asiul
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Ho aperto questo thread leggendo un bellissimo post del solito e ineguagliabile Zefiro. :ad:
Mi piacerebbe inserire in questo spazio le storie delle invenzioni e dei loro scopritori che hanno cambiato il mondo o più semplicemente modificato la nostra quotidianità.
Storie come questa che vi riporto:
Mi piacerebbe inserire in questo spazio le storie delle invenzioni e dei loro scopritori che hanno cambiato il mondo o più semplicemente modificato la nostra quotidianità.
Storie come questa che vi riporto:
la palla e la pozzanghera...
Uno degli aspetti che tipicamente caratterizzano i geni, oppure persone che geni non sono, ma che in alcuni frangenti sono capaci di geniali impennate della mente, è la capacità di guardare in modo diverso pezzi di realtà usuali, quotidiani e normalissimi, ovvero, di guardarli aprendosi a lampi di connessioni con altro assolutamente inconsueti e non ovvi.
Come storiellina del giorno oggi raccontiamo la vicenda di Laszlo e della sua personalissima guerra contro le macchie, che credo sia un buon esempio di queste singolarissime connessioni tra qualcosa e qualcos’altro di non immediata derivabilità di cui è capace la mente umana. Mostrandoci altresì quanto sia importante “saper guardare”.
Laszlo era un giornalista ed editore ungherese che aveva due problemi: primo, si trovava tremendamente scomodo a scrivere con le stilografiche specialmente quando doveva scrivere all’impiedi; secondo, era oltremodo seccato del tempo d’attesa necessario per far asciugare l’inchiostro allo scopo di evitare le macchie sulla pagina scritta che aveva evidentemente in orrore e lo irritavano parecchio.
Si narra che un bel dì, dopo un violento temporale, fosse uscito a passeggio crucciato come sempre, immaginiamo, dagli antipaticissimi effetti macchiaioli della stilo sul foglio dell’ultimo articolo che aveva scritto, quando si soffermò sopra pensiero a guardare dei bambini che giocavano a palla in strada complice il sole che aveva appena fatto capolino.
La palla calciata da un bimbo finì in una pozzanghera di pioggia e continuò la sua traiettoria lasciando in terra, rotolando, una scia fangosa, umida e bagnata. Fu qui che Laszlo ebbe all’improvviso l’idea di riempire un tubicino di inchiostro che alimentasse per gravità e con continuità una piccola sfera posta alla sua estremità.
Laszlo di cognome faceva Biro, ed è così che nacque, secondo quando da lui stesso raccontato, la penna a sfera, detta appunto “penna biro”.
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