“in fretta, devo fare in fretta. Ad Isabella non può succedere nulla, non deve, non a lei.”
C’ era stata una chiamata alla centrale di polizia, la situazione era di totale emergenza: nell’ ufficio postale della tranquilla cittadina un gruppo di rapinatori aveva fatto irruzione e preso in ostaggio tutti i cittadini al suo interno, compreso sua moglie. Isabella, non sembrava quasi in panico quando in un angolino e di nascosto dalla vista dei rapinatori aveva chiamato suo marito Marco, il capo della polizia.
“Siamo chiusi qui dentro, ci hanno fatto sdraiare a terra, ma non hanno preso ancora i soldi. Comunicano con qualcuno al telefono, ma non capiamo che cosa vogliono, non sembra una banale rapina. Sono mascherati, volto coperto, tute nere e un’ armeria che rasenta l’ equipaggio di soldati da guerra. Marco, ho paura, credo che non ci sono speranze per noi”
Con il cuore in gola Marco voleva prendere più informazioni riguardo la situazione, per capire meglio che ***** stava succedendo, ma le parole che gli uscivano dalla bocca erano solo per lei, di conforto, di coraggio.
“ Sto arrivando, non ti succederà nulla”
Era ad un passo dal nastro giallo che delimitava la zona, aveva già superato le auto della polizia messe tutte intorno all’ edificio postale con i suoi colleghi armati ed inginocchiati dietro alle portiere aperte, quando c’ era stata la deflagrazione.
Un’ esplosione degna di guerra, tutto era saltato in aria, macchine, gente, ufficio postale.
Quando aveva riaperto gli occhi era rimasto solo un’ enorme buco, tutto fuoco e fiamme…non esisteva più nulla, più nessuno, Isabella non c’ era più.
“Capo, abbiamo le registrazioni, possiamo esaminare i filmati dell’ aeroporto prima dell’ esplosione”.
Come se si fosse svegliato da un incubo Marco fece solo un cenno con la testa prima di avviarsi verso il corridoio che conduceva verso la stanza apposita, poi si rese conto che l’ incubo era la vita reale.