66° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
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Iniziamo il nuovo poeticforum, però siamo sempre gli stessi a proporre, ricordo che chi vuole proporre una poesia può farlo anche se poi non ha voglia di commentare.
Per ora facciamo sempre una proposta a testa.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
,,,,,,,,
I) "In luogo di prefazione" di Anna Achmatova:

Negli anni terribili della ežovščina ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado Una volta qualcuno mi «riconobbe».
Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
- Ma questo lei può descriverlo? -

E io dissi: - Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
(Leningrado, 1 aprile 1957
)


II) "Epilogo" di Anna Achmatova

Ho appreso come si infossano i volti,
come dalle palpebre si affaccia la paura,
come traccia il dolore sulle gote
rigide, cuneiformi pagine,
come d’un tratto, da cinerei o neri,
i riccioli diventano d’argento,
su labbra docili appassisce il sorriso
e in un arido ghigno trema lo spavento.
E non per me sola prego,
ma per quanti erano là con me
nel freddo crudele, nell’afa di luglio,
sotto la rossa, accecata muraglia.
....
....

Fonte:https://www.unive.it/pag/fileadmin/...EP/numeri/n22/07_22__maggio2013-Dundovich.pdf
,,Epilogo. I. Ho appreso come si infossano i volti, come dalle palpebre si affaccia la paura, come traccia il dolore sulle gote rigide, cuneiformi pagine, come d’un tratto, da cinerei o neri, i riccioli diventano d’argento, su labbra docili appassisce il sorriso e in un arido ghigno trema lo spavento. E non per me sola prego, ma per quanti erano là con me nel freddo crudele, nell’afa di luglio, sotto la rossa, accecata muraglia.
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Poesia di Wislawa Szymborska
Un amore felice

Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Abbi cura di Raymond Carver

Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose
reggendole vicino al fiore per non
pungersi le dita. Con l'altra mano taglia, si ferma e
poi taglia ancora, più sola al mondo
di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà
lo sguardo, non subito. E' sola
con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non
a dire. So bene come si chiamano quei cespugli

regalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura...
è quest'ultima la rosa che all'improvviso mi porge, dopo
essere entrata in casa tra uno sguardo e l'altro. Ci affondo
il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s'attacchi addosso - profumo
di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina,
i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro
quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo
affannato dietro l'altro, riesce ancora a raggiungerla.

.....
 

Shoshin

Goccia di blu
Io mi inchino a te pioggia
per la scompostezza dei tuoi gesti
il tuo ignorare la clemenza
e affratellarti al fulmine,
la tua rigorosa indisciplina
il lancio di lame
e le perle roteanti,
per finezza e fluidità
per imperativi e adagi
mi inchino a te
per il bere animale,
le lingue che devotamente zitte
ti leccano salvando
ali pelli e squame,
per i colloqui vegetali
e la passione del vento
mi inchino
nella mia irrilevanza.

Chandra Candiani da 'La domanda della sete.' Einaudi
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Pri,,,,,,,,
Prima proposta!

I) "In luogo di prefazione" di Anna Achmatova:

Negli anni terribili della ežovščina ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado Una volta qualcuno mi «riconobbe».
Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
- Ma questo lei può descriverlo? -

E io dissi: - Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
(Leningrado, 1 aprile 1957
)



II) "Epilogo" di Anna Achmatova

Ho appreso come si infossano i volti,
come dalle palpebre si affaccia la paura,
come traccia il dolore sulle gote
rigide, cuneiformi pagine,
come d’un tratto, da cinerei o neri,
i riccioli diventano d’argento,
su labbra docili appassisce il sorriso
e in un arido ghigno trema lo spavento.
E non per me sola prego,
ma per quanti erano là con me
nel freddo crudele, nell’afa di luglio,
sotto la rossa, accecata muraglia.
....
....

Fonte:https://www.unive.it/pag/fileadmin/...EP/numeri/n22/07_22__maggio2013-Dundovich.pdf
,,Epilogo. I. Ho appreso come si infossano i volti, come dalle palpebre si affaccia la paura, come traccia il dolore sulle gote rigide, cuneiformi pagine, come d’un tratto, da cinerei o neri, i riccioli diventano d’argento, su labbra docili appassisce il sorriso e in un arido ghigno trema lo spavento. E non per me sola prego, ma per quanti erano là con me nel freddo crudele, nell’afa di luglio, sotto la rossa, accecata muraglia.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
La prima parte, "Epilogo", si riferisce agli avvenimenti del 1938 anche se la pubblicazione porta la data del '57.
Qualche parola sul contesto.
Nel '38 in Russia ci fu un'ondata di feroce repressione sotto il comando del famigerato Nikolaj Ežov, Commissario del Popolo (cioè ministro, come diremmo noi) agli Interni, durante la dittatura di Stalin.
Furono più di 700.00 i cittadini fucilati nel 1938, e lo stesso figlio dell'Achmatova fu rinchiuso in carcere nell'ambito di quello che fu chiamato <<il Grande Terrore>>, un vero e proprio progetto di epurazione dell’intera società sovietica che avrebbe avuto termine solo dopo un anno di arresti, condanne e fucilazioni indiscriminate.
Il periodo di feroci repressioni però non si limitò all'anno del Grande Terrore, ma caratterizzò gli anni tra il 1929 e il 1956: in quel periodo il sistema carcerario sovietico “ospitò” circa diciotto milioni di detenuti, la collettivizzazione forzata delle campagne degli anni 1929-1932 causò la deportazione di sei milioni e mezzo di persone, e la carestia ucraina causò 3 milioni e mezzo di morti.
(Fonte: https://www.unive.it/pag/fileadmin/...EP/numeri/n22/07_22__maggio2013-Dundovich.pdf)
In questo contesto, nel 1938, la poetessa si ritrova fuori dal carcere, donna fra le altre donne, a vivere l'angosciosa attesa di notizie del proprio figlio.
Ma dalle altre sofferenti lei riceve quasi una specie di investitura per far conoscere al mondo le atrocità che vengono commesse sul popolo, perché lei ha una voce che si farà sentire nei secoli a venire, la voce della poesia, che qui diventa un'arma potente, sublime e capace di dare anche una parvenza di consolazione.
Così Anna Achmatova ci tramanda il clima di quell'epoca, il parlare sussurrando, il torpore desolato e senza speranza, e infine quel sorriso che scivola non sul volto dell'altra donna, ma su quello che una volta era stato il suo volto. Agghiacciante.
*
In "epilogo" Anna ci dà una descrizione potente della manifestazione del dolore, e a noi che leggiamo sembra quasi di vedere quei volti stravolti da una sofferenza che cancella ogni traccia di umanità o bellezza, quei volti che alla fine diventano solo specchio di un'angoscia senza fine.
Credo che sia impossibile non pensare a sofferenze più attuali, ad angosce ancora non terminate, e all'inesauribile orrore della violenza e della guerra.

🙋‍♀️

....
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Inserisco la seconda poesia, poi commenterò...

Poesia di Wislawa Szymborska
Un amore felice


Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
I) "In luogo di prefazione" di Anna Achmatova:

Negli anni terribili della ežovščina ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado Una volta qualcuno mi «riconobbe».
Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
- Ma questo lei può descriverlo? -

E io dissi: - Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
(Leningrado, 1 aprile 1957
)



II) "Epilogo" di Anna Achmatova

Ho appreso come si infossano i volti,
come dalle palpebre si affaccia la paura,
come traccia il dolore sulle gote
rigide, cuneiformi pagine,
come d’un tratto, da cinerei o neri,
i riccioli diventano d’argento,
su labbra docili appassisce il sorriso
e in un arido ghigno trema lo spavento.
E non per me sola prego,
ma per quanti erano là con me
nel freddo crudele, nell’afa di luglio,
sotto la rossa, accecata muraglia.


Fatico molto a commentare questo genere di scritti, non riesco a non cadere nel banale soprattutto in questo periodo. Mi ha colpito principalmente la prima parte (e ringrazio Pathurnia per la spiegazione), il volto della donna che si trasforma e ridiventa umano per un solo attimo, quello in cui si accende la speranza di veder raccontato l'orrore e quindi forse di avere giustizia.
Della seconda parte mi commuove la solidarietà che malgrado tutto non viene meno, anzi a volte si sviluppa di più in momenti simili.



....

,,Epilogo. I. Ho appreso come si infossano i volti, come dalle palpebre si affaccia la paura, come traccia il dolore sulle gote rigide, cuneiformi pagine, come d’un tratto, da cinerei o neri, i riccioli diventano d’argento, su labbra docili appassisce il sorriso e in un arido ghigno trema lo spavento. E non per me sola prego, ma per quanti erano là con me nel freddo crudele, nell’afa di luglio, sotto la rossa, accecata muraglia.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Poesia di Wislawa Szymborska
Un amore felice


Un amore felice. E' normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano
sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
Mi piacciono molto l'ironia e la leggerezza di Wislawa Szymborska, sotto le quali intuisco affetto e compassione per gli esseri umani.
Secondo me con una dose di Szymborska al giorno vivremmo tutti meglio, e anche questo sarebbe
"uno scandalo nelle alte sfere della Vita".
E che raffinatezza scrivere Vita con la maiuscola, per ridere delle parole altisonanti. 👍
 

alessandra

Lunatic Mod
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La poetessa ha descritto l'invidia che si prova nei confronti delle coppie felici in modo candido e veritiero, con sincerità e ironia benevola, leggendola ci si sente meno in colpa se non si riesce a provare in pieno la sensazione "sono felice per loro" :mrgreen: Ma esiste l'amore felice (e qui mi ritrovo in pieno negli ultimi due versi :mrgreen: )?E' una domanda enorme...forse esiste ma non in assoluto, la stessa coppia può essere felice o infelice in periodi diversi, e film e telefilm non aiutano perché ci fanno credere il contrario...sarà che ieri ho terminato di vedere il carinissimo Bridgerton... va be', sto divagando :) Anche a me piace molto il tratto gentile della Szymborska, le sue poesie sono facilmente riconoscibili.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Inserisco la terza proposta!


Abbi cura di Raymond Carver

Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose
reggendole vicino al fiore per non
pungersi le dita. Con l'altra mano taglia, si ferma e
poi taglia ancora, più sola al mondo
di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà
lo sguardo, non subito. E' sola
con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non
a dire. So bene come si chiamano quei cespugli

regalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura...
è quest'ultima la rosa che all'improvviso mi porge, dopo
essere entrata in casa tra uno sguardo e l'altro. Ci affondo
il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s'attacchi addosso - profumo
di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina,
i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro
quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo
affannato dietro l'altro, riesce ancora a raggiungerla.

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Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Lui sa di essere malato. Lei gli ha ridato l'energia per combattere, la voglia di vivere e la serenità per accettare ciò che sta per compiersi. Non c'è tristezza in questa poesia.
In un'altra lirica lui ha detto che tutti i giorni vissuti dopo la diagnosi infausta sono stati "una pacchia".
Con la passione per la sua donna e l'ostinazione di un uomo che ha vinto i propri demoni, Raymond guarda Tess una mattina e scrive questa meraviglia.
Lei gli sta donando amore e dedizione, lui assapora il dono ed è profondamente grato.
Come se avesse appena imparato ad esistere contempla lei, la sua capacità di essere pienamente assorta in quel che sta facendo, e si sente gratificato e felice.

Quando leggo questa poesia mi sembra di vedere quelle rose, di sentire il loro profumo, e di cogliere la struggente bellezza di quelle due vite protese a vivere centellinando ogni attimo vissuto insieme, e ogni volta che la rileggo penso che sia la più bella poesia d'amore mai scritta.
🙋‍♀️
 
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Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
..... e ogni volta che la rileggo penso che sia la più bella poesia d'amore mai scritta.
🙋‍♀️
Scusate se mi cito addosso, ma non è del tutto esatto.
La più bella poesia d'amore per me resta sempre "Ho sceso dandoti il braccio" di Montale, anche se lui e la Mosca non mi sono proprio simpaticissimi.
Invece Carver e Tess Gallagher sono una specie di mio mito personale, con quella felicità afferrata per capelli all'ultimo minuto. Magari in loro ci vedo qualcosa di mio...:unsure:
 

alessandra

Lunatic Mod
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Fino agli ultimi versi ero convinta che la malata fosse lei, una malata piena di coraggio ed energia come spesso sanno essere certe donne, e che lui la guardasse curare le rose, assaporando quelli che sarebbero potuti essere gli ultimi momenti. Mi sbagliavo, ma non cambia molto: ciò che conta è l'amore reciproco che traspare dalla poesia e travolge il lettore.
 
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