Io ho letto Siddharta e Il lupo della steppa, dunque posso dire la mia opinione soltanto su questi due libri.
In questa parte di Hesse emerge la necessità di una ricerca. Il punto di partenza è una presa di coscienza di una condizione di sofferenza, di disagio, di spaesamento, di infelicità da parte del protagonista. Da questo si sviluppa un percorso - è una sorta di ritorno nel gioco ne Il lupo della steppa, è una sorta di uscita dal giro in Siddharta - che lo porta a rinnovarsi, e poi a liberarsi.
Ne Il lupo della steppa c'è una costante contrapposizione fra anima e corpo, fra natura e uomo. Una contrapposizione che viene compresa e poi superata attraverso la maturazione di un nuovo modo di pensare: l'Io non è più un'unità, Harry ne comprende le mille sfaccettature. A tenerle unite è un ordine creativo (e non più un'identità o personalità), una capacità di tenere le redini del gioco della vita, in grado di ridere di questo e di rinnovarsi continuamente.
In Siddharta c'è una la liberazione totale dell'Io. Siddharta nel suo percorso di formazione prova a vincere l'Io attraverso l’autoimposizione, nell'esperienza ascetica fra i Samsana, e poi attraverso l'abbandono totale alla passione, nell'incontro con Kamala. Ma è soltanto alla fine che Siddharta, forte delle esperienze passate, imparerà a lasciarsi andare con consapevolezza al flusso della vita, ad accogliere il suo Io, senza frustralo come, all’opposto, senza diventarne schiavo. Ecco come la dimenticanza dell'Io porta inevitabilmente alla liberazione.
Ho provato a sintetizzare i messaggi di fondo dei due libri di Hesse, consapevole che il mio rimane sempre un punto di vista riduttivo: un po’ per le difficoltà di comprensione del testo, un po’ perché i due libri in questione si prestano a molte interpretazioni. Non sempre è facile leggere i suoi libri. La scrittura è lenta, non ci sono trame avvincenti, lo scrittore è spesso riflessivo e criptico. Dietro i racconti delle sue vicende si nascondono innumerevoli significati. Lo stesso autore ne Il lupo della steppa avverte la possibilità di un fraintendimento della sua opera.
Ad ogni modo nei suoi libri vi ho trovato sempre qualcosa di grande, di eccezionale. Hesse è capace di spunti interessanti, geniali, ad ogni nuova lettura dei suoi testi si colgono ulteriori significati.
Nei suoi scritti si avverte l’onnipresenza di un aspetto trascendentale, inesauribile. Leggere Hesse significa rinnovarsi, edificarsi. E poi c’è la bellezza della costante ricerca interiore, mai dimentica del valore dell’esperienza e dell’altro, in cui trovano compimento e fusione saggezza occidentale e saggezza orientale.