Sud e magia

momi

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Alle quali aggiungi pure i vitalizi che vengono pagati ai discendenti anche sessant'anni dopo la morte del vitaliziato.....
Se l'Italia non fosse piena di ladri, le mamme potrebbero stare a casa a crescere i figli fino a quando non abbiano raggiunto l'età dell'asilo. Non foss'altro per esserci quando dicono la prima parola o camminano per la prima volta.

Che strano, solo degli uomini approvano il fatto che le mamme possono stare a casa a crescere i figli,
bizzarro, no?! (mi riferisco, ovviamente, ai like)
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Che strano, solo degli uomini approvano il fatto che le mamme possono stare a casa a crescere i figli,
bizzarro, no?! (mi riferisco, ovviamente, ai like)

Parlo per me: mi è piaciuto il senso generale del post, che non è certo quello di sperare di vedere le donne chiuse in casa con le saracinesche abbassate.

Piuttosto il fatto che tocca, a tutti, farci un mazzo così, quando invece esistono le situazioni descritte da Mame.
 
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momi

Member
Parlo per me: mi è piaciuto il senso generale del post, che non è certo quello di sperare di vedere le donne chiuse in casa con le saracinesche abbassate.

Piuttosto il fatto che tocca, a tutti, farci un mazzo così, quando invece esistono le situazioni descritte da Mame.

ovviamente, non volevo certo dire che chi ha apprezzato l'intervento di mame l'aveva fatto per maschilismo!
la mia era solo un'osservazione, forse perchè (per ovvi motivi) la cosa che mi aveva colpito di più era il riferimento solo alle mamme, quando se l'italia fosse un paese un po più normale, ci sarebbe la possibilità per le mamme e i papa di passare più tempo a casa a crescere le creature.
 

mame

The Fool on the Hill
Forse vado fuori tema. Ci penserà l'amministratore del sito a rimbrottarmi. Viviamo in un paese in cui si sprecano soldi e si danno soldi a persone che neanche se li meritano quando manca il sostegno più elementare al comune cittadino. Si dice che la legge non ammette ignoranza. Ebbene, io da ignorante ho già perso mesi di bonus bebé. Perché per il comune o lo stato è troppo spreco preparare un dépliant informativo per le donne che partoriscono, spiegando tutte le agevolazioni che possono avere e come procedere. Nel nostro paese devi darti da fare da sola, navigare in internet perché se non hai internet sei rovinata, e inciampi anche in addetti al call center che faranno anche un lavoro infelice ma invece di darti una mano e spiegarti le cose ti rimandano ad altri enti e devi spicciartela da sola. Per chiedere i bonus bebè bisogna avere l'ISEE, che può essere chiesta tranquillamente online. Invece gli addetti del call center dell'INPS ti dicono di andare al CAF. Quelli del CAF non hanno tempo perché devono chiudere o hanno i 730 e allora ti dicono di farlo online, ma solo se sei brava. Alla fine ce la fai, ma aspetti i tempi dell'INPS. Poi quando hai l'ISEE, aspetti per l'elaborazione della pratica dei bonus. Quando attraversi un calvario del genere, ti vengono in mente quei paesi del nord europa, Svezia, Norvegia, dove lo stato è come una mamma che ti coccola e ti manda il set bebé appena partorisci, con la copertina, le bavette e via dicendo. La burocrazia italiana è schiacciante. E io cittadina ho il diritto di imbestialirmi quando sento che un emerito nessuno prende quasi tremila euro al mese per essere stato UNA SETTIMANA in Parlamento. Quanto avrà patito questo poveretto per avere questi soldi? Ha compilato tutti i cavoli di moduli che ho compilato io? E io sto a Milano. La regione Lombardia è capace di mandarti una carta dei servizi tre anni prima che scada la precedente. Eppure a nessuno viene in mente una cosa così elementare come un dépliant. E come ho già scritto, non c'è molta scelta nel crescere i figli. Se te lo puoi permettere, stai a casa per un anno. Altrimenti secondo lo stato a tre mesi dovresti già sbatterlo in un asilo. Perché tanto è il tempo che danno dopo il parto. Intanto i soldi per far stare a casa una mamma li danno a certi tizi che scaricano sul comune l'acquisto di Barbie, gadgets erotici, sigarette e ostriche.
 
Sfumando sfumando

Non si entra in casa d'altri e ci si comporta male, e poi la questione Sud è davvero importante per "giocarci" sul forum, ergo questo è davvero il mio penultimo post nei due 3d dedicati, lascio l'ultima parola ad altri e non replicherò oltre.
Posterò un articolo non mio, ma di Pino Aprile pubblicato su Panorama. Fino a qualche anno fa era impensabile una cosa del genere, un articolo di tal sorta su un giornale a tiratura nazionale. Le cose stan cambiando e fortunatamente prima o poi faremo pace con la nostra storia e spazzeremo via luoghi comuni sul Sud che hanno fatto presa su molte persone.

Buona lettura:
PANORAMA di questa settimana
CI AVETE DERUBATO. ALMENO
NON PRENDETECI IN GIRO

di Pino Aprile
«Quando inizia l'unificazione d'Italia, il Sud “industriale” manifatturiero era la guida economica dell'Italia come la conosciamo adesso». A dirlo, il 7 agosto scorso, al vertice Pd, è il neoborbonico Matteo Renzi.
Qualche giorno prima, avvisato che “C'è posta per te”, quando Roberto Saviano, autore di “Gomorra”, gli rivela che esiste La Questione Meridionale, era parso sorpreso (il rapporto Svimez, l'associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, aveva descritto il disastro del Sud abbandonato: come fa da anni, inascoltata).
«Siamo pagati per risolvere problemi», dice Lui; e parte un balletto di cifre di “miliardi per il Sud”: 12 (Corriere della sera), 22 (il Mattino), 80 (Repubblica). Nota l'affidabilità dei governi in generale e di Renzi in ispecie, quando si tratta di fondi per il Mezzogiorno, i meridionali hanno capito: 12-22-80; ma, ennesima fregatura, nemmeno uno dei tre numeri è uscito su nessuna ruota all'estrazione seguente, 6 agosto.
Allora, il 7, “vertice” del Pd sul Sud, cifra tonda: 100 miliardi (se lo sanno i greci!). Seguono l'annuncio dell'Unità che sono pronti 65 miliardi e Graziano Delrio (saccheggiatore seriale di fondi per il Sud) avverte che con opere per 15 miliardi, il Mezzogiorno crescerà del 3 per cento. Quest'è fatta. A parte quello delle doppie punte, ci sono altri problemi irrisolti?
Da dove escono tutti 'sti soldi, da un giorno all'altro? In parte, sono fondi non spesi di programmi europei 2007-2013, più il “cofinanziamento” dell'Italia: per ogni euro europeo a regioni del Nord e alcune del Sud, ne mette uno pure l'Italia; per Calabria, Campania e Sicilia, la metà (casomai ci si chiedesse cos'è la Questione meridionale); più dei fondi per la coesione territoriale.
Per l'economista Gianfranco Viesti, fra i maggiori esperti di sviluppo regionale, quei 100 miliardi sono come “le vacche di Mussolini”: sempre gli stessi, fatti girare più volte e chiamati con un altro nome. Quest'ultimo fatto (genialata dell'ex ministro alla Coesione Fabrizio Barca), evita che si perdano per scadenza dei termini. Il successore di Barca, Carlo Trigilia, sistemò quei fondi in modo che non finissero altrove e mise a punto l'Agenzia per impedirne spreco e mancato utilizzo. Con la coppia Renzi-Delrio, in due anni, l'Agenzia si è arenata e i miliardi di quel fondo sono stati stornati, anche per favorire assunzioni al Nord, con i soldi del Sud.
Casomai ci si chiedesse cos'è la Questione meridionale. Il rottamatore dovrebbe saperlo: è l'ininterrotta rottamazione del Sud (meno due brevi periodi a inizio Novecento e dopo la seconda guerra mondiale), avviata nel 1860, per unificare l'Italia (ma in Parlamento, nel 1866, il capo del governo chiarì che avevano solo allargato il Piemonte).
Prima l'arrivo di Garibaldi e i suoi (progetto inglese, la cui flotta militare protesse lo sbarco e affiancò l'impresa); seguiti da un via-vai di navi piemontesi e statunitensi che trasportavano soldati sabaudi in Sicilia: “disertori” che svuotavano indisturbati gli arsenali militari; poi scese l'esercito piemontese propriamente detto, senza dichiarare guerra, e in circa dieci anni (specie i primi cinque) eliminò ogni resistenza (i “briganti”), con stati d'assedio, fucilazioni e arresti in massa, senza accusa né processo, fosse comuni e carceri ridotte a carnai (32mila, in un mese, nella sola Agrigento, denunciò Crispi), in cui le epidemie facevano stragi; deportazioni di decine di migliaia di persone, fra cui almeno 60mila soldati borbonici, campi di concentramento (ufficialmente di “rieducazione”: impararono a riconoscere il padrone); cittadine rase al suolo per rappresaglia, massacro della popolazione e donne stuprate, superstiti arsi vivi nelle case incendiate.
Non siamo nati bene; ma altri Paesi (da Francia a Stati Uniti, Giappone), non sono nati meglio. Il guaio fu il progetto economico dell'Italia unita a chiacchiere e divisa nei fatti: oro e soldi del Sud (il 66 per cento del denaro circolante allora in Italia) furono trasferiti e spesi al Nord; le maggiori aree industriali del tempo, in Italia, che erano al Sud, private di ogni commessa statale e distrutte (come i più grandi stabilimenti siderurgici dell'epoca, che erano in Calabria); mandati in malora (i cantieri navali di Napoli e Castellammare, all'avanguardia per dimensioni e tecnologia: la prima nave marina a vapore la fecero i napoletani); o sparando addosso alle maestranze, se protestavano (alle officine ferroviarie di Pietrarsa: i due terzi delle locomotive fatte in Italia, al momento dell'Unità, erano state prodotte al Sud).
Appena annessi al resto d'Italia, i meridionali divennero incapaci di fare tutto quello che facevano prima e bene.
Nacque un Paese che doveva produrre a Nord e consumare a Sud (la sola Fiat, dal 1975 a oggi, a vario titolo, ha preso più sovvenzioni pubbliche del Mezzogiorno). L'Italia appena unita stanziava soldi per le bonifiche: meno dell'1 per cento della somma, al Sud (lo riferisce Nitti); oggi il governo Renzi dei 4860 milioni di euro per le ferrovie, solo l'1,3 per cento da Firenze in giù (capito perché a Matera non è ancora arrivato il treno, dopo 154 anni?); l'Italia appena unita fa leggi in modo che le scuole si facciano a Nord e poco al Sud; il decreto sull'università del governo Letta stabilisce che un ateneo è tanto “migliore”, e il suo “merito” premiato con ulteriori risorse, quanto più ricco è il territorio circostante e più soldi hanno i suoi studenti (è la condanna a morte per le università del Sud); per il terremoto di Messina, nel 1908, l'Italia è l'ultima a far arrivare i soccorsi (dopo russi, inglesi, tedeschi...): manda 10mila bersaglieri a fucilare sul posto i “presunti sciacalli” che rovistano fra le macerie e avviene una carneficina di superstiti che cercano di recuperare le loro cose o i corpi dei loro congiunti.
Con il governo Monti, ministro all'Istruzione Francesco Profumo, i 112 milioni per e scuole terremotate (24mila e in gran parte al Sud) finiscono per un terzo alla sola Lombardia, il 97 per cento a Centro-Nord, il 3 per cento al Sud; come (governo Letta) i fondi per combattere l'evasione scolastica, che ha record europei a Scampia e in alcuni quartieri di Palermo.
I governi Berlusconi-Lega? Per abbuonare l'Ici a tutta Italia, Tremonti prese i soldi per porti e strade malmesse di Calabria e Sicilia e, in anni, sottrasse decine di miliardi al Mezzogiorno e li spese altrove. La Cassa per il Mezzogiorno, che non ebbe mai un presidente meridionale, fece strade, scuole, fognature, qualche diga, ma molto meno di quanto sia stato fatto nel resto del Paese, senza Cassa per il Non-Mezzogiorno. Si impegnò lo 0,5-0,7 del prodotto nazionale lordo. Degli spiccioli rimasti (99,05-99,03) non so dirvi.
Ma il ladro è il Sud e il derubato il Nord: unico caso al mondo e nella storia di furto continuato che arricchisce il derubato e impoverisce ladro. Al momento dell'Unità, il prodotto pro-capite era simile a Nord e Sud; da allora, quello del Sud non fa che diminuire e quello del Nord crescere. Oggi è al minimo storico, a livello di secondo dopoguerra, circa metà che a Nord, tanto che non si fanno manco più figli a Sud (era successo solo altre due volte, in 150 anni, per le stragi risorgimentali, nel 1867, e l'epidemia di “spagnola”, nel 1919).
Nonostante questo, i giovani meridionali che non vogliono andar via, o addirittura tornano dopo essersi ben sistemati altrove, fanno miracoli, inventano lavori, economia che si regge sulle nuove tecnologie. Piccola (e non sempre), ma viva e varia.
La Questione meridionale è un progetto economico imposto con le armi e sostenuto dalla politica; figlia di volontà e interessi che hanno creato una colonia interna, nel Paese, secondo il sistema dilagato con la rivoluzione industriale, ora declinante e sostituita da quella informatica.
Mi fischiano le orecchie: «Ma dite sempre le stesse cose?». Sì, finché qualcuno fingerà di non capire, altri di non sapere. Lo rimproverarono, in Parlamento, a un grande meridionalista. «Bisogna ripeterle», rispose lui, «bisogna che le sentiate, fino alla nausea».
Era l'uomo più terrone di sempre: di famiglia albanese, emigrata alcuni secoli fa in Calabria, dove divenne arbereshe (ricca cultura sorta da quell'innesto), poi trasferitasi in Campania, infine in Sardegna. Era “curt e nir” (corto e nero), e pure comunista: Antonio Gramsci. Ancora lì stiamo. Ma vediamo il lato positivo: è morto in tempo per non vedere un bulletto liquidare tutto come “Piagnisteo da rottamare” (titolo dell'Unità). E per un “piagnisteo” scuci 100 miliardi?
 
PenUltimo

L'immenso Otello Profazio quarant'anni fa satireggiava così la Questione Meridionale:




Otello, Nicola, Pino, Antonio siete immensi.

Torniamo al Premio Strega e al Premio Campiello.
 
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E' sparito il Sud

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Qualche tempo parlavamo di porti meridionali.

La freccia boomerang di Lino Patruno

Se non è comica, è tragica. La cosiddetta alta capacità ferroviaria fra Bari e Napoli. Ora tutti contenti (allegria) perché dopo due anni di stop pare che questo settembre possano riprendere i lavori nel tratto pugliese Cervaro-Bovino. Sono i primi 23 chilometri del percorso tra Foggia e Caserta (163 chilometri) che dovrebbero essere serviti da quell’autentico prodigio del doppio binario. Tutta qui la decantata grande opera, mica i treni superveloci che hanno al Nord ma non al Sud perché il Sud è di serie B.

Se non ci saranno altre fermate, l’obiettivo è davvero epocale: missione completata nel 2028, anzi 2030 visti i due anni persi. Nel 2030 probabilmente l’uomo sbarcherà su Marte. Ma anche il Sud potrà festeggiare non andando più fra le sue due capitali alla velocità media di 53 chilometri orari come ora. I sogni prima o poi si realizzano: fu Garibaldi nel 1860 a dire che questo era un progetto prioritario, collegare il Tirreno con l’Adriatico. Detto e fatto: 170 anni.

Nel frattempo, Napoli e Bari sono state debitamente tenute lontane fra loro, avessero pensato di allearsi per farsi rispettare. Debitamente lontane anche Calabria e Sicilia: autostrada Salerno-Reggio Calabria sempre in costruzione da 53 anni e sono sistemate. Dal lato jonico, una dissuasiva statale arlecchino: quattro corsie, due, attraversamento di paesi con Autovelox in agguato, passo d’uomo se becchi un camion davanti. E sui paralleli binari sempre a rischio mareggiate, romantiche littorine coi sedili in legno e l’odore di formaggio buono.

Però basta coi piagnistei: ora arriva il Frecciarossa, addio Frecciabianca. Da Bari a Milano, niente Lecce perché non c’è mercato, come se si potessero avere passeggeri se prima non ci metti il treno. Frecciarossa è quello che va a 350 l’ora. Ma per non viziare il Sud, solo da Bologna a Milano. Però è già qualcosa, via, si risparmia più di un’ora. Partenza da Bari alle 16,20, arrivo a Milano alle 22,50. Ripartenza da Milano il giorno dopo alle 7,50, arrivo a Bari alle 14,20. Ma come, se a Milano ho bisogno di starci solo una mattinata, devo fare due pernottamenti? Ecco il solito piagnonismo meridionale, non si accontentano mai. Per chi viene da Milano, il pernottamento è uno. Ma non l’avranno mica fatta apposta.

Il Sud piuttosto si dia da fare con le opere che potrebbero andare avanti ma per le quali non è capace di spendere (ne ha parlato nei giorni scorsi Andrea Del Monaco su queste pagine). Quelle con i fondi europei, mentre nel resto d’Italia si fanno con i fondi nazionali: se così fosse anche al Sud, i fondi europei potrebbero davvero essere aggiuntivi e servire a tutto il resto che c’è da fare. Ma sarebbe la solita pretesa del Sud di non essere di serie B.

Per restare alla Puglia, il presidente della Regione dovrebbe chiamarsi un po’ di gente e farsi fare un resoconto. Chiedere ad esempio a Ferrotranviaria, Ferrovie del Sudest, Interporto, Ferrovie Appulo Lucane perché hanno bloccati o in ritardo lavori fondamentali per pendolari, studenti, imprenditori, turisti che potrebbero andare di qua e di là creando movimento economico e sviluppo. E non è che non ci siano i soldi, forse essendoci invece incapacità da punire mandando qualcuno a casa. Cosa rispondere in questi casi al governo che accusa il Sud di spendere male o di non saper spendere?

Poi vai a scavare, e ti accorgi che quanto a inettitudine il governo brilla di suo. L’Anas con le strade sempre a rate (vedi la mitica spezzettata Bari-Altamura). Rete Ferroviaria con lo spasimato raddoppio del binario Termoli-Lesina. La stessa Rete Ferroviaria con l’Autorità portuale per il porto di Taranto. Dove i lavori promessi e mai eseguiti hanno fatto scappare i container di Evergreen e ora rischiano di lasciare disoccupati oltre 500 lavoratori. Alla faccia del Sud decantato come piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo. E con un’ulteriore beffa, legata al raddoppio del canale di Suez (completato in un anno, ma quello è Egitto non Italia). Visto che ora vi passerà metà del commercio mondiale, lo stesso impunito governo segnala i porti del Nord all’Europa che vuole sapere quali finanziare per acchiappare quelle merci. Perché i porti del Sud non sono pronti (e sfido), a cominciare da Taranto. Anche qui missione compiuta tra serie A e serie B.

Allarme da codice rosso. In attesa del piano di Renzi per il Sud, qualche malpensante sospetta che possa consistere nel realizzare le opere delle quali si è testé parlato, magari muggendo che bisogna accelerare. Cioè fare ciò che da tempo lo Stato avrebbe dovuto fare e distribuendo patenti di piagnisteo qua e là. Non sarebbe la prima volta. E non sarebbe la prima volta fra le trombe della Fiera del Levante. Cosa sia avvenuto dopo, lo sappiamo tutti. Di serie B eri, di serie B devi rimanere. Ma anche l’illuso resto d’Italia, che senza il Sud è sempre in zona retrocessione europea
 

mame

The Fool on the Hill

malafi

Well-known member
Comunque la Brebemi è costruita in project financing con finanza privata e non ha pesato direttamente sulle casse dello Stato (anche se poi immagino che il concessionario richiederà un riequilibrio economico finanziario in cui lo stato contribuirà di certo.
Certo c'erano altre priorità, bisogna vedere se c'era la finanza.

Comunque finchè non le creano i collegamenti con l'altra viabilità, non può decollare.
 
Comunque la Brebemi è costruita in project financing con finanza privata e non ha pesato direttamente sulle casse dello Stato (anche se poi immagino che il concessionario richiederà un riequilibrio economico finanziario in cui lo stato contribuirà di certo.
Certo c'erano altre priorità, bisogna vedere se c'era la finanza.

Comunque finchè non le creano i collegamenti con l'altra viabilità, non può decollare.

Anch'io vorrei costruire il raddoppio della Termoli - Lesina in project financing, e poi chiedere il riequilibrio allo Stato.


Brebemi, pochi veicoli e tanti debiti in bilancio: nel 2014 buco di 35,4 milioni - Il Fatto Quotidiano
 
E comunque, se io ho un forno e produco e vendo pane e brioche, e domattina un cervellone aprirà un altro forno confinante con me che produrrà un pane e delle brioche più scadenti al doppio di quanto li vendo io. Questo cervellone ha 3 possibilità, o alza la qualità è abbassa il prezzo, confrontandoci alla pari, oppure chiude, oppure chiede soldi allo Stato per sopravvivere, chiedendogli di proibirmi di produrre brioche.

Un po' quello che sta succedendo tra Società autostrade e Brebemi.

Perché dovrei permettergli di collegarsi alla mia strada?
 
Frecciarossa al Sud.

Una storia, poche parole.

Il Governatore pugliese, chiede il raddoppio della Termoli - Lesina, lo stato risponde presente, ma siamo ancora in alto mare.
Sei anni fa, comprarono sei frecciarossa per la tratta adriatica Milano - Lecce, viaggiarono qualche mese, poi unilateralmente Trenitalia decise di spostare i vecchi frecciabianca e argento al Sud e riportare i nuovi frecciarossa al nord.
Tre anni fa, inizia una battaglia per riportare i frecciarossa al sud. Scuse assurde di trenitalia, per la prima volta la politica meridionale e la stampa marciano compatte per uno stesso risultato. Trenitalia cede e istituisce due frecciarossa a orari impensabili sulla linea adriatica. Poco male è un inizio, ma cosa fa? Li blocca a Bari. Lecce non pervenuta.
Perché? Perché dice Elia AD di Trenitalia, non c'è mercato fino a Lecce. Ora per chi non lo sapesse, in Italia i costi dei trasporti sono coperti quasi al 70% dallo Stato.
Primo, se prendi i soldi statali prendi anche i soldi delle tasse dei salentini e forse il treno dovresti darglielo.
Secondo: come fai a dire che non c'è mercato?
L'esempio degli aeroporti pugliesi non ti ha insegnato nulla?

Proteste da tutto il Sud, si aspetta Renzi alla fiera del Levante per chiederne conto. Il nostro pensa bene di scapparsene a New York per la finale tra due pugliesi, Pennetta e Vinci. Sono le pugliesi migliori da incontrare.
A Bari invia Elia e il sottosegretario De Vincenti, che provano a giustificarsi, i sindaci pugliesi si alzano, danno le spalle ai relatori e vanno via, nessun giornale vi ha raccontato ciò.

Emiliano chiede un incontro con Elia, costui è costretto ad accettare, salvo poi snobbare lo stesso Emiliano. Qualche anno fa il governatore barese pro tempore avrebbe abbozzato e guardato al suo orticello, stavolta non è finita lì.
Proteste bipartisan per la mancanza di rispetto verso la Puglia, Elia fa spallucce, ma stavolta i martellamenti arrivano anche a Roma. Emiliano (PD) è una spina nel fianco,Palese (FI) un martello pneumatico, Fitto e Boccia per la prima volta d'accordo su qualcosa.
Elia balbetta delle scuse, ma il fronte pugliese non demorde, o trova una soluzione per il Salento, oppure dimissioni. A questo punto Elia rilancia: Treni a 200 km a Lecce entro due anni.
E' la solita strategia di Trenitalia, prendere tempo e calmare gli animi, ma stavolta qualcosa è scattato, il Sud è unito e vuole il suo treno.

Ce lo daranno? Non lo so, ma qualcosa si è mosso.
 
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