spoiler
Premetto che non ho ancora letto le vostre precedenti recensioni e che non sono amante dei testi teatrali (preferisco, avendone la possibilità, vederli rappresentati) ma questa brillante opera mi ha saputa coinvolgere totalmente e l'ho trovata molto attuale.
Poi i personaggi principali sono solo 4 (il quinto, Godot, viene solo nominato, non avremo mai l'onore di conoscerlo) quindi non c'è pericolo di cadere in confusione durante i loro strampalati (solo all'apparenza) dialoghi.
Ringrazio Carlo Fruttero che nella prefazione alla mia edizione è stato molto esauriente e mi ha permesso di comprendere meglio alcuni dei possibili significati che si nascondono dietro questa attesa infinita.
Innanzitutto lui precisa che si tratta di una commedia, ma che non è così spensierata come può sembrare, è più la dimostrazione di una commedia. I due protagonisti poi possono rappresentare a turno tutti noi, il rapporto genitore-figlio, quello di coppia, quello tra amici, fratelli, colleghi... chiunque ci si può ritrovare.
E Godot stesso può essere inteso in molteplici modi, come l'alter ego di Dio, del Fato, del Tempo, della Storia, dell'Altro, della Felicità...
Pozzo e Lucky invece sono rispettivamente il capitalista e il proletariato sfruttato (su questo non c'è quasi dubbio).
Avevo questo libricino a casa da parecchi anni (anzi, ne ho addirittura due copie, regalatemi da un paio di club del libro di cui sono ancora socia) ma non sentivo mai la voglia di leggerlo, ora devo ringraziare la sfida letteraria in corso (ed ovviamente chi l'ha proposta :wink
per avermi permesso di immergermi nel mondo assurdo e per questo forse così vicino a me
di Didi e Gogo (Vladimiro ed Estragone, ma io ormai li sento come amici, quindi li chiamo con i loro nomignoli).
Citazioni:
Le lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove, smette. Non diciamo troppo male, perciò, della nostra epoca; non è più disgraziata delle precedenti. Ma non diciamone neanche troppo bene. Non parliamone affatto.
Il seguente dialogo è valido per le relazioni di lunga durata come la mia (quasi 22 anni
aura
nei momenti di crisi :wink:
Mi domando se non sarebbe stato meglio restare soli, ciascuno per conto suo. Non eravamo fatti per seguire la stessa strada.
Possiamo sempre lasciarci se credi.
Ormai non vale più la pena.
Sono fatto così. O dimentico subito, o non dimentico mai.
Il tempo è lungo e ci spinge a popolarlo di movimenti, che, come dire, che possono a prima vista sembrare ragionevoli, ma ai quali noi siamo abituati. Tu mi dirai che è per impedire alla nostra ragione di colare a picco. D'accordo. Ma non sta già forse vagolando nella notte assoluta dei grandi abissi, è questo che mi chiedo talvolta.