Prosa e racconti brevi

ila78

Well-known member
Autobiografico?

Anch'io l'ho pensato Mal, c'è la "foto" del nostro Gran in questo racconto e anche la sua eleganza e "signorilità".
Forse, come ha detto CoCo, non è perfetto dal punto di vista stilistico ma lo è dal punto di vista delle sensazioni, si sente il "sapore" di quelle estati che non ci sono più.
Bello. Complimenti.
 

Grantenca

Well-known member
Davvero molto bello, eh sì ogni tanto sei ricaduto nel tuo ben noto "peccatuccio" :mrgreen: ma ormai è il tuo "marchio di fabbrica" :mrgreen: Mi chiedo perché non scrivi più spesso :?

Scrivere non è facile, come minimo credo che occorra un costante esercizio e una buona dose di "fantasia costruttiva". Nella mia vita ho scritto soltanto "corrispondenza" inerente il mio lavoro e la fantasia non è una delle mie doti migliori. Il mio tempo libero l'ho dedicato soprattutto ad attività di "puro intrattenimento" - gioco sostanzialmente - in molte delle sue varie forme. La sensazione di aver sprecato una buona parte del mio tempo indubbiamente c'è, ma, ragionando, alla fine penso che questo sia anche servito a mantenere nella mia persona, tra un lavoro abbastanza impegnativo e le vicessitudini esistenziali che la vita mi ha riservato, un sufficiente equilibrio. Ora leggo di più (non moltissimo), libri di letteratura e testi di storia moderna, e posto le mie recensioni sul "forum" soprattutto per leggere, subito dopo, quelle degli altri, e confrontarmi e analizzare quello che ho appena letto visto da altre angolazioni. E questo mi diverte. Dopotutto anche questo è ....un gioco!
 

gamine2612

Together for ever
Scrivere non è facile, come minimo credo che occorra un costante esercizio e una buona dose di "fantasia costruttiva". Nella mia vita ho scritto soltanto "corrispondenza" inerente il mio lavoro e la fantasia non è una delle mie doti migliori. Il mio tempo libero l'ho dedicato soprattutto ad attività di "puro intrattenimento" - gioco sostanzialmente - in molte delle sue varie forme. La sensazione di aver sprecato una buona parte del mio tempo indubbiamente c'è, ma, ragionando, alla fine penso che questo sia anche servito a mantenere nella mia persona, tra un lavoro abbastanza impegnativo e le vicessitudini esistenziali che la vita mi ha riservato, un sufficiente equilibrio. Ora leggo di più (non moltissimo), libri di letteratura e testi di storia moderna, e posto le mie recensioni sul "forum" soprattutto per leggere, subito dopo, quelle degli altri, e confrontarmi e analizzare quello che ho appena letto visto da altre angolazioni. E questo mi diverte. Dopotutto anche questo è ....un gioco!

:wink: Molto carino.
Posso un'appunto? I pensieri sono un pò lunghi.
Dovresti scrivere ancora e miglioreresti.:)
 

Grantenca

Well-known member
Ringrazio, sinceramente, tutti coloro che hanno trovato il tempo (ed anche la pazienza) di leggere il mio racconto. Quelli che mi hanno espresso la loro cortese approvazione e quelli che mi hanno fatto le giustissime, eppur molto garbate, osservazioni. Un ringraziamento speciale lo devo però a chi ha dotato il mio racconto di una colonna sonora! Un grande onore per me, che non avrei mai pensato che, nella mia vita, potesse riguardarmi!!
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Ringrazio, sinceramente, tutti coloro che hanno trovato il tempo (ed anche la pazienza) di leggere il mio racconto. Quelli che mi hanno espresso la loro cortese approvazione e quelli che mi hanno fatto le giustissime, eppur molto garbate, osservazioni. Un ringraziamento speciale lo devo però a chi ha dotato il mio racconto di una colonna sonora! Un grande onore per me, che non avrei mai pensato che, nella mia vita, potesse riguardarmi!!

non so come potrei commentare lo stile letterario, io che non sono un critico (del resto abbiamo visto di recente come le valutazioni su quest'aspetto siano dipendenti dalle tendenze personali dei rispettivi lettori forse ancor più dell'apprezzamento dell'argomento).
posso dire che leggerti mi ha portato in una dimensione quasi onirica, di tempi passati che sono rimasti in me, di cose che noi coetanei conosciamo di persona e forse oggi non sono proprio uguali.
bravo Gran !
 

malafi

Well-known member
Prima che nel sondaggione vincesse il tema della pazzia, ero quasi certo che vincesse il paradosso o il tema libero.
Così ero partito con un racconto sul paradosso (che ovviamente andava bene anche per il tema libero).

Non l'avevo finito ed ora, per pubblicarlo, gli ho messo una fine veloce. Il racconto è dunque breve e non particolarmente curato nei dettagli.
Lo pubblico così com'è, senza tante rivisitazioni ed affinamenti progressivi, come invece avevo fatto per il Demiurgo.

CLANDESTINI

Non vorresti mai farlo. Ne va della tua dignità. Non sei nel tuo paese di origine. Ti senti a disagio. Ma alla fine vivere di espedienti è l’unica scelta che ti rimane.
Perché alla fine di tutto, quando sei lontano da casa e senza tante prospettive, è procurarsi il cibo giorno per giorno il tuo vero scopo di vita.

Essere in due ti dà la forza per affrontare meglio le situazioni, distrarre le persone e facilitarti i compiti. Sì, anche se col tuo compagno di sventura non puoi scambiarti nemmeno una parola. Razze diverse, paesi di provenienza diversi. Di lui so appena il nome, ma non ci chiamiamo mai per nome. Veramente non ci parliamo proprio. Il mio nome, Xezalan, non so nemmeno se lo conosce.

Come siamo arrivati fin qui? Io via mare, lui non lo so. Perché siamo arrivati fin qui? Io dovevo lavorare in uno zoo, poi invece non se ne è fatto nulla. Lui non lo so.

In inverno è più dura sopravvivere e trovare un po’ di cibo per sfamarsi. L’estate è prodiga e ce n’è per tutti, ad ogni angolo, ma l’inverno è una stagione davvero dura, avara. E tocca andare a cercare il cibo vicino alle abitazioni, approfittando dei tanti avanzi di cibo delle case dei più ricchi. Tante volte mi dico che sarebbe tanto più facile andare in letargo come fanno certi animali.

Per Dawaco è più semplice, lui mangia di tutto ed ama rovistare nell’immondizia. Una volta l’ho visto anche cercare di prendere delle galline da un pollaio. Ma gli hanno sparato, i bastardi. Per una gallina! Per fortuna non l’hanno beccato.
Per me è più difficile, faccio una dieta puramente vegetariana: questione di cultura e di abitudini. La carne proprio non la digerisco.

Oggi è festa, oggi è Natale. Per noi è uno dei giorni migliori dell’inverno. Sono tutti più buoni, più generosi e fanno quelle cene luculliane con tanti avanzi con i quali io e Dawaco ci sfamiamo per giorni.
Ed allora eccoci qua, la sera di Natale: nel mio paese non si festeggia il Natale, non si sa cosa sia. Io me ne accorgo perché mettono mille luci, ma odio quelle campane che risuonano nel cuore della notte. Mi spaventano. Neanche nel paese di Dawaco si festeggia il Natale.

Ho fame, abbiamo fame.
Ma sappiamo che dobbiamo aspettare: è alla fine della festa che si trovano le cose migliori da mangiare. E poi il buio aiuta, il nostro colore ci aiuta a mimetizzarci nel buio della notte.

Vediamo una casa tutta illuminata e decidiamo di avvicinarci, tanto non ci vedranno indaffarati come sono con i festeggiamenti.

Nascosti dietro un cespuglio guardiamo dentro una finestra e vediamo che stanno scartando i regali; ma cosa stanno aprendo quei due bambini? Dei pacchi con dei pupazzi di pelouche … ma siamo noi! Cioè non proprio noi, ma sono pupazzi che hanno le sembianze mie e di Dawaco.

Ci abbracciano, ci baciano … ma allora ci vogliono bene? No, ci hanno già buttato in un mucchio insieme agli altri giocattoli.
E’ con questo che si divertono gli uomini di questo paese? Ci guardiamo negli occhi e quasi non ci possiamo credere … ma poi, in fondo, dov’è finita la nostra dignità se siamo qui ad aspettare i cibi che loro scarteranno?

E poi la conosciamo già la nostra fine. Gli uomini sono cattivi: si vestono di verde, escono a volte soli, a volte in squadre, imbracciano il fucile e vengono a cercarci per ucciderci.

Forse era meglio stare dove eravamo: Dawaco nelle montagne della Somalia dove viveva non rischiava di essere ucciso per la sua pelle, così calda e morbida. Ed io, Xezalan, lassù sui monti del Kurdistan, ero di certo più al sicuro e non rischiavo di finire come trofeo in qualche casa di cacciatore.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Vekkio Mal, credo potresti essere scrittore, uno di quelli veri

Sei molto attento alla forma, alle singole parole ed è come se non sbagliassi niente. Credo che tu abbia scritto i tuoi racconti con grande attenzione. Potrebbe sembrare dal tuo linguaggio asciutto e essenziale, che scrivi tanto per. In realtà ci vuole molta più cura nel minimalismo che non nella ridondanza. Ti si legge benissimo, sei accattivante, non infarcisci i tuoi scritti di tutti quei paroloni che creano barriere tra lettore e scrittore. Fosse per me abolirei aggettivi e avverbi.

Una volta avevo un collaboratore molto pieno di sé, che per altro scriveva male. Ma siccome avevo un socio, dovevo farmelo andare bene. Una volta scrisse la parola "fuegino", che è una parola che esiste (l'ho imparato allora). Significa "della terra del fuoco", è un aggettivo. Scrivere fuegino o, come fanno tanti oggi, "nosocomio", allontana e non fa strabuzzare gli occhi. Come un grande calciatore che fa dribbling su dribbling e alla fine perde palla. Molto meglio quelli che vanno dritti verso la rete e fanno gol.

Tu sai fare gol, in pochi lo sanno fare.

Ti fai capire, non devo tornare sulle tue frasi quattro volte per tenere dritta la barra della narrazione.

Insomma scrivi bene, veramente bene. Hai bisogno di affinarti un po', forse, ma tutti, o quasi, ne abbiamo bisogno.

Il tuo racconto sembra uscito da una penna di uno scrittore di professione.

La storia è centrata, nel tema, ma un po' retorica nello svolgimento. Il pupazzo a natale e gli extracomunitari che delinquono nonostante loro, nascondono grandi verità, ma la storia con cui hai deciso di raccontarla è un po' banale.

Secondo la mia modesta opinione, se trovi l'idea giusta, puoi essere scrittore. Senz'altro scrivere un libro, un romanzo o qualsiasi altra cosa, è ben diverso che scrivere due righe di racconto, ma credo che troveresti la forza.

L'intelligenza e la forma ci sono e non è cosa da poco come base.

Se hai il fuoco della scrittura ti esorto a cimentarti in qualcosa di serio. Ma lo devi sentire. Da giovane io ero piuttosto bravo col pallone tra le gambe, ma non ho mai avuto il desiderio di spendere le mie giornate a quel modo e ho lasciato perdere praticamente da subito.

Come sei messo a livello di voglia, di entusiasmo, di fuoco dentro? Hai la necessità di raccontare, di dire qualcosa?
 

malafi

Well-known member
Vekkio Mal, credo potresti essere scrittore, uno di quelli veri

:oops:
I tuoi complimenti mi imbarazzano quasi, Ziggy.
Forse esageri, oppure il condizionale 'potresti', come spieghi nelle righe successive, è subordinato a tante condizioni.
Però ti ringrazio, so che lo pensi veramente anche perchè altrimenti non ti esporresti a scriverlo sul forum.

Bonadeeeeeeeeeeeeext ...... ci sei? fammi tornare sulla terra :mrgreen:

Come sei messo a livello di voglia, di entusiasmo, di fuoco dentro? Hai la necessità di raccontare, di dire qualcosa?

uhm, il fatto che ci debba pensare per risponderti non è un buon segno, vero?

Il fuoco dentro non credo di averlo, ma in effetti ci sono cose che mi piace raccontare (e che ho raccontato in giro per forum): le emozioni che provo di fronte agli spettacoli della natura. Che però non sono facili da trasmettere.

Però qualcosa nel DNA devo averlo, in fondo mio fratello è un giornalista.:wink:
 

Grantenca

Well-known member
Vekkio Mal, credo potresti essere scrittore, uno di quelli veri

Sei molto attento alla forma, alle singole parole ed è come se non sbagliassi niente. Credo che tu abbia scritto i tuoi racconti con grande attenzione. Potrebbe sembrare dal tuo linguaggio asciutto e essenziale, che scrivi tanto per. In realtà ci vuole molta più cura nel minimalismo che non nella ridondanza. Ti si legge benissimo, sei accattivante, non infarcisci i tuoi scritti di tutti quei paroloni che creano barriere tra lettore e scrittore. Fosse per me abolirei aggettivi e avverbi.

Una volta avevo un collaboratore molto pieno di sé, che per altro scriveva male. Ma siccome avevo un socio, dovevo farmelo andare bene. Una volta scrisse la parola "fuegino", che è una parola che esiste (l'ho imparato allora). Significa "della terra del fuoco", è un aggettivo. Scrivere fuegino o, come fanno tanti oggi, "nosocomio", allontana e non fa strabuzzare gli occhi. Come un grande calciatore che fa dribbling su dribbling e alla fine perde palla. Molto meglio quelli che vanno dritti verso la rete e fanno gol.

Tu sai fare gol, in pochi lo sanno fare.

Ti fai capire, non devo tornare sulle tue frasi quattro volte per tenere dritta la barra della narrazione.

Insomma scrivi bene, veramente bene. Hai bisogno di affinarti un po', forse, ma tutti, o quasi, ne abbiamo bisogno.

Il tuo racconto sembra uscito da una penna di uno scrittore di professione.

La storia è centrata, nel tema, ma un po' retorica nello svolgimento. Il pupazzo a natale e gli extracomunitari che delinquono nonostante loro, nascondono grandi verità, ma la storia con cui hai deciso di raccontarla è un po' banale.

Secondo la mia modesta opinione, se trovi l'idea giusta, puoi essere scrittore. Senz'altro scrivere un libro, un romanzo o qualsiasi altra cosa, è ben diverso che scrivere due righe di racconto, ma credo che troveresti la forza.

L'intelligenza e la forma ci sono e non è cosa da poco come base.

Se hai il fuoco della scrittura ti esorto a cimentarti in qualcosa di serio. Ma lo devi sentire. Da giovane io ero piuttosto bravo col pallone tra le gambe, ma non ho mai avuto il desiderio di spendere le mie giornate a quel modo e ho lasciato perdere praticamente da subito.

Come sei messo a livello di voglia, di entusiasmo, di fuoco dentro? Hai la necessità di raccontare, di dire qualcosa?


Concordo in tutto....sei veramente molto bravo Mal. L'unica cosa che forse è un po' eccessiva è che sai fare gol...... di questi tempi!!!
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Questo non è propriamente un racconto, è più un piccolo reportage che avevo scritto dieci anni fa dopo aver visitato Fatima.



Lo splendido santuario di Fatima è meta di credenti provenienti da tutto il mondo. E le riflessioni che suscita appartengono a tutti, anche a coloro che non si riconoscono nella religione.

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A Fatima, situata nel comune di Ourém, devi proprio volerci andare. Piccola frazione di appena 10.000 abitanti, fieramente abbarbicata al termine di tornanti per buoni stomaci, è il tipico paesino di montagna che ha veramente poco di attraente.


Se le cose nel 1917 fossero andate diversamente, oggi Fatima non sarebbe sulla bocca di nessuno, invece ospita uno dei più suggestivi santuari del mondo. Delle famose apparizioni molto è stato scritto e sicuramente ancor di più è stato detto: è un terreno insidiosissimo e da affrontare con tutte le cautele del caso, con un’opinione si rischia di ferire l’intimità di chi spende la propria anima e il proprio tempo nelle chiese.


Sono stato a Fatima ormai sedici anni fa e il ricordo di quella strabiliante piazza che ospita quel magnifico santuario è ancora vivo. Il mio cuore e la mia mente sono scolpiti nella disperazione di un ateismo freddamente ragionato, ma non posso dimenticare le centinaia di fedeli che mi hanno insegnato a credere e a farlo in modi selvaggi, ancestrali, primitivi. Se credi in qualcosa o in qualcuno, ti ci devi abbandonare del tutto, altrimenti tanto vale lasciar perdere. Che senso ha credere “solo un po’” in sé stessi? Perché rovinarsi la vita su un progetto che in fondo in fondo non è il nostro? Questi fedeli mi hanno insegnato che le cose o si fanno, o non si fanno.


Prima di scrivere quest’articolo ho pensato a lungo quale potesse essere la forma verbale più consona al tema in oggetto: condizionale, che per alcuni sarebbe risultato forse offensivo, o tempi che non dessero scampo a dubbi di nessun tipo? Le apparizioni sarebbero avvenute o avvennero?


Questione non di poco conto, anzi, quasi lacerante, per chi fa della forma uno stile di vita. Alla fine ho deciso di bandire il condizionale: e il motivo è lo stesso per cui, quando tra pochi giorni sarò sulle rive del Gange, non farò fotografie agli induisti che non lo desiderano.


I tre pastorelli, bambini e per ciò purissimi, vedono la bellissima Signora per ben sei volte durante l’anno 1917. E con Lei parlano di tutto: della Prima Guerra Mondiale, in corso, e della Seconda, che sarebbe venuta se l’umanità non si fosse redenta. Ma anche dell’inferno e di questioni politico-religiose.


I fratellini Francisco e Giacinta Marto (rispettivamente 9 e 7 anni) e la loro cugina Lucia dos Santos (10 anni) vengono da tutti derisi e dal sindaco di Fatima umiliati. Per ciò la Signora decide di aiutarli e il 13 ottobre 1917 fa danzare il sole di fronte a migliaia di persone terrorizzate. Proprio laddove oggi esiste quella piazza sede del bellissimo santuario.


Oggi sono gli anziani, quelli malfermi e dalla salute persa per sempre, gli assoluti protagonisti di Fatima. Li ho visti inginocchiarsi e farsi enormi, stoici, infiniti. Il loro è un dono enorme, che a me invece è stato negato fin dalla nascita.


l mio pesante ateismo fu colpito da quanti, pur reggendosi in piedi a fatica, di fronte alla piazza si inginocchiavano facendo del dolore una cosa irrilevante e taciuta dalla Fede.


Con una forza commovente si spingevano trascinando un ginocchio dietro l’altro, fino all’estremità opposta che termina nel santuario, laddove la Signora apparve.


Il sole danzò e la Vergine Maria apparve in tutto il suo splendore, personalmente non ho dubbi su questo. E quella danza esige un profondissimo ringraziamento, da parte di chi vorrebbe abbandonarsi a qualcosa che gli desse la forza di smettere di contare i giorni perduti.
 
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