Tolstoj, Lev - La sonata a Kreutzer

Vitt96

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In La sonata a Kreutzer Tolstoj dà la riconferma di essere un profondo osservatore e conoscitore della società del tempo; avvalendosi di un acuto senso indagatore capace di scandagliarla nelle sue infinite sfaccettature.
Il tema principale dell'opera sono i rapporti umani su cui si basa la società stessa: in particolare il matrimonio. Il protagonista dell'opera, Vasja Pozdnyšev, durante un viaggio in treno intrattiene il narratore con il racconto della storia del suo matrimonio. Uomo dissoluto e voluttuoso, come la maggior parte degli uomini del tempo, si sposa e sin da subito denota con disgusto la falsità di questa relazione innaturale che degenera fino a sfociare in tragedia. Visto come un mero atto formale; l'autore condanna il matrimonio come veniva inteso nella sua epoca, definendolo appunto impuro e innaturale.
La crisi spirituale di Tolstoj lo porta a riflettere sui vari aspetti della vita e a rivalutare l'esistenza nel suo complesso. Dalla bocca di Pozdnyšev tuona il pensiero di un Tolstoj deluso. Deluso dalla società del suo tempo, da come essa abbandoni i giovani in pasto alla perdizione e le ragazze in pasto agli uomini corrotti. Deluso da come l'uomo considera la donna e da come la donna considera se stessa.
Personalmente, pur preferendo La morte di Ivan Il'ič per i temi trattati; ritengo La sonata a Kreutzer un opera che merita di essere letta.
 

malafi

Well-known member
Romanzo breve, ma molto intenso e denso di riflessioni sui costumi della società russa dell'800, che però, mutatis mutandis, possiamo ritenere anche attuali.

Non un capolavoro assoluto a mio parere, ma l'autore è comunque capace di rapirci con le sue riflessioni e la sua prosa di grande efficacia.

Mi piacerebbe vederlo a teatro interpretato da un attore di spessore.
 

isola74

Lonely member
La brevità del racconto è la sua forza.
Sono convinta che se avesse avuto qualche pagina in più sarebbe stato abbastanza pesante, con il "je accuse" al matrimonio, all'amore, ai rapporti di coppia. Invece così risulta una piacevole lettura, scorrevole, anche se tremendamente triste, per quanto mi riguarda.
E per fortuna non esiste più il delitto d'onore!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Tolstoj a 63 anni e dopo 14 figli (uno dei quali illegittimo) teorizza la castità, il celibato, la fedeltà, ecc. in un romanzo breve di rara concisione e linearità, dove complice un viaggio in treno, si espone la teoria famigliare attraverso una vicenda che deve avere intenti etici e morali. La storia ha i contorni di un giallo, la moglie ha tradito o no, ma è il pretesto per esporre il suo pensiero. Interessante anche se a metterlo in pratica saranno gli altri.
 
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estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Un romanzo breve, questo pubblicato da Tolstoj nel 1889, ma ricco di spunti di riflessione.
La scena si apre nel vagone di un treno nel quale alcune persone si trovano, per caso, coinvolte in una conversazione sull’amore. Già la conversazione in sé non è per nulla priva di interesse, ma lo diventa ancor di più quando al quadretto dei conversanti si aggiunge un uomo - evidentemente alterato da un forte turbamento interiore – la cui opinione è in netto contrasto con quelle degli altri presenti. Ben presto gli “attori” si disperdono, la conversazione cessa e nel vagone restano solo l’Io narrante e lo strano uomo turbato. A questo punto l’uomo confessa al narratore di aver ucciso, in passato, sua moglie e di essere stato assolto. Il monologo che ne deriva è quanto di più lucidamente folle potesse scaturire dalla penna di un romanziere russo di fine Ottocento: le riflessioni sul matrimonio, sulla condizione della donna e sugli obblighi che la legavano all’uomo, la visione dell’amore e del sesso come di un’attività perversa e “maialesca” eppure necessaria, meritano ben più di una lettura per poter essere compresi, analizzati, condivisi o negati.
Tolstoj, per bocca di Poznishev, si lancia in un profluvio di dubbi, incertezze, affermazioni anche molto forti che denotano un turbamento radicato e una mente vicina all’implosione. Si avverte, infatti, la necessità del protagonista – e dello scrittore – di gettare fuori il male del rancore, della furia cieca, del profondo senso di colpa , per indulgere al pentimento senza sperare nel perdono.
Personalmente, non riesco a dire se questo libro mi sia piaciuto; non so dire quanto delle considerazioni di Tolstoj abbia condiviso; di certo mi è necessaria un’altra lettura approfondita (da qui la valutazione media, né troppo alta né troppo bassa). Certo è che quest’opera, che va comunque inquadrata nel periodo storico e sociale in cui è stata scritta, merita di essere letta e conosciuta, non foss’altro che per la quantità di spunti che ci offre, anche a costo di doversene poi discostare in toto. E’ per questo che la consiglio senza remore.
 

Grantenca

Well-known member
Più che un romanzo è un lungo racconto del “sommo” Tolstoj. E’ la cronaca, quasi quotidiana, di un difficilissimo rapporto matrimoniale minato dall’estremo egoismo e orgoglioso egocentrismo dei due protagonisti che, come interesse in comune hanno solo il rapporto carnale. Per tutto il resto sono agli antipodi e, piano piano ma inesorabilmente, il rapporto si deteriora al punto da trasformarsi in catastrofe.
Ora niente da dire sul piano letterario, lo scrittore è uno dei grandissimi, ma sul piano dell’analisi dei fatti e delle motivazioni resto perplesso. L’uomo che ha reso immortali donne come Anna Karenina e Natascia Rostova di Guerra e Pace, dimostra qui un profondo disprezzo per tutto il genere femminile, assimilando tutte le donne a “tentatrici” diaboliche come Eva nel paradiso terrestre. Arriva persino a teorizzare che l’unico modo di vivere degnamente è quello di astenersi da ogni rapporto sessuale. Ora è senza dubbio vero che un personaggio non può identificarsi con chi lo crea, ma resta il fatto che non ho trovato nel libro una condanna esplicita ai comportamenti del protagonista, ma solo un suo tardivo pentimento. Certo quando ha scritto questo libro lo scrittore non era più tanto giovane, ma forse per il fatto che le riflessioni filosofiche in letteratura catturano il mio interesse solo in modo marginale non posso dare un gran giudizio di questo libro. Niente da dire sul piano letterario, Tolstoj è sempre Tolstoj, ma per il resto….l’impressione di un grande artista che stesse invecchiando male!
 
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