Pavese, Cesare - Il diavolo sulle colline

Ondine

Logopedista nei sogni
Il 7 ottobre 1948 Cesare Pavese scrive: Il 4 ottobre finito il diavolo in collina. Ha l'aria di qualcosa di grosso. È un nuovo linguaggio. Al dialettale e al calligrafico colto, aggiunge la "discussione studentesca". Per la prima volta hai veramente piantato simboli. Ha recuperato la spiaggia innestandovi i giovani che scoprono, la vita di discussione, la realtà mitica.
Il racconto è scritto in prima persona da uno dei tre amici protagonisti (gli altri due sono Pieretto e Oreste) in maniera distaccata ma in realtà questo ragazzo, di cui non si conosce il nome e che intuisco essere l'alter ego dell'autore, è pieno di tentazioni. Oreste è il compagno concreto, che si innamora subito di Gabriella, e Pieretto l'intellettuale.
I tre giovani hanno abitudini tipicamente adolescenziali come i giri notturni, il bere, le discussioni superficiali, e cercano in queste abitudini un'evasione dalla quotidianità cittadina, tutti e tre sono studenti (Pieretto e il narratore studiano legge, Oreste medicina). Oreste proviene dalla campagna e, una notte in cui i tre amici decidono di andare in collina, riconosce Poli, un ragazzo che aveva conosciuto da ragazzino in campagna, dentro una macchina e apparentemente morto. In realtà Poli, il personaggio che dà il titolo al racconto, è svenuto sotto l'effetto della cocaina. Poli è figlio di una famiglia ricca, padroni di una villa in campagna al Greppo. Poli vive una vita bohemien, anche lui come Pieretto fa sempre discorsi sul senso delle cose, della propria vita, della morte, della natura. Ma nel fondo di questi discorsi si sente un gran nichilismo di cui sono pieni tutti eccetto Oreste che è più semplice e sa dirigere la propria vita invece di parlarne. I tre ragazzi sono inizialmente attratti dallo stile di vita anticonformista di Poli e il passo in cui i tre amici si recano al Greppo a trovare Poli descrive la via che conduce alla villa caratterizzata da campi incolti e inselvatichiti, un luogo di smarrimento. Poli è un personaggio in bilico, sospeso, tra essere e apparire e la teoria dell'instabilità e della sospensione emerge anche nella scelta dell’ambientazione: a metà tra campagna e città, uno scontro tra Torino e le amate colline di Pavese. I tre studenti ritrovano nel contatto con la campagna un legame con la terra che sembra voler loro porre un freno alla ricerca di emozioni forti, prima che sia troppo tardi.
Molti sono i simboli del mito presenti nel racconto, uno dei quali è il bagno nel pantano, rito di purificazione che cancella ogni traccia di civiltà e ingresso nel mondo degli adulti immergendosi nella terra viva e denudandosi fisicamente e moralmente.
Amo queste immagini simboliche nella scrittura di Pavese.
 

isola74

Lonely member
Leggendo questo romanzo mi è sembrato quasi di tornare in luoghi già conosciuti e ritrovare vecchi amici.
I temi cari a Pavese sono tutti presenti : Torino , la Collina , i giovani che vogliono vivere e non sanno bene come .
C'è la malinconia tipica dell'autore ed un finale volutamente aperto verso il futuro che si spera sia migliore.
Mi è piaciuto e lo consiglio
 
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