Eco, Umberto

Elizabeth

New member
Il Nome della Rosa mi è piaciuto moltissimo, è un libro che ogni tanto rileggo, in un certo senso ci sono affezionata! Ed ho l'impressione che rileggendolo ci si possa trovare sempre qualcosa di nuovo.
Ho letto anche il Pendolo, anzi l'ho divorato, ma devo dire che ripreso in mano qualche anno dopo mi è piaciuto meno.
 

Bag End

Tolkien Society Member
Il primo libro che ho letto di Eco è stato il nome della Rosa e da appassionata di Medioevo, l'ho trovato strepitoso. Recentemente ho letto anche Baudolino e mi è piaciuto moltissimo, forse anche di più del primo. Invece non mi ha entusiasmato l'isola del giorno prima. L'ho trovato lento e noioso, ma forse l'ho letto con lo spirito sbagliato. Ho già comprato il diario minimo, il pendolo e la fiamma misteriosa della regina Loana che prima o poi leggerò. Ho anche a passo di Gambero, ma quello non è un romanzo.
 
Il pendolo di Focault, nonostante la difficoltà nella lettura, l'ho trovato straordinario. Mi è piaciuto molto anche Baudolino (naturalmente Il nome delle rosa), molto meno invece La misteriosa fiamma della Regina Loana. Non riesco a leggere L'isola del giorno prima, l'ho iniziato ma dopo qualche pagina l'ho mollato...prima o poi lo riprenderò (spero).
 

Bag End

Tolkien Society Member
Lectio magistralis

Anni fa, quando a Torino si è aperto il Salone del libro, non ricordo se per
qualche anno o solo per il primo, c'era anche una sezione antiquaria. Non so
quanto gli antiquari, in un salone frequentato da un pubblico che
abitualmente va in cerca di cose contemporanee, abbiano venduto, e se siano
stati loro a decidere di non venire più oppure se la direzione del salone
non li abbia più invitati.

Ricordo solo che mi era molto dispiaciuto perché, quando c'erano, ho visto
intere scolaresche percorrere il loro settore e soffermarsi davanti a
vetrinette con incunaboli o altre edizioni di pregio, e guardare incantati
quei reperti mai visti, quelle incisioni sorprendenti, quei capolavori di
tipografia. (...)

Cos'è la bibliofilia? Narra la leggenda che Gerberto d'Aurillac, papa
Silvestro II, il papa dell'anno mille, divorato dal suo amore per i libri
abbia un giorno acquistato un introvabile codice della Farsaglia di Lucano,
promettendo in cambio una sfera armillare in cuoio. Gerberto non sapeva che
Lucano non aveva potuto terminare il suo poema, perché nel frattempo Nerone
lo aveva invitato a tagliarsi le vene. Cosicché ricevette il prezioso
manoscritto ma lo trovò incompleto. Ogni buon amatore di libri, dopo aver
collazionato il volume appena acquistato, se lo trova incompleto lo
restituisce al libraio. Gerberto, per non privarsi almeno di metà del suo
tesoro, decise di inviare al suo corrispondente non la sfera intera, ma solo
mezza.



Trovo questa storia mirabile, perché ci dice che cosa sia la bibliofilia.
Gerberto voleva certamente leggere il poema di Lucano - e questo ci dice
molto sull'amore per la cultura classica in quei secoli che ci ostiniamo a
ritenere oscuri - ma se fosse stato solo così avrebbe richiesto il
manoscritto in prestito. No, lui voleva possedere quei fogli, toccarli,
forse annusarli ogni giorno, e sentirli cosa propria. E un bibliofilo che,
dopo aver toccato e annusato, trova che il libro è monco, che ne manca anche
solo il colophon o un foglio di errata, prova la sensazione di un coitus
interruptus.
Certo ci sono bibliofili che collezionano a soggetto e persino leggono i
libri che accumulano. Ma per leggere tanti libri basta essere topo di
biblioteca. Il bibliofilo, invece, anche se attento al contenuto, vuole
l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello
stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma
capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per
non violare l'oggetto che hanno conquistato. Tagliare le pagine al libro
raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per
vedere il meccanismo.

L'amatore della lettura, o lo studioso, ama sottolineare i libri
contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di
sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e
pennarello rosso, gli ricorda un'esperienza di lettura. Io possiedo una
Philosophie au Moyen Age di Gilson degli anni cinquanta, che mi ha
accompagnato dai giorni della tesi di laurea a oggi. La carta di quel
periodo era infame, ormai il libro va in briciole appena lo si tocca o si
tenta di voltarne le pagine. Se esso fosse per me soltanto strumento di
lavoro, non avrei che a comperare una nuova edizione, che si trova a buon
mercato. Potei persino impiegare due giorni a risottolineare tutte le parti
annotate, riproducendo colori e stile delle mie note, che cambiavano durante
gli anni e le riletture. Ma non posso rassegnarmi a perdere quella copia,
che con la sua fragile vetustà mi ricorda i miei anni di formazione, e i
seguenti, e che è dunque parte dei miei ricordi. (...)



Ci sono i bibliofili e ci sono i bibliomani. Per stabilire una linea di
confine tra bibliofilia e bibliomania farò un esempio. Il libro più raro del
mondo, nel senso che probabilmente non ne esistono più copie in libera
circolazione sul mercato, è anche il primo, ossia la Bibbia di Gutenberg.
L'ultima copia circolante è stata venduta nel 1987 ad acquirenti giapponesi
per qualcosa come otto miliardi - al cambio di allora. Se ne venisse fuori
una prossima copia, non varrebbe otto miliardi, bensì ottanta, o mille.

Dunque ogni collezionista ha un sogno ricorrente. Trovare una vecchietta
novantenne che ha in casa un libro che cerca di vendere, senza sapere di che
si tratti, contare le linee, vedere che sono 42 e scoprire che è una Bibbia
di Gutenberg, calcolare che alla poveretta restano solo pochi anni di vita e
ha bisogno di cure mediche, decidere di sottrarla all'avidità di un libraio
disonesto che probabilmente le darebbe qualche migliaio di euro (e lei ne
sarebbe già felicissima), offrirle centomila euro con cui essa si
rimpannuccerebbe estasiata sino alla morte, e mettersi in casa un tesoro.

Dopo di che, cosa accadrebbe? Un bibliomane, terrebbe la copia segretamente
per se, e guai a mostrarla perché solo a parlarne si mobiliterebbero i ladri
di mezzo mondo, e dunque dovrebbe sfogliarsela da solo alla sera, come
Paperone che fa il bagno nei suoi dollari. Un bibliofilo, invece, vorrebbe
che tutti vedessero questa meraviglia. Allora scriverebbe al sindaco della
sua città, gli chiederebbe di ospitarla nel salone principale della
biblioteca comunale, pagando con fondi pubblici tutte le enormi spese di
assicurazione e sorveglianza, e consentendogli il privilegio di andarla a
vedere ogni volta che desidera, e senza fare la coda. Ma che piacere sarebbe
quello di possedere l'oggetto più raro del mondo senza potersi alzare alle
tre di notte e andarlo a sfogliare? Ecco il dramma: avere la Bibbia di
Gutenberg sarebbe come non averla. E allora perché sognare quella utopica
vecchietta? Ebbene, il bibliofilo la sogna sempre, come se fosse un
bibliomane. (...)

C'è poi la biblioclastia. Ci sono tre forme di biblioclastia, la
biblioclastia fondamentalista, quella per incuria e quella per interesse. Il
biblioclasta fondamentalista non odia i libri come oggetto, ne teme il
contenuto e non vuole che altri li legga. E' il caso dei roghi o
dell'incendio della biblioteca di Alessandria che (secondo una leggenda che
ormai è considerata falsa) fu messa fuoco da un califfo seguendo il
principio che o tutti quei libri dicevano la stessa cosa del Corano e allora
erano inutili, o dicevano cose diverse e allora erano dannosi.

La biblioclastia per incuria è quella di tante biblioteche italiane, così
povere e così poco curate, che non di rado diventano luoghi di distruzione
del libro; perché c'è un modo di distruggere i libri lasciandoli deperire o
facendoli scomparire in penetrali inaccessibili.
Il biblioclasta per interesse distrugge i libri perché vendendoli a pezzi ne
ricava molto più che vendendoli interi. Quanto conviene sfasciare un libro
completo? In un catalogo su Internet trovo che una mappa tratta da una delle
prime edizioni della Cosmographia di Sebastian Münster (1570) viene offerta
a 1200 euro.

Ora la Cosmographia ha una quarantina di vedute di città a doppia pagina, 14
carte geografiche a doppia pagina, più una novantina di legni nel testo.
Senza calcolare che i prezzi possono variare a seconda se la mappa o veduta
è a pagina semplice, doppia, e ripiegata più volte, e che si vendono persino
le pagine coi piccoli legni nel testo, voliamo basso e, fissando una media
di mille euro solo per ogni mappa o veduta a doppia pagina, raggiungiamo la
cifra di 50.000 euro circa. Ora vedo su cataloghi recenti che un Münster
completo può valere anche 30.000 euro, ma se si è fortunati non è
impossibile averne una copia decente per 20.000 euro.

Dunque, se si sfasciasse oggi una Cosmographia 1570, spendendo 20.000 euro
se ne incasserebbero 50.000. Conviene, no? Naturalmente la copia completa
che apparirà successivamente sul mercato, diventata più rara, costerà il
doppio, e il doppio costeranno le tavole sciolte. Così in un colpo solo si
distruggono opere di incommensurabile valore, si costringono i collezionisti
a sacrifici insostenibili, e si accresce il prezzo delle tavole singole.

Il bibliofilo raccoglie libri per avere una biblioteca. Una biblioteca non è
una somma di libri, è un organismo vivente con una vita autonoma. Una
biblioteca di casa non è solo un luogo in cui si raccolgono libri: è anche
un luogo che li legge per conto nostro. Mi spiego. Credo che sia capitato a
tutti coloro che hanno in casa un numero abbastanza alto di libri di vivere
per anni con il rimorso di non averne letti alcuni, che per anni ci hanno
fissato dagli scaffali come a ricordarci il nostro peccato di omissione. A
maggior ragione accade con una biblioteca di libri rari, che talora sono
scritti in latino o addirittura in lingue ignote, e inoltre un libro antico
bellissimo come oggetto, e con belle immagini, può essere anche noiosissimo.

Però ogni tanto accade che un giorno prendiamo in mano uno di questi libri
trascurati, incominciamo a leggiucchiarlo, e ci accorgiamo che sapevamo già
tutto quel che diceva. Questo singolare fenomeno, di cui molti potranno
testimoniare, ha solo tre spiegazioni ragionevoli. La prima è che, avendo
nel corso degli anni toccato varie volte quel libro, per spostarlo,
spolverarlo, anche soltanto per scostarlo onde poterne afferrare un altro,
qualcosa del suo sapere si è trasmesso, attraverso i nostri polpastrelli, al
nostro cervello, e noi lo abbiamo letto tattilmente, come se fosse in
alfabeto Braille. Io non credo ai fenomeni paranormali, ma in questo caso il
fenomeno è normalissimo, certificato dall'esperienza quotidiana.
La seconda spiegazione è che non è vero che quel libro non lo abbiamo letto:
ogni volta che lo si spostava vi si gettava uno sguardo, si apriva qualche
pagina a caso, qualcosa nella grafica, nella consistenza della carta, nei
colori, parlava di un'epoca, di un ambiente. E così, poco per volta, di quel
libro se ne è assorbita gran parte.
La terza spiegazione è che mentre gli anni passavano leggevamo altri libri
in cui si parlava anche di quello, così che senza rendercene conto abbiamo
appreso che cosa dicesse (sia che si trattasse di un libro celebre, di cui
tutti parlavano, sia che fosse un libro banale, dalle idee così comuni che
le ritrovavamo continuamente altrove).

In verità credo che siano vere tutte e tre le spiegazioni. Tutti questi
elementi messi insieme "quagliano" miracolosamente e concorrono tutti
insieme a renderci familiari quelle pagine che, legalmente parlando, non
abbiamo mai letto.
Naturalmente il bibliofilo, anche chi colleziona libri contemporanei, è
esposto all'insidia dell'imbecille che ti entra in casa, vede tutti quegli
scaffali, e pronuncia: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" L'esperienza
quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal
quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio
esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il
visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: "Non ne ho letto nessuno,
altrimenti perché li terrei qui?" Essa però gratifica l'importuno
solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba
rendergli questo favore.
La seconda risposta piomba l'importuno in uno stato d'inferiorità, e suona:
"Di più, signore, molti di più!" La terza è una variazione della seconda e
la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore.
"No, " gli dico, "quelli che ho già letto li tengo all'università, questi
sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima. " Visto che la
mia biblioteca conta cinquantamila volumi, l'infelice cerca soltanto di
anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni.

Quello che l'infelice non sa è che la biblioteca non è solo il luogo della
tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria
universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quelli altri
hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e
genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta. Ecco il contenuto
virtuale di una biblioteca: "Monsieurs les anglais, je me suis couché de
bonne heure. Tu quoque, alea! Licht, mehr Licht ber alles. Qui si fa
l'Italia o si uccide un uomo morto. Soldato che scappa, arrestati sei bello.
Fratelli d'Italia, ancora uno sforzo. L'aratro che traccia il solco è buono
per un'altra volta. L'Italia è fatta ma non s'arrende. Ben venga maggio,
combatteremo all'ombra. Tre donne intorno al cor e senza vento. L'albero a
cui tendevi la nebbia agli irti colli. Dall'Alpi alle Piramidi andò in
guerra e mise l'elmo. Fresche le mie parole nella sera pei quei quattro
scherzucci da dozzina. Sempre libera sull'ali dorate. Guido io vorrei che al
ciel si scoloraro. Conobbi il tremolar, l'arme, gli amori. Fresca e chiara è
la notte, e il capitano. M'illumino, pio bove. Alle cinque della sera mi
ritrovai per una selva oscura. Settembre, andiamo dove fioriscono i limoni.
Sparse le trecce morbide, una spronata, uno sfaglio: questi sono i cadetti
di Guascogna. Tintarella di luna, dimmi che fai. Contessa, cos'è mai la
vita: tre civette sul comò".
 

coffeegirl

New member
Inauguro il mio ingresso in questo bellissimo forum scrivendo che anche io ho trovato Il Nome della Rosa stupendo. Non ho letto altro di Eco ma mi intriga molto Il Pendolo di Foucault

Comunque è un bel malloppone, con le solite digressioni prolisse alla Eco. Va letto con maturità, sia per cogliere le derive esistenziali dei personaggi che per comprendere richiami e citazioni.

mi sa molto di lettura invernale ideale :wink:
 
Ultima modifica di un moderatore:

Dorian Gray

Un quadro...la mia anima
eccomi, mi inserisco anch'io! Il nome della rosa l'ho letto in 1 giorno e mezzo e devo dire che mi ha fatto impazzire, soprattutto per i dialoghi in cui si parlava delle lotte tra le varie fazioni interne alla chiesa cristiana e ai discorsi di teologia e letteratura!
Ora mi sono preso Pendolo di Foucault ma mi devo preparare psicologicamente prima di iniziarlo!
 

raffa17

Stephen King Fan Member
Di lui ho letto solo "Il nome della rosa" che mi è piaciuto abbastanza. Certi punti li ho trovati piuttosto noiosi..
 

Shoofly

Señora Memebr
Per me il Pendolo è la migliore prova narrativa di Umberto Eco (ho letto tutto di lui, persino i saggi di semiotica!!):D
Resta tuttora uno dei romanzi a me più cari. Lo lessi al liceo (subito dopo l'esperienza folgorante de Il Nome della Rosa) e sebbene all'inizio non ci capii un granché (è una miniera di dati storici, filosofici, esoterici, letterari.... insomma, quanto di meglio abbia profuso quel sapiente geniaccio dell'autore) m'ispirò il desiderio di "istruirmi" su tutto ciò che non avevo afferrato sul momento. Così acquistai (pensate un pò :mrgreen:) il "Dizionario al Pendolo di Foucault" et (lux) facta est!:D
E' certamente una lettura impegnativa (bisogna essere mooolto motivati prima di iniziare altrimenti dopo la prima pagina ci si sente subito col fiato corto e la voglia di mollare lì.
La perseveranza però ripagherà ampiamente gli sforzi... ci sono pagine indimenticabili, come quella che contiene la descrizione di uno squillo di tromba (LO squillo di tromba) a pag. 392.....
 

Gandalf

New member
Uno dei miei autori preferiti...il nome della rosa e baudolino credo siano una spanna sopra gli altri, però non ho ancora letto il pendolo! Invece l'isola del giorno prima è un libro mooolto complesso, credo di non averlo compreso del tutto forse per questo non l'ho apprezzato fino in fondo infine la misteriosa fiamma della regina loana non mi è piaciuto onestamente...cmq è davvero un intellettuale come non ce ne sono più sarei contentissimo di poter assistere ad una sua lectio!
 

Entropya

New member
Per me il Pendolo è la migliore prova narrativa di Umberto Eco (ho letto tutto di lui, persino i saggi di semiotica!!):D
Resta tuttora uno dei romanzi a me più cari. Lo lessi al liceo (subito dopo l'esperienza folgorante de Il Nome della Rosa) e sebbene all'inizio non ci capii un granché (è una miniera di dati storici, filosofici, esoterici, letterari.... insomma, quanto di meglio abbia profuso quel sapiente geniaccio dell'autore) m'ispirò il desiderio di "istruirmi" su tutto ciò che non avevo afferrato sul momento. Così acquistai (pensate un pò :mrgreen:) il "Dizionario al Pendolo di Foucault" et (lux) facta est!:D
E' certamente una lettura impegnativa (bisogna essere mooolto motivati prima di iniziare altrimenti dopo la prima pagina ci si sente subito col fiato corto e la voglia di mollare lì.
La perseveranza però ripagherà ampiamente gli sforzi... ci sono pagine indimenticabili, come quella che contiene la descrizione di uno squillo di tromba (LO squillo di tromba) a pag. 392.....

Condivido tutto! Per me il Pendolo è superiore anche a "Il Nome della Rosa". E' stato un libro folgorante, è sicuramente tra i miei preferiti.
Per me le pagine indimenticabili sono i discorsi di Lia a Casaubon..illuminanti davvero.
 

Spilla

Well-known member
Io sono a quota tre:
Il nome della rosa
L'isola del giorno prima
Baudolino

Eco mi ispira molta simpatia e apprezzo la sua immensa cultura ma, a parte Il nome della rosa, non sono riuscita a trovare le sue opere davvero avvincenti. Eppure non intendo fermarmi qui, anche perché con il Professore c'è sempre da imparare. Mi piacerebbe tentare con Il cimitero di Praga, ma sarà tra un po'...
 
Ultima modifica:

Luca979

Member
Aspettative tradite

Ero curioso e impaziente di leggere Il nome della rosa (non ho ancora visto il film) ed è stata forse la più grande delusione della mia carriera di lettore.
Credevo che fosse un thriller ambientato in un monastero con qualche accenno storico, invece è un trattato storico con qualche accenno ad un thriller monastico.
Alterna 10 pagine di racconto a 20 noiosissime pagine di storia. Eco forse voleva dimostrare di aver studiato e ci riesce benissimo, ma ho fatto una fatica tremenda a finire il libro.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Di lui finora ho letto solo La misteriosa fiamma della regina Loana (mi piacque molto) e Il cimitero di Praga in Gdl, invece de Il nome della rosa ho solo visto il film.
Anni fa mi gustavo sempre la sua rubrica su L'Espresso, anzi la nostra (per chi non lo sapesse il titolo era La bustina di Minerva :wink:).
 

gamine2612

Together for ever
Di lui finora ho letto solo La misteriosa fiamma della regina Loana (mi piacque molto) e Il cimitero di Praga in Gdl, invece de Il nome della rosa ho solo visto il film.
Anni fa mi gustavo sempre la sua rubrica su L'Espresso, anzi la nostra (per chi non lo sapesse il titolo era La bustina di Minerva :wink:).

Il tuo commento
Ho appreso stamattina, dopo Harper Lee anche lui se n'è andato.
Lessi Il nome della rosa poco dopo la sua uscita, era troppo presto per me,ero troppo immatura e feci una gran fatica a capirlo.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Non un grande romanziere secondo me, attività che cominciò solo in tarda età e che occupò la minor parte del suo tempo.

Un grande linguista e un grande critico, acuto come pochi e il cui contributo rimarrà negli anni.

Commovente sapere che nonostante sapesse che per lui non c era più niente da fare, continuò a lavorare ad un saggio che pare uscirà a breve.

Un innamorato della lingua e delle lettere come pochi...
 

ila78

Well-known member
Ho sempre detto che mi faceva paura....ci ho messo una ventina d'anni a decidere di leggere Il nome della rosa....ed è stato amore totale, per me è uno dei libri più belli che io abbia letto.

Non sono d'accordo sul fatto che non fosse un grande romanziere, piuttosto un romanziere non per tutti, non facile sicuramente.

Di sicuro un pilastro della cultura che se ne va.
 

rialabelle

New member
Ho letto solo il nome della rosa e diario minimo (che ho trovato molto divertente)...sono molto dispiaciuta era un autore che apprezzavo...:-(
 
Alto