Sarà l’influenza del Mondiale in Russia ma in questi giorni ho ripreso in mano un libro che avevo iniziato qualche anno fa e che tratta proprio del mio rapporto col mondo del calcio. Grazie a Flaminia Nucci ho trovato anche lo spunto per l’introduzione al libro.
"...qualche tempo fa mi ha preso sta fissa dello scrivere e partecipando ad un forum dedicato al mondo dei libri sono finito in una discussione intitolata “coincidenze letterarie”. Tratta di quei casi in cui due eventi distanti tra di loro combaciano senza un’apparente spiegazione, come spesso mi capita di constatare nella vita di tutti i giorni. Una utente del forum ha commentato i miei post tirando in ballo il concetto di “sincronicità”. Carl Gustav Jung, il famoso psicoanalista svizzero, introdusse nel 1950 il concetto di sincronicità definendolo “un principio di nessi causali”, ovvero un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro ma non in maniera causale, cioè che l'uno non influisca materialmente sull'altro ma appartenenti allo stesso contesto come due orologi che siano stati sincronizzati su una stessa ora. Marie-Louise Von Franz, allieva di Jung approfondì il concetto spingendosi oltre, affermando che i fenomeni sincronici, non essendo legati ad eventi causali non sono prevedibili, tuttavia essi si manifestano soprattutto nei casi di forte eccitazione psichica come la morte di una persona o un grande amore. L’introduzione dell’aspetto passionale riferito alla sincronicità potrebbe spiegare il manifestarsi di determinati eventi che mi sono capitati nel corso degli anni e che riguardano la sfera calcistica, notoriamente fonte di smisurata passione e coinvolgimento emotivo. Grazie a Jung posso così spiegarmi come sia possibile che nella tarda primavera del 1982 dopo aver disputato a otto anni la prima partita di calcio della mia vita, qualche mese dopo la Nazionale italiana è riuscita a trionfare al Mondiale in Spagna dopo quasi cinquant’anni di digiuno e figuracce. Si spiega anche come è potuto accadere che nel 1989 dopo aver varcato per la prima volta i cancelli dello stadio “Galleana”, (oggi “Garilli”) per assistere ad una partita di serie C del Piacenza Calcio, sono diventato testimone tre anni dopo della prima storica promozione in serie A dei biancorossi, a coronamento di una straordinaria scalata iniziata proprio nel ‘89. Risulta poi chiaro come nella primavera del 2012 affezionandomi al Club Atletico San Lorenzo de Almagro siano avvenute in successione una salvezza impensabile, l’approvazione della “ley de restitucion historica”, il ritorno al successo nel campionato argentino e a seguire la conquista della prima storica Copa Libertadores. Senza dimenticare che nel febbraio 2013 Jorge Mario Bergoglio, tifoso acclarato del San Lorenzo, è stato eletto Papa col nome di Francesco. Non voglio dire che sono stato io l’artefice di tutto questo, ma se vogliamo dar credito all’allieva di Jung, forse un po’ di merito ce l’ho avuto anch’io perché, lo confesso, mi sono innamorato di tutte e tre queste squadre."
Scrivo oggi perché in queste ore è venuto a mancare all’età di 81 anni il “Titta” Rota. Giambattista Rota, bergamasco, prese possesso della panchina del Piacenza nel lontano 1983 quando la squadra era appena precipitata nell’allora serie C2. Proprio di questo stavo scrivendo in questi giorni. Ha ottenuto due promozioni e una storica salvezza in serie B. Ero poco più che un bambino e allo stadio ancora non andavo ma non posso scordare le foto sul giornale di quel faccione rubicondo coi baffetti alla Peppone. Ciao Titta.