Cervantes, Miguel de - Don Chisciotte della Mancia

Byerry

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Semplicemente: leggetelo

Bello. E dirò di più: la prima parte comincia in modo meraviglioso, appassionante, immediatamente ci si affeziona ai personaggi. Magari si può trovare un pò lenta la conclusione della prima parte ma poi nella seconda tutto cambia e la storia diventa più veloce e il Don e Sancio ritrovano la verve del primo libro.

Quando l'ho terminato ho pensato: "Pensa cosa mi sarei perso a non leggerlo...".
 

ayuthaya

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Bello. E dirò di più: la prima parte comincia in modo meraviglioso, appassionante, immediatamente ci si affeziona ai personaggi. Magari si può trovare un pò lenta la conclusione della prima parte ma poi nella seconda tutto cambia e la storia diventa più veloce e il Don e Sancio ritrovano la verve del primo libro.

Quando l'ho terminato ho pensato: "Pensa cosa mi sarei perso a non leggerlo...".

Non solo concordo in pieno con il giudizio sul Don Chisciotte (ma questo già si sapeva), ma nella sua genuinità trovo la tua frase bellissima e la sento molto "mia", non per tutti i libri (sennò che valore avrebbe?) ma proprio per quei libri unici, straordinari, che hanno avuto il potere non di cambiarmi la vita ma di arricchirmela in un modo che non avrei neanche immaginato prima di averli letti (mi sta succedendo adesso con Musil)... per cui davvero mi viene da dire quello che hai detto tu "Pensa cosa mi sarei persa a non leggerlo..."
 

bouvard

Well-known member
Il primo commento a caldo appena finito di leggere è stato “Ce l’ho fatta! Finalmente ho finito!”. Intendiamoci Don Chisciotte non è un libro difficile, non è complicato o pesante, anzi si legge facilmente e non sono pochi i tratti in cui si ride. Ma – per me - Cervantes ha tante belle qualità, ma il dono della sintesi proprio no! Il Don Chisciotte è lungo, lunghissimo, Sancho Panza con uno dei suoi proverbi direbbe è “lungo quanto una Quaresima”.
E poi è prolisso, alcuni concetti vengono detti, ridetti e ripetuti fino quasi a dire basta. Ho perso il conto di quante volte ho letto che Don Chisciotte faceva ragionamenti assennatissimi in tutto tranne che sulla cavalleria. Viene ripetuto ogni volta che si incontra un nuovo personaggio, non per essere puntigliosa, ma penso che alla terza volta il concetto si fosse già capito benissimo.
Una ventina di anni fa lo iniziai e lo mollai dopo un centinaio di pagine per “eccesso di tristezza”. Non sto scherzando, per quanto non siano pochi i punti in cui ho riso per me resta uno dei libri più tristi che abbia mai letto. Vedere il povero Don Chisciotte sbattere la testa contro le sue fantasie ogni due pagine e vederlo deriso dagli altri io l’ho trovato di una tristezza infinita.
Quest libro è - come I fiori blu di Queneau - più complicato di quanto sembri e sicuramente con piani di lettura diversi, anche senza il messaggio esoterico che nasconderebbe di cui ho letto in qualche post sopra e di cui non sapevo niente. Se la follia “cavalleresca” di Don Chisciotte è mitigata dalla saggezza che esprime negli altri ambiti, il senso pratico di Sancho - che gli permette di riconoscere i mulini a vento o i greggi di pecore per quello che effettivamente sono - non manca di venir irrimediabilmente meno di fronte al suo sogno di governare un’isola. In fondo siamo tutti così, riconosciamo facilmente le follie altrui e l’assurdità dei loro sogni, salvo poi illuderci quando si tratta dei nostri.
Sicuramente Don Chisciotte della Mancia è un libro da leggere almeno una volta nella vita, in quanto a leggerlo due volte…
 
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isola74

Lonely member
Questo è uno di quei libri che ti conquista poco alla volta. Ammetto che la prima parte non è stata facile, probabilmente mi aspettavo altro, e invece le varie "avventure", gli incontri con mille personaggi diversi, il ripetersi delle situazioni come con un canovaccio prefissato, mi aveva destabilizzata. Poi pian piano, senza accorgertene, cominci a leggerlo con uno spirito diverso, entri nella testa (ma sarebbe meglio dire nel cuore) dei protagonisti, fai il tifo per loro, e vuoi solo andare avanti per vedere cosa succederà.
E ti diverti. Ci sono passaggi e dialoghi esilaranti, Sancho è un personaggio stupendo, spontaneo, umile e soprattutto leale. Lui e don Chisciotte mi hanno conquistata con la loro purezza. Non sono di questo mondo.
Lo consiglio a tutti i lettori. Ne vale la pena.
 

elisa

Motherator
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Dopo poco più di due mesi lascio la compagnia di questi protagonisti meravigliosi e di un autore che mi ha fatto ridere e commuovere, un autore senza tempo e un romanzo veramente sorprendente per ricchezza, complessità e intrecci. Mi ha stupito il controllo dell'autore che è riuscito a chiudere tutte le storie e il finale mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, come se volessi leggere ancora il terzo libro di Don Chisciotte e Sancho Panza. Un libro indimenticabile.
 

Grantenca

Well-known member
Libro riletto a molti anni di distanza dalla prima lettura. Una constatazione, certo banalissima, ma che posso affermare con cognizione di causa. Ogni libro sembra diverso se si legge in tempi diversi, anche perché, nel mio caso, in quest’ultima lettura ho avuto molto più tempo a disposizione e senz’altro l’ho letto più attentamente.

Naturalmente questo è un grande libro. Quello che viene definito “un classico”, un mattone di oltre 900 pagine. Dietro alla pazzia di Don Chisciotte, che crede alle favole dei cavalieri erranti, ed a quella del suo “alter ego” il fedele scudiero Sancho Panza c’è una grande, incommensurabile, scuola di vita.

Don Chisciotte, totalmente fuori dalla realtà e completamente disinteressato ai beni terreni, che non riesce a staccarsi dalle sue visioni fantastiche ma che quando parla di qualsiasi altro argomento è di una competenza ed equilibrio nei giudizi straordinari, e Sancho Panza che, pur rendendosi perfettamente conto della “pazzia” del suo cavaliere ed in possesso di una saggezza popolare al massimo grado, ed arguto come nessun altro, non riesce però a staccarsi dalla promessa che Don Chisciotte gli ha fatto di donargli, per i suoi servizi, il governatorato di un isola, pur essendo questa una follia ancor più grande.

Al di là delle avventure dei due, esilaranti in molti casi, vengono anche narrate storie “complementari”, che magari non hanno alcun riferimento con i fatti correnti, ma che completano questa opera che definirei “filosofica” al massimo grado . Dico filosofica magari non conoscendo il significato esatto di questo termine, ma comunque nel romanzo sono concentrati talmente tanti fatti esemplari, massime di proverbi e filosofia popolare che ritengo, in massima parte, ancora modernissimi, probabilmente perché la filosofia popolare si è sedimentata e sperimentata con la vita pratica nel trascorrere dei secoli, e già nel “500”questo romanzo dimostra che i nostri avi non avevano nulla da invidiarci per conoscenza del “vivere”.

Dico queste cose pur avendo affermato, in qualche altra circostanza, di non apprezzare particolarmente le parti “filosofiche” dei libri di narrativa, che di solito un po’ mi annoiano. Non in questo caso però, perché è una filosofia ancorata alla vita corrente e di immediata comprensione.

La qualità più notevole del libro resta comunque, a mio avviso, lo stile di scrittura. E’ una prosa lieve come una piuma, limpida come un cristallo, perfetta nei modi e nei tempi, con una continua sottile, finissima ironia che non può mancare tenuto conto dei fatti che descrive, ma che non travalica mai il buon gusto, ed anche il rispetto per ogni categoria di lettori che dovessero avvicinarsi alla lettura di questa opera, ed è sorretta come da invisibili fili di indistruttibile acciaio che ne garantiscono il successo nei secoli. Penso proprio che questa opera non potrebbe mai essere stata scritta meglio, e questa, probabilmente, è una qualità di tutti i grandi “classici”.

E’ chiaro che consiglio a tutti la lettura di questo “mattone”, il sacrificio sarà ampiamente, molto ampiamente, ripagato.

P.S. Sarà perché ho sempre sofferto un po’ di insonnia ma le riflessioni, nella seconda parte del libro, (apparentemente) banali di Sancho Panza sul “sonno” mi sono parse “mirabili”.
 
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