La foto del giorno

asiul

New member
Asiul...una foto d'arte e di grande classe!
T.

Sì, è davvero un artista di gran classe...questa è un altro capolavoro.

Andreas-Feininger-Brooklyn-Bridge-seen-from-Brooklyn-207869.jpg


Andreas Feininger, il ponte di Brooklyn visto da Brooklyn
 

asiul

New member
Bellissima questa foto. Ha dato grande spazio a un cielo meraviglioso e ne ha messo in risalto la grandezza riprendendo una cittadina, dove automobili, persone e caseggiati appaiono minuscoli al confronto.

Altra foto...cosa vi ricorda? :)

feininger-andreas-photographer-dennis-stock-holding-camera-to-his-face.jpg



The model is Dennis Stock and the photographer was Andreas Feininger, at LIFE Magazine
 

Apart

New member
Eccezionale questo ritratto, nei giochi di luce e di ombra. Feininger è un maestro di tecnica fotografica, in ogni sua foto c'è rigore e perfezione geometrica. Non a caso era un architetto, e fotografo; non a caso era figlio di un pittore astrattista.
 

asiul

New member
Notevole questa foto Apart!

Io continuo con il bianconero di Feininger...

m197806060409.jpg


Walking on Brooklyn Bridge, going towards Manhattan - Andreas Feininger
 
Poveri sposini... cominciamo bene! :roll:
Troppo divertenti Shoof! :mrgreen:



Tavolo, ma tu ogni giorno vedi queste cose belissssime? Wow! :)

..ed anche tutte le lotte contro gli insediamenti delle Cementerie.......i rifiuti tossici stoccati da anni dalla magistratura in alcune zone industriali e lasciati li...il traffico delle statali poco sotto....
mmmmmmmmmmmmm!!!!!! quanti magoni...
T.
 

skitty

Cat Member
..ed anche tutte le lotte contro gli insediamenti delle Cementerie.......i rifiuti tossici stoccati da anni dalla magistratura in alcune zone industriali e lasciati li...il traffico delle statali poco sotto....
mmmmmmmmmmmmm!!!!!! quanti magoni...
T.

Peccato... :roll: ... sono luoghi molto belli!
 
Peccato... :roll: ... sono luoghi molto belli!

Copio-incollo: :)
T.



"Se solo potessi mostrarti il secondo Elicona che per te e per le Muse ho allestito nei Colli Euganei! Penso proprio che di lì non vorresti mai più andartene”.

E' con queste parole che Francesco Petrarca celebra gli Euganei, parlandone esplicitamente, in una lettera, la XLVI delle Variarum, spedita all’amico Moggio di Parma. Anche se sappiamo che in nessuno dei componimenti del Poeta si fa diretto riferimento ai Colli, alcuni studiosi ritengono che molti passi del Canzoniere abbiano l’aria di ispirarsi al paesaggio collinare euganeo ed il suo soggiorno ad Arquà - dal 1369 al 1374, anno della morte - influenza, soprattutto a partire dall’epoca romantica, tanti autori italiani e stranieri che hanno scritto degli Euganei. Nel corso del Cinquecento - così come profetizza il Boccaccio (1313-1375) che nella Epistola a Francesco da Brossano del 3 novembre 1374 parla di Arquà come del paese che avrà in sorte la notorietà del mondo legata al ricordo del sommo poeta - Arquà e i Colli diventano quindi un luogo di pellegrinaggio letterario, che ispira liriche, pagine ineguagliabili dei classici più amati e lettere appassionate di poeti e scrittori romantici. Tra questi Marco Valerio Marziale, nato in Spagna nel 40 d.C, autore degli Epigrammi - opera monumentale sulla Roma imperiale - e Claudio Claudiano, poeta della tarda antichità vissuto tra la fine del quarto secolo e i primi decenni del quinto. La bellezza del territorio venne colta anche da Ugo Foscolo (1778-1827) e riportata in molti testi contenuti nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Percy Bysshe Shelley (1792-1822), uno dei maggiori poeti inglesi, va ricordato poiché ci offre una personale e suggestiva visione dei Colli. Due capolavori del Romanticismo – Julian and Maddalo (1818) e Prometeo Liberato (1820) – vennero composti da Shelley presso Villa Cappuccini a Este, dunque sullo sfondo dei Colli Euganei. I gatti vulcanici, testo che Dino Buzzati (1916-2000) dedica ai Colli, può essere addirittura considerato uno scritto di educazione civica: l’autore, per mezzo di un breve racconto fantastico, condanna lo scempio perpetrato dalle scavatrici ai danni dei pendii Euganei.
Giorgio Bassani (1916-2000), autore del Giardino dei Finzi Contini, certo più noto come narratore che come poeta, ha scritto una poesia dedicata al territorio: ha per titolo Monselice ed è tratta da una raccolta di poesie intitolata L’alba ai vetri (1963). Una descrizione poco realistica dei colli, che trascura il lato selvatico e ispido del territorio a favore di una immagine gentile e sensuale ci è offerta da Gabriele D’Annunzio (1863-1938) in Il fuoco (1900).
E infine, Antonio Fogazzaro (1842-1911) nel II capitolo di Piccolo mondo moderno (1901) parla del territorio dedicando un brano che si concentra quasi tutto sull’Abbazia di Praglia.


---------------------

Gabriele D'Annunzio, Il fuoco, Mondadori, 2002

Pubblicato nel 1900, Il fuoco è un romanzo autobiografico, che descrive la complessa e tempestosa relazione di D'Annunzio con Eleonora Duse.
Protagonisti della vicenda narrata, che ha come seducente sfondo una regale Venezia, sono infatti "L'Imaginifico" Stelio Effrena, evidente alter ego dello scrittore pescarese, poeta, "anima appassionata e veemente", che aspira a un'esistenza ricca e impetuosa, in cui arte e vita si fondano, e Foscarina, "la grande attrice tragica", già avanti negli anni, incarnazione letteraria di Eleonora Duse.
Il loro amore vive di esaltazioni e di disperazioni, di armonie e di gelosie; la Foscarina rappresenta per il "superuomo" Stelio Effrena la musa ispiratrice, la carica vitale, la catalizzatrice della sua creatività artistica. Esalta la sua potenza spirituale e sensuale.

Tuttavia sul loro amore incombe la giovane cantante Donatella Arvale, dalla quale il poeta-superuomo si sente attratto. Di qui i dubbi, le amarezze, le disperazioni di Foscarina, sempre pronta al sacrificio per il suo più giovane amante.

Sulla scena veneziana compare inoltre un Richard Wagner vecchio e malato, modello da imitare per Stelio, che, nel contempo, avverte di esserne l'ideale continuatore dell'opera artistica.
Personaggio minore è Daniele Glauro, amico ed estimatore di Stelio, in grado di gioire della bellezza, ma non di crearla.

Tipica espressione del dannunzianesimo, Il fuoco si fa apprezzare per il linguaggio impiegato, ricco, duttile, preciso, lontano dall'odierna standardizzazione televisiva e per lo stile carico di metafore, visioni e simboli, specchio di una cultura genuinamente classica.

Contrariamente ai critici più accreditati che apprezzano, nel romanzo, più la seconda parte che la prima, più i momenti di malinconia e di ripiegamento che non l'esaltazione dionisiaca, io ho trovato assolutamente travolgenti le prime cinquanta pagine del romanzo, che si distinguono per impeto, energia e anticonformismo.
C'è in D'Annunzio la capacità, abbastanza estranea alla tradizione letteraria novecentesca, di esprimere sentimenti "positivi", quali l'entusiasmo, la grandezza, la potenza. Lo fa talvolta con iperboli pacchiane, ma prevale quasi sempre, a mio giudizio, una visione ampia delle cose e della vita, tipiche dello scrittore di genio.

Una benefica, megalomane, narcisistica sfrenatezza attraversa il libro; le pagine di palpitante erotismo si alternano al dispregio dell'angustia dell'esistenza comune; soltanto il culto della Bellezza può vincere le miserie, le inquietudini e il tedio dei giorni comuni, il bisogno e il dolore.
Il superuomo dannunziano non è tuttavia sempre attività, baldanza, sicurezza; alla luce subentra spesso l'ombra, rendendocelo più umano e amabile.

Il romanzo, quando uscì, suscitò polemiche per quello che veniva considerato come un irriverente ritratto della Duse. Fu tuttavia la Duse stessa a difendere D'Annunzio dichiarando:
"... Conosco il romanzo e ne ho autorizzato la stampa, perché la mia sofferenza, qualunque essa sia, non conta, quando si tratta di dare un altro capolavoro alla letteratura italiana. E poi, ho quarant'anni... e amo!"
 
Alto