ayla
+Dreamer+ Member
TRAMA:
Anni 50. Irlanda. Quando la giovane Philomena Lee resta incinta, viene mandata nel convento di Roscrea per essere rieducata al pari di tutte le donne come lei considerate perdute. Qualche tempo dopo il parto, il bambino le viene tolto dalle suore per essere mandato in America e dato in adozione. Per cinquant'anni, Philomena non ha mai dimenticato il figlio e non ha mai smesso di cercarlo. Un giorno, dopo aver raccontato tutto alla figlia, questa le presenta Martin Sixsmith, un cinico giornalista, che proverà ad aiutarla a trovare il figlio.
Dopo Magdalene, ecco un altro film che denuncia, probabilmente (e volutamente) con meno forza, l'operato della Chiesa.
Da vedere innanzitutto perché ci troviamo davanti a fatti di cui si parla poco e si sa poco, perché siamo davanti a una storia vera (dico "una" ma di Philomena Lee purtroppo ce ne sono state tante) e ingiusta, scandalosamente ingiusta ma che ci viene raccontata con mano delicata, in quel mix equilibrato, e tanto british, di dramma e sorriso.
A differenza di Magdalene, qua Frears sembra quasi voler "alleggerire" la situazione, la racconta sottovoce e "l'addolcisce" con momenti di garbato e leggero umorismo, come la scena dell'aereoporto. Il regista va oltre la denuncia e affronta il tema della fede, ma soprattutto quello del perdono.
Ci stupisce Philomena. Stupisce il suo carattere dolce, buono, quasi ingenuo, il suo sguardo puro e curioso verso ciò che la circonda, dopo tutto quello che ha perso, stupisce la sua fede in Dio, dopo tutto quello che ha sofferto, come ci stupisce la sua scelta finale.
Un piccolo film, delicato e misurato, con due bravi interpreti.
Anni 50. Irlanda. Quando la giovane Philomena Lee resta incinta, viene mandata nel convento di Roscrea per essere rieducata al pari di tutte le donne come lei considerate perdute. Qualche tempo dopo il parto, il bambino le viene tolto dalle suore per essere mandato in America e dato in adozione. Per cinquant'anni, Philomena non ha mai dimenticato il figlio e non ha mai smesso di cercarlo. Un giorno, dopo aver raccontato tutto alla figlia, questa le presenta Martin Sixsmith, un cinico giornalista, che proverà ad aiutarla a trovare il figlio.
Dopo Magdalene, ecco un altro film che denuncia, probabilmente (e volutamente) con meno forza, l'operato della Chiesa.
Da vedere innanzitutto perché ci troviamo davanti a fatti di cui si parla poco e si sa poco, perché siamo davanti a una storia vera (dico "una" ma di Philomena Lee purtroppo ce ne sono state tante) e ingiusta, scandalosamente ingiusta ma che ci viene raccontata con mano delicata, in quel mix equilibrato, e tanto british, di dramma e sorriso.
A differenza di Magdalene, qua Frears sembra quasi voler "alleggerire" la situazione, la racconta sottovoce e "l'addolcisce" con momenti di garbato e leggero umorismo, come la scena dell'aereoporto. Il regista va oltre la denuncia e affronta il tema della fede, ma soprattutto quello del perdono.
Ci stupisce Philomena. Stupisce il suo carattere dolce, buono, quasi ingenuo, il suo sguardo puro e curioso verso ciò che la circonda, dopo tutto quello che ha perso, stupisce la sua fede in Dio, dopo tutto quello che ha sofferto, come ci stupisce la sua scelta finale.
Un piccolo film, delicato e misurato, con due bravi interpreti.