King, Stephen - 22 / 11 / '63

Kira990

New member
Uau

Commento finale dopo la lettura: UAU!!
E' si un bel mattoncino a livello di numero di pagine, ma la mole non si sente per nulla durante la lettura. Scorre veloce, scritto molto bene, la storia ti tiene incollata alle pagine fino alla fine. E che finale: col botto! Sicuramente non mi aspettavo un finale del genere, ma ora che l'ho letto non riesco ad immaginarne uno diverso.
Non ho ancora guardato il telefilm, ma il libro lo consiglio sicuramente.
 

francesca

Well-known member
Ok, mi spiace ma sarò la voce fuori dal coro in mezzo a tutte queste entusiastiche recensioni.
Ma farò alcune premesse per spiegare meglio le mie ragioni.
Prima premessa: non amo il genere King, e per genere intendo non tanto il fatto che possa essere horror, terrore, infarcito di eventi soprannaturali. Per genere intendo il genere di librone “americano”, “americano” nello stile, nell’ambientazione, nelle vicende ecc…
Seconda premessa: ho in casa la bibliografia completa di Stephen King perché, a parte i gialli di Agata Christie, i libri di King sono quasi gli unici libri che legge mio marito. Essendo una lettrice un po’ arruffata, senza predilezioni di generi precisi, il richiamo di qualcosa di cui si è letto poco prima o poi si fa sentire.
Terza ed ultima premessa: fra tutti i libri di King fra cui potevo scegliere, ho scelto questo perché per caso sono reduce da varie letture diversamente incentrate sul periodo degli anni Sessanta in generale, fra saggi e romanzi. Mi sembrava quindi interessante aggiungere questa lettura.
Riconosco che King è un mago nello sviluppare e dare originalità ad un’idea, quella del viaggio nel tempo, che potrebbe diventare di una banalità spaventosa se non fosse trattata con la genialità con cui riesce a trattarla lui in questo libro.
Bellissimo l’intreccio dei due piani quello più storico universale, in cui si muovono i grandi personaggi pubblici, Kennedy, Oswald, a quello più quotidiano e denso in cui scorrono le vite delle persone comuni che costituisce la vera trama del racconto. Geniale anche come l’intreccio che porta ogni singolo evento a condizionare ed essere condizionato da tutti gli altri, creando una sorta di rete che genera nel lettore un senso di apprensione e claustrofobia.
Incredibile la scorrevolezza della scrittura di King, meravigliosa, senza mai un intoppo, una sbavatura, una frase che non arriva subito alla piena comprensione.
Ma il libro è “troppo”. E mi ha fatto nuovamente capire perché non amo questo genere: perché è troppo in tutto.
Troppo nel dettaglio delle descrizioni, che mi hanno estenuato, troppo nel dettaglio di ogni singolo resoconto di movimento ed emozione del protagonista, troppo nelle decine di personaggi e di storie nelle storie, di “cammei” che non hanno un vero scopo nella narrazione se non quella di esserci ma senza aggiungere niente di che.
I quattro anni che il protagonista trascorre nel passato per arrivare al fatidico giorno per cui ci è tornato, quello dell’assassinio di Kennedy, mi sono sembrati quattro secoli.
Così come la scena in cui Jake tenta di sventare l’omicidio di Kennedy, mi è sembrata di una lentezza esasperante, ogni singolo passo è documentato e fotografato da così tante parole che mi è venuta voglia di urlare: “ma che due scatole, sparagli e fine”.
Fra l’altro trovo che l’abbondanza, direi quasi maniacalità delle descrizioni e la pignola accuratezza delle ambientazioni rendono il libro denso di una serie di riferimenti culturali, musicali, sportivi, televisivi, sociali difficilmente comprensibili ad un lettore non USA.
Non me ne vogliano quindi gli amanti di King, ammetto che è un limite mio non riuscire ad apprezzare fino in fondo la sua maestria nel narrare.
Fra l’altro devo ammettere che questa lettura è stata un bel modo di integrare le altre che mi era capitato di fare su quel periodo storico, perché mi ha davvero fatto respirare la quotidianità di quei tempi.
E non considero un capitolo chiuso per me il mio rapporto con King, sono sicura che prima o poi sentirò nuovamente il richiamo di qualcuno dei suoi libri proveniente dalla libreria di casa perché comunque leggere King è sempre un’esperienza che lascia un segno.

Francesca
 
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