Lo sceneggiato del "63 lo ricordo di una noia mortale, ma avevo 12 anni, pochi per apprezzarlo veramente. Sono sempre stato incerto di fronte a opere (libri e sceneggiati -peraltro mirabile quello del "63, allora sapevano fare gli sceneggiati) come questa. Certo la testimonianza di un'epoca nemmeno tanto lontana, storie vere o che potevano essere vere, la condizione umana di gente in bilico tra un passato senza speranze e un futuro incerto... un po' di Verga e un po' di Ladri di biciclette... il fatto è che a volte trovo una specie di "autocompiacimento" (non so se riesco a spiegarmi bene) nell'impossibilità di sfuggire al propio destino (ritorno a Verga, per intenderci e anche un po' a Pirandello), un vago piangersi addosso che pare confermare l'inconsapevole ma volontaria involuzione dei protagonisti.