Franzen, Jonathan - Le correzioni

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Solo un paio di osservazioni: non è intellettualmente corretto parlare die contemporanei citando Volo. Così come anche nell'800 c'erano tanti scrittori di infimo valore (meno di oggi forse, ma erano anche meno in generale coloro che scrivevano, parliamo di percentuali), anche oggi ci sono scrittori da evitare come la peste, scrittori bravini che non rimarranno e scrittori bravissimi che (qualcuno certamente e qualcuno forse) tra uno o due secoli saranno dei classici. Credo che questo libro possa entrare di diritto a far parte di questa categoria.

Visto che l'ho letto da poco, che cosa è in soldoni Anna Karenina se non una normale storia di tradimento? Eppure Tolstoj ha saputo crearne un libro di magnifica intensità, di enorme spessore, un libro che sarà per sempre attuale. Di conseguenza il fatto che la trama sia qualcosa di conosciuto non è sintomo di poco spessore. Ribadisco il fatto che mi fa molto meravigliare il poco interesse per quel che succede attorno a noi. Forse una persona è così illuminata da pensare che nessuno possa dirgli qualcosa di nuovo su ciò che lo circonda?

Detto questo, pur facendo fatica a comprendere, niente da dire sul fatto che l'argomento non interessi. Ci mancherebbe altro che tutti fossimo interessati alle stesse cose :D Certo è che se guardo De Sica o Rossellini il mio stomaco si contorce, rivedo la storia dei miei nonni, quello da cui sono venuto e da cui tutti siamo venuti. Un patrimonio di infinita ricchezza che tra qualche decina d'anni potrà essere rappresentato dal punto di vista letterario anche da libri come "Le correzioni".


Tu fingi d'esser cieco mentre non lo sei ;)

Beh, per molti Volo è uno che scrive libri bellissimi! Scrive di cose che riguardano tutti, quindi l'ho citato (senza dirne bene o male), ma ho anche specificato che Franzen è ad un livello superiore..

Anna K.: certo, è come affermi tu, ma come ho scritto poco fa, la differenza la fa appunto l'ambientazione!!! :) A questo aspetto aggiungi il modo in cui è scritto/tradotto; "roba" che oggi è un mero miraggio.. Qui c'è magia, nel "Cacciatore di aquiloni", tanto per citare un romanzo molto in voga ed apprezzato, è assente....

Realismo, letterario e non, bocciato.... :mrgreen:
Salvo quello "magico" di Marquez..
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Commento ben fatto ed interessante.
Credo mi abbia aiutato a farmi un'idea riguardo a questo romanzo..
Dall'analisi che ho letto qui sopra parmi il tipo di libro che non amo: poca trama (o quatomeno lineare), tante riflessioni sottointese e pesantezze assortite sul significato della vita, senza il fascino dell'ambientazione ottocentesca a supporto..
Immagino che morirò senza averne mai sfogliata una pagna ;)

grazie Des!
una sola precisazione, anche per "correttezza" nei confronti di chi ha intenzione di leggere questo libro e rischia di fraintendere il mio commento: le numerose riflessioni (a volte anche "pesanti"!) sul significato della vita, sul rapporto genitori-figli, ecc.ecc. è frutto esclusivamente della MIA personale interpretazione del libro, il quale si legge con vero piacere in quanto non si perde mai in mere speculazioni filosofiche (come ho fatto io! :)) ma anzi rappresenta in modo efficace e spesso ironico uno spaccato di vita familiare nel quale tutti si possono identificare!!!
In conclusione, non vi aspettate di trovare quello che ho scritto io! Il mio commento è nato dal fatto di aver sentito questo libro come qualcosa di molto profondo e toccante, che mi ha coinvolto come pochi altri libri sono riusciti a fare... e solo questo (secondo me) è un'ottima ragione per leggerlo: uno dei regali più belli che possa ci offrire un libro è quello di saper mettere in discussione le nostre certezze per "arricchirci" di qualcosa che altrimenti non avremmo mai avuto... :)

PS e poi scusa Des: tu sai quanto ho apprezzato L'educazione sentimentale che tu stesso mi hai consigliato: ma cosa c'è di più "realistico" della vita di Frederic Moreau??? Quasi quasi oserei dire che il "fallimento" delle proprie aspirazioni giovanili, il difficile scontro con la banalità della vita quotidiana, ecc. accomunano i due libri molto più di quanto tu creda!!! E per quanto riguarda l' "ambientazione" è una questione di punti di vista: quella ottocentesca ci affascina perchè la sentiamo lontana dalla nostra contemporaneità, ma fra 200 anni sarà lo stesso anche nei confronti dell'ambientazione post-moderna de Le correzioni... :)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ho letto questo libro 10 anni fa.Come spesso mi accade,a distanza di anni,ricordo troppo poco dei personaggi per poter scrivere dei commenti su di loro,ma la storia in generale la ricordo.E ricordo bene che mi coinvolse tanto.
Ora ho da leggere il successivo romanzo di Franzen,Libertà.
 

velmez

Active member
Ho letto questo romanzo tutto d'un fiato, mi sono lasciata letteralment travolgere dai suoi personaggi e devo dire che ho notato delle notevoli differenze nella mia lettura, rispetto ai vostri commenti...
innanzitutto, rispetto a Des, io amo leggere delle storie a noi contemporanee, perchè il fatto di vivere nell'era contemporanea non esclude che io non conosca tutte le situazioni, le culture e i personaggi che vi vivono... anzi il fatto di farne parte mi aiuta a capire meglio il nostro tempo (per cui ho logicamente più interesse, dato che ci vivo..)
e poi non ho provato questo gran dolore di cui parlate... al contrario: io trovo che sia un romanzo d'amore: il racconto di tutti questi personaggi così diversi, nonostante in apparenza si odiano, in realtà hanno solo paura dell'amore che provano, del forte legame famigliare che, nonostante tutto, hanno... è una vera famiglia! senza grosse tragedie e senza falsi perbenismi (anche Enid alla fine del romanzo si schiera dalla parte dei gay!)
due appunti:
- ho cercato notizie sulle vicende di cui si narra in merito alla Lituania, ammetto la mia ignoranza, ma non ho trovato niente! :?
- mi sarebbe piaciuto che Franzen approondisse di più il personaggio di Denise: solo a lei non viene dedicato un intero capitolo (a un certo punto ricomincia a parlare di Chip) e poi non sappiamo che fine farà dopo il Natale, a parte il fatto che lavorerà a Brooklin...
 

nitina

New member
E' stato interessantissimo leggere le vostre risposte alla discussione...
Io inizierò oggi a leggerlo perchè sarà protagonista del prossimo incontro col mio gruppo di lettura!
Non vedo l'ora!

Grazie a tutti! :ad:
 

darida

Well-known member
A conti fatti mi è piaciuto, e in particolare ho gradito la parte conclusiva di questo lungo romanzo,e lo apprezzo, -spesso i finali mi deludono un po'...quando non mi lasciano proprio basita e cerco una "vera" ultima pagina che non c'è-

nell'ultima parte ci sono descrizioni molto ben fatte del terribile stato di disorientamento fisico e mentale di Alfred alle prese con l'aggravarsi del morbo di Parkinson combinato con demenza e depressione, con relative reazioni-correzioni dei famigliari.

prolisso e per certi versi cervellotico, in una nota dell'autore ho letto che "non ha mai veramente pensato in termini di trama, ma piuttosto del nesso storie-personaggi"
Be', è uscito come l'ha pensato, a me avrà un po' complicato la vita leggerlo ma lui ha svolto un buon lavoro :)
 

velvet

Well-known member
Mai titolo fu più azzeccato... la vita della famiglia Lambert (tipica? famiglia del middle-west) è un continuo tentativo di correggere tutto ciò che si allontana dall'idea che Enid e Alfred (ma soprattutto Enid) hanno di famiglia. Tutte le scelte che fanno influenzeranno per sempre le loro vite e quelle dei figli che a loro volta in futuro tenteranno di correggere sè stessi, i loro cari e anche i genitori.
Il libro si legge bene nonostante avvengano cose tristi, dure, difficili, l'autore le narra con una certa ironia e un certo cinismo esasperando all'ennesima potenza tutti i fatti, i sentimenti, i rapporti.
Voto 3,5. Mi è piaciuto anche se per i miei gusti un po' eccessivo.
 

Wilkinson

Member
L’ho letto da poco, in buon ritardo su di voi, anche perché è stato pompatissimo dalla critica, dai giornali, dai blog, dall’universo mondo.
Non mi è piaciuto molto, confesso, perché mi sembra un romanzo "già letto".

L'ambizione teoretica di una critica - peraltro del tutto conosciuta e prevedibile, per lo meno per una persona mediamente acculturata, appassionata di letteratura, ma anche di cinema, poesia ecc. - del sistema americano di società e di cultura indubbiamente c'è, e qua e là produce qualche ottima pagina, ma questa descrizione di una famiglia americana (madre e padre solidi e noiosi tradizionalisti, figli trasgressivi ma esistenzialmente irrisolti, tutti quanti presi dentro le contraddizioni di una società che non lascia scampo né ai primi né ai secondi) nel suo declinare è appunto un po’ déjà lu.

Fastidiosa l’insistenza su una trovata letteraria buona ma male utilizzata: il padre è malato di demenza senile - progressivamente peggiorante - e nel libro le sue parti sono scritte dal suo punto di vista, quindi la scrittura riproduce il marasma mentale dell'anziano malato, sempre più sconnesso e incapace del più piccolo gesto autonomo.
All'inizio può anche andare, ma alla centesima volta che si riproduce questa modalità di scrittura un po' di insofferenza io l’ho provata. :D

Certo, in 600 pagine qualcuna buona c’è senz’altro.
Segnalo le mie preferite: quelle nelle quali un professore universitario che cerca di insegnare ai propri studenti lo spirito critico e del dubbio, la diffidenza verso il modello consumistico, il mito della pubblicità e del denaro ecc. (cioè di insegnare loro tutti quelli che sono stati i valori di una cultura e un mondo ormai residuali) viene investito dai suoi studenti che in sostanza gli dicono: "Parla per te. Tu sei un povero sfigato, infelice e incapace di godersi la vita, a noi piacciono moltissimo la pubblicità , il consumo compulsivo, la superficialità ecc. ecc. Siamo contentissimi così e non sentiamo il bisogno di tutte le fregnacce che cerchi di insegnarci".

Pagine terribili e durissime ma ahimè ormai realtà attuali sotto gli occhi di tutti (noi).

concordo.
L'ho riletto a distanza di dieci anni e il giudizio non cambia. Mi era sembrato banale allora e così ora.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Riassumo il commento che ho scritto nel minigruppo, se ci riesco, evitando di spoilerare troppo :mrgreen:
In un momento per me difficile, la descrizione minuziosa della malattia di Alfred mi tocca più che in un altro. Purtroppo temo che Franzen non abbia calcato la mano: mi è capitato di vedere abbastanza da vicino situazioni simili e credo che la degenerazione del fisico e della mente di un essere umano in certe condizioni sia stata descritta in modo eccellente, profondo e realistico. Per altre cose, invece, c'è un po' di colore in eccesso, come l'incasinatissima vita di Denise o, in parte, di Chip :mrgreen: ma il libro è, in sostanza, la cruda e reale storia di una famiglia come tante, per quanto riguarda i rapporti tra le persone e i sentimenti.
In conclusione, mi è piaciuto molto, pur se a tratti un po' cerebrale, nel senso che sembra che Franzen, a momenti, faccia un po' di "sfoggio letterario", che però, tutto sommato, non ci sta male.
I personaggi e i rapporti all'interno della famiglia sono descritti egregiamente, in modo sottile e con tutte le sfumature: non esistono buoni e cattivi, magari str ... e meno str ..., secondo il nostro punto di vista personale, ma è un altro discorso.
da qui probabili SPOILER Sino a un certo punto sono stata particolarmente irritata da Enid, poi però ho riflettuto sul fatto che Franzen, in effetti, ha dedicato più spazio ai suoi difetti che a quelli di Alfred da giovane, a cui è dedicato un solo capitolo dove però è ben evidente che trattasi di marito crudelmente dominatore, padre dispotico, uomo represso, rigido oltre ogni dire. L'eccessivo ordine mentale (secondo il suo punto di vista) e la disciplina rappresentano per Alfred una ragione di vita, una certezza rassicurante che, essendo in realtà un'illusione, è destinata a crollare momento per momento. Possono le continue delusioni o scoperte di verità - per noi - sgradevoli depositarsi nei vari spazi della mente provocando, a lungo andare, la confusione mentale o essa, nel caso di Alfred, è dovuta esclusivamente a motivi fisiologici?

Certo, commuove vederlo indifeso, nel momento della malattia e tutta l'antipatia per lui svanisce di fronte alla pietà per l'essere umano; forse questa è la vera "correzione" che avviene nella sua vita, l' unico modo per correggere il suo carattere sta nel diventare totalmente indifeso.
Tornando a Enid, è pur sempre una donna sola e costretta a dedicare la sua vita a un uomo che non l'ha mai veramente amata. Forse la superficialità apparente e la vergogna per la situazione di suo marito non sono altro che una forma di difesa.
I figli, pur ciascuno con la propria indole, sono il risultato della rigorosa e repressiva educazione ricevuta.
L'odioso (per quanto mi riguarda) Gary, condizionato o meglio succube di una moglie manipolatrice, si comporta in modo arido e impietoso verso gli anziani genitori. Forse è anche questa una forma di difesa o, meglio, un modo di mantenere il distacco, poiché stare di più con loro significherebbe litigare con la moglie e quindi aprire le porte alla depressione in agguato?
Denise, fino a un certo punto, mostra freddezza, egocentrismo, sembra quasi un essere anaffettivo, poi però mostrerà il suo lato umano più nascosto, che d'improvviso sembra quasi esplodere.
Chip è il mio preferito :-D a tratti le parti che parlano di lui sono patetiche ed esilaranti allo stesso tempo. Apparentemente è il più ribelle, ostile, ma lo è davvero? FINE SPOILER
Direi che questo libro esplora la più vasta gamma di sentimenti umani: amore troppo spesso distorto, ma pur sempre amore, gelosia, invidia, vergogna, condizionamento, rabbia spesso repressa, ostilità anche se, a mio parere, non vi è mai vero odio tra i componenti della famiglia. A momenti crudo, triste, ma molto bello.
 

Jessamine

Well-known member
Attenzione spoiler

Stavo per iniziare anche questa recensione dicendo che per me è difficile parlare di questo libro, raccogliere le idee e trovare una visione univoca, ma mi rendo conto che questo è quello che dico più o meno ad ogni recensione, e dunque che valore potrebbe avere? È anche vero che, in questo caso più che in altri, sento di non sapere quanto ho apprezzato e quanto invece non mi è piaciuto di questo romanzo.
Sento parlare di "Le correzioni" da tanti anni, ho letto commenti entusiasti che inneggiavano ad un capolavoro contemporaneo destinato ad entrare a far parte del novero dei classici, di un moderno Tolstoj, di Letteratura con la maiuscola, e al tempo stesso ho letto critiche ferocissime che stroncavano in pieno il romanzo definendolo un mucchietto di nulla. Be', solitamente davanti a situazioni del genere io mi getto a capofitto nella lettura, curiosa di scoprire da che parte mi schiererò, e così ho fatto anche questa volta. Ebbene, ripensando ai commenti così disparati, mi rendo conto di trovarmi esattamente nel mezzo, o per lo meno mi sembra che entrambi i fronti abbiano le loro ottime ragioni.
"Le correzioni" è un grande romanzo che narra la vita dei Lambert, "tipica" famiglia del midwest americano: troviamo Alfred, uomo dispotico, rigidissimo nelle sue regole di disciplina che non concedono mai un gesto d'affetto evidente per le persone che ama, e troviamo il suo lento degradare a causa del Parkinson, della depressione e della demenza incombente. Incontriamo poi l'odiosissima Enid, moglie di Alfred, una donnetta insignificante, morbosamente attaccata all'apparenza e piena di vergogna per tutto quello che non rientra nei suoi canoni di normalità, tutto ciò che non riesce a correggere, mi verrebbe da dire. A contendersi il premio di personaggio più odioso incontriamo poi il primogenito Gary e tutta la sua famigliola: un uomo visceralmente attaccato ai soldi, che monitora la sua depressione senza voler ammettere di avere un problema (o meglio, crogiolandosi al pensiero di avere una malattia mentale per la quale potersi autocommiserare), soggiogato all'arrogantissima moglie Caroline, manipolatrice, e circondato da figli adolescenti vogliono, comandano e possono tutto. C'è poi Chip, il figlio di mezzo, il figlio pseudotrasgressivo che scrive e riscrive una sceneggiatura squallida, pontifica contro il sistema capitalistico senza fare mezzo passo per uscirne, non si occupa della famiglia, scappa di fronte ad ogni minima responsabilità e si imbarca in un tragicomico e improbabile viaggio di (truffaldino) lavoro in Lituania per poi subire una sorta di redenzione ancora più imbrobabile nelle ultime pagine del romanzo. Sì, insomma, lo stereotipo fatto a personaggio. Infine c'è Denise, la figlia minore, l'unico personaggio per cui abbia provato un minimo di simpatia: donna glaciale ed ambiziosa, che si difende dalle aspettative altrui rifugiandosi in un mondo fatto di lavoro, lavoro e ancora lavoro fino al momento in cui le sue barriere inevitabilmente cedono sotto la pressione della vita, e tutta la sua umanità, le sue contraddizioni, i suoi difetti e il suo dolore fanno irruzione.
È molto interessante come Franzen approfondisca ogni figura in un capitolo, e come ogni parte del romanzo getti una luce diversa sia sul protagonista che, soprattutto, sugli altri membri della famiglia, che inevitabilmente si ritagliano la propria identità partendo dal modo in cui gli altri li riconoscono. Proprio come in un gioco di specchi, non esiste identità, esistono prospettive, che possono distorcere un fatto, piegarlo e snaturarlo, ma anche aprire nuove possibilità di interpretazione, illuminare angoli bui, mostrare lati nascosti. E il lettore stesso si trova a far parte di questo gioco di specchi, a muoversi in questo gioco di specchi, cosicché, arrivato in fondo alle seicento pagine del romanzo, non esistono visioni unilarerali, non esiste nessuna epifania di realtà nascoste, ma solo un fascio di diversi punti di vista con cui cercare di fare i conti. Perché, sì, i personaggi sono veramente insopportabili, ma al tempo stesso sono tremendamente piccoli nelle loro infelicità, e i loro difetti, nel momento in cui non vengono più considerati come singoli personaggi ma in quanto inseriti in una rete di relazioni, diventano quasi parte di un sistema, hanno delle cause e delle conseguenze che creeranno nuove ondate di rezione negli altri elementi che costituiscono il sistema.
Vero è che forse questo voler mostrare tutti i dubbi, il dolore, la solitudine, gli errori e le correzioni (ma davvero si può parlare di errori e correzioni) di quella che in apparenza dovrebbe essere una tipica famiglia, andando a scavare sotto le apparenze per portare alla luce tutto il marcio non è esattamente quanto di più originale si possa fare in un romanzo. Per tutta la durata della lettura ho avuto l'impressione di leggere qualcosa di già sentito, una bella variazione su un tema ormai un po' troppo sfruttato. Davvero è necessario ribadire che anche dietro la facciata più canonica si possono nascondere anfratti oscuri e dolore? Forse sì, ma questa sensazione di ripetere qualcosa già detto mi ha accompagnata per tutto il romanzo.
Romanzo che si lascia leggere con estrema semplicità, molto scorrevole, accattivante, ma a tratti ho avuto la sensazione che di alcune pagine si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno. Quasi che Franzen fosse stato consapevole di voler scrivere un "librone" importante, e abbia a tutti i costi voluto allungare il brodo con elementi che sul momento non infastidiscono, perché a pensarci bene durante la lettura non ho mai trovato noioso qualche passaggio, ma che a conti fatti non aggiungono proprio niente alla struttura generale, se non un buon numero di pagine.
In fine dei conti, mi ritrovo ad aver speso un gran numero di parole per trovarmi alla fine di questa recensione più confusa di prima: ho apprezzato questo romanzo? Se devo essere sincera, non lo so. Mi è passato addosso molto velocemente, come velocemente l'ho letto, e mi rendo conto che alcuni passaggi che normalmente mi avrebbero scossa profondamente (come quelli sul degrado della malattia di Alfred, e soprattutto il suo ultimo dialogo con Chip) mi hanno lasciata quasi (badate bene, quasi) indifferente. E mi sto ancora chiedendo se la colpa sia di Franzen oppure mia.
 

gamine2612

Together for ever
Purtroppo, mio malgrado e nonostante le indicazioni entusiastiche avute da molti, sono rimasta poco soddisfatta da questo libro.
L'ho trovato prolisso troppo, non ne riuscivo a cogliere le sensazioni perché mi perdevo nelle lettura infinita delle pagine.
La parte più interessante è stata la storia della coppia in crociera, che non festeggiavano davvero il loro anniversario, ma viaggiavano nel momento in cui l'assassino della loro figlia veniva "punito";questa elaborazione del lutto l'ho trovata buona.
Come avete scritto trama i vari personaggi della famiglia con i loro trascorsi tormentati e molto deprimenti sono un buono spunto per un romanzo; tuttavia non ne ho apprezzato lo stile narrativo.
Non so se vorrò provare a leggere ancora dell'autore.
 
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