi una tortura. Con l'ira del prigioniero che s'avventa contro il suo carceriere, scesi nel salone e ne fermai il meccanismo. Poi raccolsi il mio lavoro, mi trasferii in un'altra ala della casa, mi sistemai in un'ampia stanza piena di finestre. L'indomani ripresi a leggere i giornali, a guardare la TV, rispondere a telefono, uscii addirittura in giardino spingendomi fino alla piscina dove per due estati non m'ero mai tuffata, non avevo mai goduto un filo di sole. Mio padre stava strappando le erbacce che erano cresciute sui bordi. Sollevò la testa, mi avvolse in un'occhiata incredula, esclamò: «Redivivi te salutant!». Ed io scoppiai in una risata il cui suono mi spaventò: durante tutti quegli anni trascorsi in compagnia di un fantasma e d'un silenzio che parlava soltanto di morte, avevo perfino dimenticato come si fa a ridere ed era la prima volta che udivo me stessa ridere. Qualche settimana dopo il libro era finito e volavo a New York per affacciarmi all'uscita del tunnel con la riluttanza di un prigioniero rimasto troppo a lungo nell'oscurità. Che farne di tanto spazio, tanta luce? In che modo riprendere le abitudini perdute, le esperienze interrotte, l'esistenza di prima? Un libro appena finito, oltretutto, non restituisce alla libertà che ti tolse il giorno in cui lo concepisti. Come un figlio appena nato va guidato, nutrito, difeso dalle insidie, dalle perfidie, e a ciascun passo questo ti riconduce ai tormenti che ti divoravano mentre lo scrivevi. Insomma, sapevo bene che la sua pubblicazione m'avrebbe avviluppato in una nuova schiavitù e che avrebbe resuscitato il fantasma da cui ero stata rubata a mia madre quando essa aveva bisogno di me.
 

franceska

CON LA "C"
Intervista con la storia

Questo libro non vuol essere qualcosa in più di ciò che è: vale a dire una testimonianza diretta su ventisei personaggi politici della storia contemporanea. Non vuole promettere nulla in più di ciò che promette: vale a dire un documento a cavallo tra il giornalismo e la storia. Però non vuole presentarsi nemmeno come una semplice raccolta di interviste per gli studiosi del potere e dell’antipotere. Io non mi sento, né riuscirò mai a sentirmi, un freddo registratore di quel che ascolto e che vedo. Su ogni esperienza professionale lascio brandelli d’anima, a quel che ascolto e che vedo partecipo come se la cosa mi riguardasse personalmente o dovessi prender posizione, (infatti la prendo, sempre, in base a una precisa scelta morale), e dai ventisei personaggi non mi recai col distacco dell’anatomista o del cronista imperturbabile. Mi recai oppressa da mille rabbie, mille interrogativi che prima di investire loro investivano me stessa, e con la speranza di comprendere in che modo, stando al potere o avversandolo, essi determinano il nostro destino. Per esempio: la storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?
È un vecchio dilemma, lo so, che nessuno ha risolto e nessuno risolverà mai. È anche una vecchia trappola in cui cadere è pericolosissimo perché ogni risposta porta in sé la sua contraddizione. Non a caso molti rispondono col compromesso e sostengono che la storia è fatta da tutti e da pochi, che i pochi emergono fino al comando perché nascono al momento giusto e sanno interpretarlo. Forse. Ma chi non si illude sulla tragedia assurda della vita è portato piuttosto a seguire Pascal quando dice che, se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata; è portato piuttosto a temere ciò che temeva Bertrand Russell quando scriveva: «Lascia perdere, quel che accade nel mondo non dipende da te. Dipende dal signor Krusciov, dal signor Mao Tse-tung, dal signor Foster Dulles. Se loro dicono “morite” noi morremo, se loro dicono “vivete” noi vivremo». Non riesco a dargli torto. Non riesco a escludere insomma che la nostra esistenza sia decisa da pochi, dai bei sogni o dai capricci di pochi, dall’iniziativa o dall’arbitrio di pochi. Quei pochi che attraverso le idee, le scoperte, le rivoluzioni, le guerre, addirittura un semplice gesto, l’uccisione di un tiranno, cambiano il corso delle cose e il destino della maggioranza.
Certo è un’ipotesi atroce. È un pensiero che offende perché, in tal caso, noi che diventiamo? Greggi impotenti nelle mani di un pastore ora nobile ora infame? Materiale di contorno, foglie trascinate dal vento? E per negarlo abbracci magari la tesi dei marxisti secondo cui tutto si risolve con la lotta di classe: la-storia-la-fanno-i-popoli-attraverso-la-lotta-di-classe. Però presto ti accorgi che la realtà quotidiana smentisce anche loro, presto obbietti che senza Marx non esisterebbe il marxismo (nessuno può dimostrare che, se Marx non fosse nato o non avesse scritto Il capitale, John Smith o Mario Rossi l’avrebbero scritto). E sconsolato concludi che a dare una svolta anziché un’altra son pochi, a farci prendere una strada anziché un’altra son pochi, a partorire le idee, le scoperte, le rivoluzioni, le guerre, a uccidere i tiranni son pochi. Ancor più sconsolato ti chiedi come siano quei pochi: più intelligenti di noi, più forti di noi, più illuminati di noi, più intraprendenti di noi? Oppure individui come noi, né meglio né peggio di noi, creature qualsiasi che non meritano la nostra collera, la nostra ammirazione, la nostra invidia? (Oriana Fallaci)
 

franceska

CON LA "C"
Lettera a un bambino mai nato

A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché
senza stancarsi e a costo
di soffrire di morire
A chi si pone il dilemma
di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato
da una donna
per tutte le donne​

Mi son sempre posta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando “Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?”. La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele. Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via, come faccio a intuire che non vuoi essere restituito al silenzio? Non puoi mica parlarmi. La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena iniziate. Forse non è nemmeno vita ma possibilità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, un indizio. La mia mamma sostiene che glielo detti, che per questo mi mise al mondo.
La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell’acqua una medicina. Poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro il suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra. Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non so. Quando sono felice penso che sia stato bene, quando sono infelice penso che sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggiore del nulla. Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto d’avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l’altrui distrazione. Molte donne si chiedono: mettere al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra. Forse hanno ragione loro. Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. E se allargo questo alla vita, al dilemma nascere o non nascere, finisco con l’esclamare che nascere è meglio di non nascere. Tuttavia è lecito imporre tale ragionamento anche a te? Non è come metterti al mondo per me stessa e basta? Non mi interessa metterti al mondo per me stessa e basta. Tanto più che non ho affatto bisogno di te. (Oriana Fallaci)
 
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