Spoiler
Leggere questo libro dopo Il teatro di Sabbath è strano. Non che non si riconosca la mano dell'autore, anzi. Però si tratta di due personaggi, almeno in apparenza, diametralmente opposti: quanto l'uno è osceno, scandaloso e irriverente, l'altro è l'esempio della "brava persona" e del politically correct. Credo si debba essere un grande scrittore per far parlare entrambi in modo convincente. Qui, forse di conseguenza, oltretutto mancano quasi completamente il linguaggio osceno e le scene spinte: cosa, penso, anomala per Roth, sebbene di suo abbia letto poco.
Romanzo complesso ed estremamente profondo, che scava, scava, scava.
Scava - attraverso un narratore neutrale - nell'animo apparentemente semplice dello Svedese, un uomo che sembra avere tutto: successo nel lavoro e nello sport, bellezza, soldi, una moglie affettuosa e bellissima. In realtà, il classico figlio maggiore estremamente condizionato dalla personalità dominatrice del padre, altro personaggio vivo e interessante del libro.
Scava, seppur indirettamente, nell'animo di Dawn, moglie dello Svedese che, fino alla catastrofe, sembra avere tutto. Dopo la tragedia verrà fuori il suo vero sentire, la sua irrequietezza e scontentezza rispetto a tutto ciò che fino a quel momento fingeva - o si era autoconvinta - di amare.
E poi vede, o cerca di vedere, a modo suo e cioé sempre con gli occhi dello Svedese, le cause dell'insostenibile dolore che annienta e insieme agita lo spirito di Merry: è la balbuzie, il non sapersi esprimere bene, il sentirsi diversa a scatenare in lei il desiderio, una volta cresciuta, di essere "qualcuno"? E' l'ingiustizia della natura a fare sì che la ragazza sviluppi in sé un senso di giustizia tale da manifestarsi nel modo più distorto possibile, ossia con la violenza? E la balbuzie, da cosa dipende? Non ho potuto fare a meno di volerle bene, seppure ne abbia voluto parecchio anche allo Svedese, che per amore della figlia, e della moglie, è infine costretto a superare la propria semplicità di vedute.
C'è un altro personaggio che mi ha colpito molto ed è quello del fratello: cinico e fin troppo diretto, condizionato fin da piccolo dal fatto di avere un fratello "perfetto" è riuscito ad affermarsi per quello che è, fregandosene del giudizio del padre.
Forse Il teatro di Sabbath mi aveva coinvolto un po' di più emotivamente, ma Pastorale americana è senz'altro un capolavoro, sia per la profondità della scrittura e per lo stile, sia per il contenuto. Racconta il sovvertimento di un mondo e di una famiglia "fortunata": per tutti noi - seppure, si spera, in maniera meno drastica - arriva il momento della resa dei conti, di capire chi siamo veramente, di affrontare la vita vera e di mostrare, soprattutto a noi stessi, i lati più intimi e sconosciuti della nostra personalità. E Roth, tutto questo, l'ha descritto in maniera superba.