Totopoetanti e commenti - I° Concorso di Poesia

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Sopraesistito

Black Cat Member
Tua è la discussione, tuo è il diritto di chiuderla, io finchè Tavolo non me l'ha chiesto manco volevo commentare, appunto perchè purtroppo questa volta non ho potuto apprezzare appieno il tuo lavoro. :)

Comunque lo ribadisco, a me è solo sembrata, per puro gusto personale e forse per eccessivo amore per la formalità, fuori contesto, ma comunque m'ha sicuramente strappato un sorriso, che è già un impatto positivo, no?

Non avevo nessuna intenzione di sminuirla in altri modi, nè di sminuire te.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
...e se non lo fosse?

Va bene dai, inutile stuzzicarci, ti rispondo in modo completo...
Ci sono riflessioni profonde che fanno nascere sorrisi altrettanto profondi.
Poi ci sono le battute sulle flatulenze.
Quale delle due è più facile?

Poi se vuoi continuare con gli esercizi di dialettica fai pure.
Viceversa: illuminami sui meriti nascosti di Mephitica.

Ma no, sono stato frainteso. Non mi riferivo soltanto a Mephitica, quanto all'arte dell'umorismo. E' più facile far ridere o far riflettere? Siamo proprio sicuri di cosa vogliamo rispondere? Io, per parte mia, per niente. E' proprio del riso dissolversi nell'attimo stesso in cui si consuma, in quanto è istinto, per lasciarsi la dinamica che va dal comico all'umoristico, ovvero dallo scatto del tutto istintivo della risata, alla riflessione sull'origine, se si vuole, anche profonda. E d'altra parte difficilissimo è divertire bene: non mancano certo gli esempio in nessuno dei casi possibili. Si va da Boccaccio a Massimo Boldi, per capirsi. Insomma, io personalissimamente, non so cosa sia più semplice da provocare.


Quanto a Mephitica, siamo certi di non poterne dire nulla? Il linguaggio utilizzato, ad esempio. Il mezzo e non il fine. Non è una banalità. Il metro breve, ricalcato sull'esametro, per tradizione il metro della poesia eroica o epica e, successivamente, di quella satirica: l'autore dimostra di conoscere la tradizione poetica greco-latina. La divisione in due stanze dà un tocco aulico o quanto meno scenico, mentre d'altra parte fomenta la curiosità del lettore. Adotta diverse tecniche retoriche e lo fa egregiamente. Insomma, chi l'ha scritta sa il fatto suo. In buona sostanza, non ingenera riflessioni profonde nella poesia, ovvero il lettore non ne trae giovamento esteticamente od emotivamente inteso, ma può portarci a buone riflessioni sulla poesia, sulla costruzione formale e l'uso dei versi. Non vedo perché questo secondo campo dovrebbe essere inferiore al primo.
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Oh bene così va meglio D., almeno è un'argomentazione! Ora vado a cena, poi ti rispondo per bene!
Ti ringrazio dell'elaborazione! ;)
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Ma no, sono stato frainteso. Non mi riferivo soltanto a Mephitica, quanto all'arte dell'umorismo. E' più facile far ridere o far riflettere? Siamo proprio sicuri di cosa vogliamo rispondere? Io, per parte mia, per niente. E' proprio del riso dissolversi nell'attimo stesso in cui si consuma, in quanto è istinto, per lasciarsi la dinamica che va dal comico all'umoristico, ovvero dallo scatto del tutto istintivo della risata, alla riflessione sull'origine, se si vuole, anche profonda. E d'altra parte difficilissimo è divertire bene: non mancano certo gli esempio in nessuno dei casi possibili. Si va da Boccaccio a Massimo Boldi, per capirsi. Insomma, io personalissimamente, non so cosa sia più semplice da provocare.

Per assoluti è molto difficile trattare questo argomento, però, senza complicarsi troppo la vita andando a guardare tutti casi più particolari, la risata appartiene anche a mezzi di comunicazione di bassa qualità, mentre il suscitare volutamente una riflessione profonda (non come conseguenza involontaria) è indubbiamente più difficile.
Questo sempre parlando in generale, infatti ho detto che esistono risate e risate. E ho anche parlato nello specifico di riflessione profonda, non si parla della riflessione frivola su quale camicia mettersi, quindi.

Un'altra cosa su questo argomento, tu dici "E d'altra parte difficilissimo è divertire bene", ma chi definisce com'è che ci si diverte bene? Manco sapevo che si potesse divertirsi male! :p Il divertimento ha già un connotato positivo per il soggetto che lo sperimenta, quello che può essere negativo è l'origine della risata, per esempio una battuta di cattivo gusto che ti suscita le cosiddette "risate shock".

Quanto a Mephitica, siamo certi di non poterne dire nulla? Il linguaggio utilizzato, ad esempio. Il mezzo e non il fine. Non è una banalità. Il metro breve, ricalcato sull'esametro, per tradizione il metro della poesia eroica o epica e, successivamente, di quella satirica: l'autore dimostra di conoscere la tradizione poetica greco-latina. La divisione in due stanze dà un tocco aulico o quanto meno scenico, mentre d'altra parte fomenta la curiosità del lettore. Adotta diverse tecniche retoriche e lo fa egregiamente. Insomma, chi l'ha scritta sa il fatto suo. In buona sostanza, non ingenera riflessioni profonde nella poesia, ovvero il lettore non ne trae giovamento esteticamente od emotivamente inteso, ma può portarci a buone riflessioni sulla poesia, sulla costruzione formale e l'uso dei versi. Non vedo perché questo secondo campo dovrebbe essere inferiore al primo.

Questa è, credo, la tua personale opinione e per tanto non posso che rispettarla.
Concordo sulla forma e il linguaggio, tuttavia io trovo che la forma, la tecnica, non siano di pari importanza al contenuto, ma dovrebbero anzi essere sempre al servizio di una migliore comprensione o apprezzamento di quest'ultimo.

Nel caso di Mephitica (e questa è la mia opinione, sia chiaro) si può prendere una burla e infiorettarla in modo tecnicamente impeccabile, ma resta una burla che non dice assolutamente niente di significativo e che suscita una risata per via della volgarità dell'oggetto, la flatulenza appunto, non esattamente l'argomento più difficile da usare per suscitare ilarità.
Voleva veramente essere un modo per divulgare cultura? Ad essere sincero ho preso questo sfoggio di tecnica come un modo per dire "ho talmente tanta cultura che la uso per parlare di scorregge". Credo che Shoofly non volesse dir questo, ovviamente, ma che ci posso fare se è il primo pensiero che mi è venuto nel valutare la sua poesia? :boh: A vantaggio di Shoofly posso constatare di essere sicuramente in minoranza al riguardo.

Infine... si è capito che questa è la mia opinione personale? Spero di si, quindi: relax. :HIPP Dico specialmente a te, Tavolo!
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
(1)la risata appartiene anche a mezzi di comunicazione di bassa qualità, (2) mentre il suscitare volutamente una riflessione profonda (non come conseguenza involontaria) è indubbiamente più difficile.

Cosa intendi in (1) con mezzo di comunicazione? Suppongo tu intenda la circostanza in un tempo e in un luogo definiti tale da ingenerare il riso. Ancora, ricavo per supposizione la 'bassa qualità' del comico sia dovuta alla sua natura di esperienza istintiva conclusa in se stessa, ovvero parte del bagaglio istintuale. Lo possiamo trarre anche piuttosto evidentemente da (2), ove si definisce alta la funzione razionale in quanto, tra le altre cose non esplicitate, volontaria.

Ma invece di rimanere nell'astratta logica, veniamo al caso concreto.

1687. Newton dà alle stampe la sua teoria più nota e influente. Anni dopo, quasi alle soglie delle morte, racconterà la bizzarra casualità all'origine della sua scoperta. Al tempo ha quarantaquattro anni, un uomo di mezza età, seduto in meditazione profonda ai piedi di un albero: una mela si stacca e lo colpisce in testa. Certo, nella comicità classica questo è un episodio da manuale, o no? Chi di noi non riderebbe alla vista di un uomo illustre colpito dal più banale ed innocuo degli incidenti? La domanda è: Newton in quell'istante ha riso dell'avvenimento e di se stesso? Di certo da lì, da quella contingenza, scaturì una successione di riflessioni così dette 'profonde' ..tanto da mutare la visione stessa che si aveva dell'universo. Mica pizza e fichi. :mrgreen: Dove iscriveremmo oggi quest'accadimento? In (1) o in (2)?

Un'altra cosa su questo argomento, tu dici "E d'altra parte difficilissimo è divertire bene", ma chi definisce com'è che ci si diverte bene? Manco sapevo che si potesse divertirsi male! :p Il divertimento ha già un connotato positivo per il soggetto che lo sperimenta

Dire che il divertente diverte è tautologico. Possiamo proporre delle differenze affidandoci alla lingua: divertirsi e godere. Qui ovviamente vanno intesi in accezione latamente arbitraria. E' la differenza passante tra il lieve apprezzamento e il totale coinvolgimento, tra un film di Trosi e e una rappresentazione teatrale di Aristofane, tra i fumetti di Giannelli e la prosa di Rableias.. La differenza è sempre la stessa comunque si cerchi di camuffarla, occultarla, negarla: lo stile, santo cielo, lo stile..

Concordo sulla forma e il linguaggio, tuttavia io trovo che la forma, la tecnica, non siano di pari importanza al contenuto

Esatto. Io, di contro a te, sono persuaso della prevalenza della forma sulla sostanza, almeno nel caso specifico della poesia. Questo mi fa un semiparnassiano, pazienza. :mrgreen: Curioso è tuttavia il caso dei libri di testo, di fior fior di critica, insomma, concorde ai miei principi di selezione. Tutti abbiamo sfogliato i libri di liceo, come tutti qui, credo, abbiamo letto le tracce fornite all'esame di maturità: tutti concentrati sulla tecnica poetica, la forma, il come. Che sia solo una casualità?

Nel caso di Mephitica (e questa è la mia opinione, sia chiaro) si può prendere una burla e infiorettarla in modo tecnicamente impeccabile, ma resta una burla che non dice assolutamente niente di significativo

Siamo certi non dica nulla di significativo? Di nuovo, poco suggerirà al lettore cercatore di emozioni e via dicendo, sicuramente molto dice al cultore o apprendista (!) di poesia satirica. Rispetta una tradizione millenaria ormai, e lo fa degnamente, un utente qualsiasi potrebbe ben prendere spunto, quando volesse, per imparare come si scrivono, o come sono codificati e cesellati i versi fin dall'ante Cristum. Dice molto di significativo ma non nei termini che tu vorresti sentire o all'interno del tuo campo di interessi. Ci passa un mondo.
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Ritiro tutto quello che ho detto su Mephitica, quella poesia è riuscita a far argomentare me per due giorni, far partire D. in una frenesia iperanalitica e Tavolo in una crociata con tanto di caccia alla streghetta, solo i capolavori suscitano tanto fermento! :lol:

Ma diamo un pò di spazio anche alle altre opere su! Per esempio, io vorrei approfittare di questa sede per chiedere a Sir quale legame c'è tra il tipo di poesia che ha scelto e l'Haiku, perchè mi sembrano molto simili come struttura, ma non sono un intenditore, mentre invece ho notato che lui ha una certa passione al riguardo. :)
 

franceska

CON LA "C"
Oddio Sciù, non avevo letto, con una puzzetta guarda che hai scatenato :paura:.
Io credo che l’errore di Shoofly sia stato proprio quello di aver scritto una poesia magnifica, straordinaria, stupenda, toccante (badate che non scherzo)... ed è stato davvero un peccato dedicarla a un “peto” :wink:.
 

Sir

New member
Ma diamo un pò di spazio anche alle altre opere su! Per esempio, io vorrei approfittare di questa sede per chiedere a Sir quale legame c'è tra il tipo di poesia che ha scelto e l'Haiku, perchè mi sembrano molto simili come struttura, ma non sono un intenditore, mentre invece ho notato che lui ha una certa passione al riguardo. :)

Il legame c'è, in sostanza l'haiku è nato in tempi più recenti "isolando" le prime tre righe del tanka.
L'uso è sempre quello di inserire un riferimento stagionale e uno schema di sillabe 5-7-5, ma il tanka ha in più una coppia da 7-7 sillabe che di solito crea un contrasto, o comunque una rottura, con la terzina precedente.
Un po' come accade nella poesia occidentale, anche in quella giapponese ci sono tante forme con metriche diverse... la più particolare è una vera e propria forma di poesia "a catena", chiamata renga, dove seguendo una precisa struttura più persone collaborano alla poesia rispondendo l'uno alle strofe dell'altro.:D
 
Stato
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