Salò - Museo della Follia 2017
Dall’ 11 Marzo al 19 Novembre 2017 al Musa di Salò sarà esposta la mostra “Museo della Follia. Da Goya a Bacon”.
Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra “Museo della Follia. Da Goya a Bacon” che al Castello di Ursino di Catania ha visto la partecipazione di oltre 50 mila visitatori, espone opere di maestri come Van Gogh e Ligabue, ma anche alcuni capolavori dei “grandi” della storia dell’arte internazionale come Francisco Goya, Francis Bacon e Jean-Michel Basquiat.
L’esposizione artistica è dedicata appunto alla follia, a quegli artisti che furono segnati e che vissero in prima persona le conseguenze dello squilibrio mentale.
Ciò che si raccoglie è uno spaccato di informazioni, esperienze, opere che prefigurano un mondo parallelo, costruito attorno a sentimenti e sensazioni straordinarie e difformi.
E’ chiaro l’interesse che provoca la relazione stretta, costante nell’immaginario occidentale, tra follia e genio artistico.
La depressione, la malinconia, i disturbi istrionici di personalità, la psicosi, l’impulsività sono alcune delle caratteristiche che si possono riscontrare nelle biografie e nelle opere degli autori protagonisti della mostra.
Gli effetti di gravi malattie mentali, spesso, modificano sia l’acquisizione dell’informazione visiva, sia la sua elaborazione interiore, alterando le capacità percettive ed emotive dell’artista che si traducono in un processo creativo irrefrenabile, tormentato e fuori dal comune.
Ligabue venne ricoverato per ben tre volte all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia: per depressione la prima, in seguito per psicosi maniaco-depressiva e infine per aver percosso un soldato tedesco con una bottiglia. Morì nel 1965, dopo aver passato una vita divisa tra pittura e lavoro nei campi.
Francisco Goya (1746-1828) fu affetto da encefalopatia, dovuta ad intossicazione da piombo (elemento allora presente nei pigmenti di vari colori), che gli provocò sordità e alterazioni della personalità, ostacolando la sua attività e causandogli una profonda depressione.
Figure da incubo popolarono i suoi quadri quando ricominciò a dipingere.
Anche Francis Bacon (1909 – 1992) subì traumi precoci, a sedici anni venne cacciato di casa dal padre violento che lo colse vestito da donna.
Per sopravvivere iniziò a concedersi a ricchi esponenti dell’aristocrazia parigina e londinese tra cui un collega del padre, tale Harbourt-Smith, allenatore di cavalli.
Una serie di relazioni decisamente difficili e tragiche segnarono la sua vita, due fidanzati morirono suicidi il giorno prima di due sue retrospettive, alla Tate e al Grand Palais.
Jean Michel Basquiat (1960-1988) è l’esempio contemporaneo di un genio artistico dilaniato da una personalità autodistruttiva e dagli eccessi dovuti alla tossicodipendenza. Una personalità in profondo conflitto con se stessa, venne soprannominato “il James Dean dell’arte moderna”, arrivando nell’olimpo dell’arte con grande velocità, ma bruciandosi in un tempo ancora minore.
L’icona simbolo della mostra è la “Stanza della Griglia”, di fronte a un consumato Bill Evans, intento a suonare il piano, si pone un reticolo lungo 50 metri in cui sono posti in bella mostra più di novanta ritratti di pazienti di ex ospedali psichiatrici, lastre illuminate da una luce al neon ritrovate nelle cartelle cliniche di alcuni ex manicomi.
Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Inzerillo dà la traccia, evoca inevitabilmente Sigmund Freud e Michel Foucault, e apre la strada a un inedito riconoscimento, a una poesia della follia che muove i giovani in questa impresa. Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Stefano Morelli. Determinati, liberi, folli. Ed ecco il loro museo. Nella storia dell'arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno. E quel sogno, con piena soddisfazione, oltre ogni tormento, rappresenta.
Vittorio Sgarbi
Info
www.museodellafollia.it